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“Il groove lo abbiamo dentro”: Andy Warrior racconta l’essenza di “Groove”

“Groove”, il nuovo singolo di Andy Warrior, è ritmo e vivacità, è il brano fuori dal mainstream che non ti aspetteresti

Andy Warrior è un’artista che non segue le regole, nell’epoca della maniacale organizzazione, lui è un solista che fa quello che gli pare. Senza etichetta e nessun altro tipo di appoggio, inizia ad autoprodursi affidandosi solo alla sua esperienza musicale, passata tra Voina e Management. Sbarca nel 2021 sul vasto mondo digitale, caricando “James Dean” su Spotify. Un anno dopo esce con “Fallito Punk”, che appunto ha preceduto l’uscita di “Groove”, nel 2023.

Ciao Andy, è un piacere intervistarti per Posta Indipendente. Come prima cosa ti voglio chiedere se il testo di “Groove” ha un particolare significato.

C’è un film che adoro che si chiama “Get On up” ed è la storia di James Brown, se non l’avete visto consiglio di vederlo. Lì, una giornalista chiede a James “di preciso cos’è il groove?” E lui risponde “il groove è un’emozione. Il groove è solido, non si sposta. È il cuore che batte e muove ogni cosa dentro di te. Forte, fortissimo”. La giornalista ribatte “potrebbe definirlo con precisione?” e James risponde “L’ho appena fatto”. Ecco il testo è ispirato a questa conversazione che avviene nel film. Il groove lo abbiamo dentro, è come se siamo posseduti e per questo la parola finale “vodoo”.

Rimaniamo in tema testo, la semplicità di esso mi fa dedurre il fatto che ciò che per te è realmente il punto forte di “Groove” sia la strumentale, giusto? Il tuo essere bassista influisce in questa convinzione?

Sì, diciamo che a mio avviso l’indie italiano è diventato il pop o il rock di serie B, non è più indie. Questo perché si scrive rispettando dei canoni standard esempio “sei fai un assolo lungo di chitarra c’è la concezione che il brano suoni vecchio e quindi nessuno lo fa” e cose di questo tipo. Questo brano che è nato proprio da un giro di basso è l’esatto opposto, testo assolutamente non standard e molti soli di chitarra.

Realizzare parte del brano con Marco di Nardo (Management) e Mattia de Iure (Voina), ti ha aiutato nel processo creativo? C’è qualche aneddoto sulla produzione, di qualunque genere, che ti andrebbe di raccontarci?

Sì, ho scritto collaborazione, non prodotto, mixato etc. questo perché siamo amici. Prima suonavo con Marco ed ora suono con Mattia. A volte le cose nascono per caso, questo brano è stato registrato totalmente in due ore.

L’ aneddoto più strano diciamo è che ho lasciato tutto alla prima take. La voce è stata registrata una sola volta e abbiamo lasciato la prima registrazione, i riff uguale, quello che mi piaceva per prima cosa lasciavo, senza correzioni, cosi il brano è uscito più spontaneo. Questa volta Mattia, che con la chitarra è un mostro, mi ha aiutato nella composizione e Marco che ha un’esperienza incredibile mi ha aiutato nei suoni. Ma è stato casuale, in futuro potrebbe essere il contrario. Poi ci stimiamo, ognuno conosce la qualità dell’altro.

Hai affermato che ultimamente alla musica italiana manca di groove. Pensi che all’ascoltatore medio di radio potrebbe piacere un brano come “Groove”, che punta quasi tutto sulla strumentale e sul ritmo?

Rispondo ora che il brano è già uscito ed è stato accolto del tutto in maniera inaspettata. Credevo fosse un flop, un brano strumentale con soli e con una sola frase non piacerà a nessuno. Invece ha ricevuto recensioni super positive da tutti gli addetti ai lavori ed anche come visualizzazioni etc è andato fortissimo per essere un’autoproduzione.

Andy sei un artista con esperienza questo non si può negare, dopo anni passati a suonare in dei gruppi, c’è qualche necessità che ti ha spinto a produrre musica da solista?

L’ho sempre fatto per hobby. Ma non mi ero convertito all’epoca “Spotify”.  Il bello di non avere etichetta discografica, agenzia stampa, manager e così via è che faccio quello che voglio senza avere un progetto. Faccio la musica quando ho voglia e suono quello che mi piace al momento. Amo tutta la musica dal blues fino alla musica dance per intenderci. Ho voglia di suonare un blues, faccio una canzone blues, ho voglia di suonare metal, faccio una canzone metal senza rendere conto a niente e nessuno. E questo lo amo.

Per concludere, dacci le istruzioni d’uso per l’ascolto di “Groove”, è meglio farlo in compagnia? Davanti ad una birra, in un centro sociale magari? Descrivici la situazione ideale in cui ascoltarla!

La situazione ideale è a casa da soli con delle belle cuffie a padiglioni grandi mentre si sogna di essere una rockstar e si suonano chitarra immaginarie.
Grazie e a presto.

a cura di
Matteo Cantergiani

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