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Dungeon Clash Tournament: il nuovo disco a più livelli di Pipya

Ogni brano inserito nel nuovo disco del compositore, musicista e produttore palermitano è un dialogo tra contesti musicali differenti

Essere e sentirsi liberi di esprimersi è un diritto sacrosanto, ancor di più dovrebbe esserlo per chi si esprime attraverso la musica, e l’arte in genere. Questa è l’essenza di Pipya alter ego (non il solo) di Federico Pipia, compositore, musicista e produttore palermitano, ma bolognese d’adozione. Essenza che si rivela nel suo nuovo disco “Dungeon Clash Tournament”, pubblicato per Trovarobato e distribuito da The Orchard.

Definirlo un disco è davvero riduttivo, è un progetto multi e intermediale, in cui Pipya è riuscito a far coesistere liberamente, e soprattutto fluidamente, musica elettronica e musica strumentale, mondo discografico e mondo virtuale, quello visivo dei video games in particolare. Otto tracce per otto featuring, in cui il musicista quasi sfida l’ospite nel creare possibilità estetiche e musicali altre, in contrasto e dialogo tra loro. In questo “gioco” è naturalmente coinvolto anche l’ascoltatore che può liberamente invertire l’ordine dei “livelli” in base al grado di “difficoltà”.

Gli otto artisti che Pipya sfida sono testimoni e artefici del fermento culturale e musicale della regione emiliana e non solo, quindi ritroviamo nomi come Rares, Rehlll, Dirty O’Malley, So Beast, Guantanamo e Trrrmà, Nizaar e Jacuzzi Gang. Nomi accomunati dalla voglia di muoversi costantemente sopra e sotto le scene, contaminandosi nell’incontro musicale e culturale.

Abbiamo incontrato Pipya per voi e gli abbiamo chiesto cosa rappresenta per lui questo progetto, cosa vuol dire coinvolgere esponenti di differenti stili in un unico disco, della passione per i videogiochi, e dell’importanza del sostegno istituzionale alla musica alternativa e indipendente.

Questo è quello che ci ha risposto, buona lettura.

“Dungeon Clash Tournament” – Cover
Ciao Federico, benvenuto su Posta Indipendente. Come nasce Pipya e cosa rappresenta per te?

Il progetto Pipya è nato alcuni anni fa come alter ego di riferimento per tutta la musica che scrivevo al di fuori di un contesto prettamente sperimentale: musica dance, colonne sonore, brani prog, post rock, etc. Gradualmente ho cominciato a generare altri progetti e pseudonimi che rimanessero più fedelmente all’interno di un genere o di un contesto preciso, così Pipya è rimasto il profilo più libero, con cui unire tutte le altre influenze senza limiti sovraimposti, all’interno di una commistione tra elettronica e musica strumentale. È un progetto ibrido, pop per una certa prospettiva, sperimentale per la prospettiva opposta, mi piace questa tensione.

È appena uscito “Dungeon Clash Tournament”, il tuo nuovo album. Hai scelto di pubblicare l’album singolo dopo singolo rendendo così partecipe il pubblico della sua evoluzione. Cosa ti ha portato verso questa scelta e cosa c’entrano i videogiochi?

Del videogioco c’entra l’immaginario che questo medium suggerisce: lo scontro, i livelli, l’estetica sonora. Tutti questi elementi influenzando il modo in cui vengono percepite le varie collaborazioni: l’idea che i feat siano dei livelli da sbloccare o dei boss da sconfiggere pone l’accento sull’influenza e la personalità dei musicisti coinvolti e sottolinea l’idea che ogni brano è una combinazione di contesti differenti più che un’imposizione di uno stile unitario.

In ognuno degli otto singoli, ti sei confrontato con altrettanti colleghi provenienti dall’underground italiano ed europeo, com’è stato mescolare sonorità e stili differenti?

È ciò che ho sempre fatto, specialmente dentro il progetto Pipya, ma in questo caso ho voluto spostare il limite: è ancora più difficile trovare una coerenza quando ci si interfaccia con personalità artistiche differenti, a maggior ragione quando le proprie proposte sono già formate da una combinazione di elementi eterogenei. Però il fatto stesso che in un unico disco possano convivere fluidamente sonorità sfacciatamente Hyper Pop come Danny Is A Good Boy e brani contaminati dall’elettronica sperimentale come Cigarette Break suggerisce delle direzioni a mio avviso interessanti.

Ascolta “Dungeon Clash Tournament” su Spotify
Dato che ogni singolo rappresenta un livello del tuo videogioco, qualcuno è stato più complesso di altri?

Sono sempre stato legato, quando si parla di dischi, all’idea del concept, e per quanto strano e diversificato possa essere l’insieme dei brani in un album le mie scalette rispettano sempre un dialogo nei passaggi ed una drammaturgia musicale complessiva; quindi i livelli si succedono seguendo, per quanto possibile, un discorso più musicale che astratto. Mi diverte però l’idea che quest’ordine possa essere cambiato o che si possa interpretare la scaletta attuale secondo un grado di difficoltà crescente o decrescente.

Nel 2022 la vittoria del MITB ti ha permesso di incontrare “Trovarobato” la tua attuale etichetta, il tuo album è stato realizzato grazie al sostegno della legge regionale per lo sviluppo del settore musicale della Regione Emilia-Romagna. Quanto è necessario e coraggioso oggi sostenere concretamente la musica e l’arte indipendente?

Considerando molti fattori direi che è essenziale, ma è anche essenziale sapere e volere scegliere il lato più originale e disallineato della musica indipendente, in modo da fare emergere nuovi esponenti e stimolare parallelamente un discorso aggiornato sullo stato dell’arte e della musica sotterranea, alternativa o indipendente. Ovviamente i progetti più particolari e innovativi sono quelli che hanno più difficoltà ad entrare nel mondo discografico e credo che saperli riconoscere e sostenere sia la base per la costruzione di una nuova generazione artistica che non si limiti ad emulare stilemi formali già solidificati.

Per salutarci: quale videogioco useresti per identificare Palermo, tua città d’origine, e quale per Bologna?

I Palermitani hanno creato internamente, dall’avvento dei social network, una narrazione audiovisiva autoironica basata su un’estetica che richiama chiaramente GTA: una sorta di città in cui tutto è possibile, dalle corse di cavalli in pieno centro ai portuali che masticano ricci compresi di aculei.
Bologna… beh ultimamente sembra Sims City.

a cura di
Mariangela Cuscito

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