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Alla scoperta di Sirio e delle sue “Cronache Siderali”

Cantautore bresciano emergente, con una formazione musicale che passa sì dai mostri sacri italiani del genere come De Gregori o Battiato, ma che non dimentica gli amori di gioventù sporchi di polvere come Alice In Chains, Nirvana, Pearl Jam e tutta la scena di Seattle. Sirio ha da poco pubblicato il suo album di debutto “Cronache Siderali”. Un viaggio attraverso dieci brani lungo… dieci anni.

Tra domande, risposte e ragionamenti, il tutto in uno stile che diviene riconoscibile e che ben amalgama le influenze e il vissuto di Sirio.

Abbiamo parlato con lui, anche con un certo entusiasmo da parte dell’intervistatore, dato che lui e Sirio hanno un paio di cose in comune… Buona lettura!

Ciao Sirio, benvenuto su Posta Indipendente. Anzitutto, condividiamo l’anagrafe (Antonio è il mio secondo nome), quindi hai un punto simpatia in più in automatico. Detto questo, da dove arriva il Sirio musicale? Come nasce Sirio?

Ciao Andrea, è un piacere! Sirio nasce dalla passione adolescenziale per i grandi artisti grunge, inizialmente nata per il sound e poi più avanti evoluta nell’interpretazione testuale. Amavo il fatto che quei gruppi parlavano dei propri dilemmi interiori, raccontavano storie ai margini e non si sentivano come i soliti “Dei dell’Olimpo” degli anni ’80. Crescendo, questo interesse alle liriche è sfociato nel cantautorato, inizialmente d’oltreoceano e poi sfociato nella musica italiana. Avevo ed ho tutt’ora molto da raccontare e a differenza di molti altri artisti infatti, mi viene molto più facile scrivere testi rispetto che riff o giri di accordi.

Così nasce Sirio, un nome che deriva appunto da mille catastrofi interiori: nella mitologia Sirio era il cane nero che accompagnava Orione nelle sue battute di caccia, in passato avevo un sogno ricorrente il cui protagonista era appunto un minaccioso cane nero. Come metafora di sublimazione dei miei drammi, ho deciso di chiamarmi Sirio, quel cane maligno finalmente divenuto una stella rincuorante.

Sirio Cronache Siderali cover
La copertina del disco
“Cronache Siderali” racchiude dieci canzoni che raccontano dieci anni di vita. Hai scritto l’album ripensando a quest’ultima decade o hai raccolto intuizioni e registrazioni accumulate proprio nel corso di questi dieci anni?

Cronache Siderali nasce dall’esigenza di raccontare le mie esperienze passate da un punto di vista spirituale, in contrapposizione al materialismo del mondo circostante. I miei brani vacillano continuamente tra ragionamenti “di pancia” dettati da diversi stati d’animo e tematiche molto più alte, come la reincarnazione, amori che si incontrano continuamente nei millenni, rinascite tra morte fisica e dell’anima, storie fanta-politiche sulla deriva del disinteresse all’ambientalismo, punti di vista sul concetto di libertà… Non voglio svelarvi altro perché “Cronache Siderali” è tutto da ascoltare!

Il tuo sound e il tuo stile sono quel che io chiamo “acustico sporco”. Ci sono chitarre acustiche, ma anche un po’ di overdrive, in più alcune atmosfere sfiorano un certo grunge, tra Nirvana e Alice In Chains (“Utensili Spirituali”), ma anche influenze della “prima ondata indie italiana” come Le Luci Della Centrale Elettrica. Il tutto, ovviamente, reinventato alla tua maniera. Se vogliamo, non è così usuale nel cantautorato italiano odierno…

Ti ringrazio, apprezzo molto la tua analisi perché hai colto delle influenze di artisti a cui sono molto legato. La rabbia, l’energia e la potenza emotiva che ho cercato di imprimere nei miei brani arriva sicuramente da gruppi come Alice In Chains, Nirvana, Pearl Jam, Smashing Pumpkins e per quanto riguarda la componente acustica più punk, anche i primi Zen Zircus, Pixies e Violent Femmes sono stati di grande ispirazione.

Invece, artisti come De André, De Gregori, Battiato, Vasco Brondi hanno sicuramente influito sulla scrittura “ermetica” riscontrabile in alcune mie canzoni anche se in linea di massima, sento di avere una maniera abbastanza diretta nell’esprimermi perché prediligo la semplicità nella comunicazione dei concetti.

Ho parlato di “acustico sporco”, ma l’album si chiude con un mantra elettrico, a tratti “violento”, come “Ho Scelto La Luce”. Quasi come se, alla fine del viaggio, non riuscissi più a trattenere tutto ciò che hai dentro.

L’ultimo brano si chiude con un flusso di coscienza urlato come se volessi spiegare in due minuti tutto ciò che sono stato e che sono diventato, finora. “Cronache Siderali” non poteva avere una conclusione differente da essa perché “Ho Scelto La Luce” spiega implicitamente il perché ho scritto le altre nove canzoni.

Il nome Sirio richiama nella mia memoria non solo la costellazione, ma anche uno tra i più “fortunati” Cavalieri dello Zodiaco. Associazioni libere della mia mente, ma che portano alla domanda: perché hai scelto questo pseudonimo?

Hai ragione… Molti mi associano al cartone animato, altri pensano al telefono e alcuni perfino ai corsi serali del Progetto Sirio! Ahaha! Chi più ne ha più ne metta, ti rimando alla mia risposta che spiega la faccenda del cane nero.

Sirio Cronache Siderali
Facciamo un gioco: dimmi una canzone che avresti voluto scrivere e perché. Dimmi, inoltre, quale tra i tuoi brani ti piacerebbe ascoltare cantato e suonato (e, perché no, riarrangiato) da altri e, quindi, da quale artista.

Domanda molto difficile… Beh così su due piedi mi verrebbe da dire “Almeno Tu nell’Universo” perché penso che canzoni d’amore di tale portata facciano veramente vibrare anche i cuori più freddi e citando Brunori Sas “Canzoni che parlano d’amore perché alla fine dai… Di che altro vuoi parlare?”non posso che essere più d’accordo. Mi collego alla seconda domanda proprio basandomi su questo pensiero, la mia “Annegherò Insieme a Te” è la canzone d’amore del mio disco e visto che ho voluto darle un sound molto elettrico con un crescendo di voce dirompente (nella parte finale), mi piacerebbe sentirla cantata da un Manuel Agnelli o da un Alberto Ferrari… Artisti capaci di unire la dolcezza di un sussurro ad un’esplosione vocale.

a cura di
Andrea Mariano

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