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Caveleon: “Sometimes” è l’inizio di una trilogia

“Sometimes” è il titolo del nuovo EP della band Caveleon. Loro sono: Leo Einaudi compositore polistrumentista e cantautore, Giulia Vallisari cantautrice, Federico Cerati compositore e Agostino Gfhetti batterista.

Insieme sono riusciti a dare forma e “un volto” alla loro musica, toccando generi come il folk e l’indie rock. “Sometimes” è la nuova crasi artistica e compositiva del progetto milanese, e noi affascinati dalle loro sonorità oniriche non potevamo che chiedergli qualcosa in più riguardo al loro lavoro. Buona lettura!

Ciao ragazzi, benvenuti! Innanzitutto, complimenti per il vostro stile e affascinata anche dal vostro nome vi chiedo proprio di spiegare anche a noi il suo significato!

Ciao! Innanzitutto, ti ringraziamo! Volevamo che il nome del progetto fosse qualcosa di misterioso per chi lo leggesse per la prima volta, un’entità che lasciasse spazio all’immaginazione. Nasce dall’unione di un luogo, “The Cave”, un seminterrato dove sono nate tutte le idee che compongono i nostri brani e che tutt’ora è il nostro studio in cui passiamo le giornate insieme; e “Leon” il nome d’arte che Leo aveva scelto per il suo progetto da solista che poi è sfociato in questa collaborazione. Il nome Caveleon si ispira anche a Chameleon, ci piace pensare che la nostra musica sia in continua evoluzione e prenda diverse forme dai background musicali che ognuno di noi ha.

Il 30 aprile pubblicate il vostro EP “Sometimes” per Costello’s, vi va di raccontarcelo?

“Sometimes” è il primo capitolo della trilogia che andrà a comporre il nostro nuovo album. Ognuna di queste tre parti affronta ed esplora un tema diverso, che troverà il suo reale significato solamente nel momento in cui verrà accompagnato dalle altre. Lo stesso vale per il titolo, che andrà componendosi lentamente dopo ogni uscita, fino a essere svelato. “Sometimes” è il risultato di un’immersione intima nella nostra natura, un luogo sicuro, ma anche provvisorio, che, cambiando, si trasforma e si riflette in tutto ciò che ci circonda.

Mi ricordate molto il duo Alt J e il gruppo islandese Of monsters and man, ammesso che potrei sbagliarmi con i riferimenti, a chi vi ispirate maggiormente per le vostre creazioni musicali?

Sicuramente, tra le tantissime ispirazioni, questi due progetti hanno influenzato il nostro stile e il nostro modo di scrivere. In realtà, non ci sentiamo ispirati da un artista in particolare. Ognuno di noi ha un diverso background musicale, questo ci aiuta molto a coltivare un nostro gusto comune, che non ha delle caratteristiche precise o delle regole, ma è uno stimolo continuo per la creatività e la sperimentazione. Ci sentiamo fortunati ad essere riusciti a creare una nostra identità che ci permetta di avere la possibilità di spaziare nei vari generi liberamente, pur mantenendo un filo rosso che crea un legame tra tutti i nostri brani.

Una domanda che pongo spesso a chi sceglie di cantare in inglese in Italia: la scelta di una lingua diversa da quella dell’italiano credete possa essere una limitazione per essere compresi in larga scala?

La scelta dell’inglese deriva dai nostri percorsi personali, siamo cresciuti ascoltando musica internazionale, facendo le nostre prime esperienze musicali fuori dall’Italia. Questa “abitudine”, sicuramente, ci ha portati a vedere l’inglese come la lingua che potesse, in qualche modo, sposarsi al meglio con le nostre sonorità. Come dicevamo prima, non escludiamo mai nessuna possibilità, siamo molto affascinati dalla ricchezza della nostra lingua e, chissà, magari un giorno proveremo a scrivere in italiano. Siamo coscienti (sempre di più) del fatto che questo può rivelarsi un limite all’interno del nostro paese, ma, al momento, lo riteniamo funzionale al nostro progetto, come lo può essere una sonorità, o uno strumento musicale in un brano; con la speranza di espandere i nostri orizzonti anche verso l’estero.

Ho notato che ponete molta attenzione anche all’aspetto visivo, avete pensato di accompagnare l’uscita del vostro disco ad un video che possa valorizzare ancora di più il vostro lavoro?

Siamo molto contenti di essere riusciti a dare un volto alla nostra musica. Tutto questo grazie alla fantastica collaborazione con l’illustratrice Sofia Paravicini, che ha lavorato insieme a noi fin dagli inizi, trovando un perfetto punto di incontro tra i nostri immaginari, molto affini tra loro. Abbiamo esteso questa collaborazione anche ai videoclip, dove ha lavorato come art director alla realizzazione del video del nostro primo singolo del nuovo album “River”, con la regia di Nicolò De Brabant e Produzioni Senza Pretese. Stiamo lavorando a tantissimi nuovi contenuti per dare ancora più risalto al lato visivo di Caveleon, presto uscirà un nuovo videoclip e, non appena si tornerà a suonare, arriveranno tante nuove belle sorprese.

a cura di
Ilaria Rapa

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