I Xcorsi salutano la primavera in arrivo col singolo “7 marzo”.
Ė uscito il nuovo singolo della band veneta Xcorsi intitolato “7 marzo”. Dallo stesso giorno il brano è disponibile su tutte le piattaforme digitali per Maionese Project. La band continua il suo percorso denso di sonorità pop iniziato coi due singoli “Il mondo crolla” ed “Isola”. Un esperimento che vuole essere, a nostro parere, un arricchimento per la musica Italiana. Un modo di curare l’aspetto compositivo dal punto di vista della musica ma anche dei testi.
I Xcorsi vantano un’esperienza di tutto rispetto vissuta e sudata in oltre cento date su e giù per i palchi. E poi serate uniche come quella al Palageox di Padova nel 2013 insieme all’Orchestra Ritmica Sinfonica Italiana e il capodanno in piazza Bra nel 2014. E ancora l’apertura per il concertozzo di Elio e le Storie Tese a Bergamo.
Il nuovo singolo “7 marzo”, presentato come inedito alle audizioni di Area Sanremo 2023, parla di una rinascita umana dopo un rapporto giunto ormai al capolinea. La musica contiene accenni di sonorità elettroniche, e la cifra stilistica contraddistinta dal violino di Luca Brambilla. Non da meno il contributo robusto di Simone Compagnari alla chitarra, Joshua Due alla batteria ed Elia Bissoli alla voce.
Abbiamo voluto intervistarli per entrare nel vivo del loro progetto musicale.
Ciao ragazzi. La prima cosa che volevo chiedervi è come mai avete deciso di pubblicare canzoni dopo quindici anni di attività? Come Noodles in “C’era una volta in America” siete andati a letto presto?
Ahahah. Il riferimento è bellissimo e solo per questo vi vogliamo bene. In realtà queste canzoni fanno parte della nuova veste che abbiamo dato al progetto. Tutto è partito con il singolo “Il mondo crolla” e il cambio del nome in Xcorsi. Di roba ne abbiamo scritta e pubblicata ma questo progetto è in costante divenire. Questi primi tre singoli rappresentano un po’ il biglietto da visita. Le prossime canzoni saranno vere e proprie bombette che daranno la direzione giusta al nostro “Xcorso”.
La vostra impronta è stata sempre pop o è stata una consapevolezza arrivata dopo?
Siamo partiti dal metal più epico che potesse esistere. Assoli di cinque minuti, canzoni lunghe quanto un’interrogazione a scuola (quando sapevi le cose ovviamente) sovrapposizioni di strumenti che non ci stava dietro nemmeno il programma di registrazione sul pc. Ci piaceva quel mondo e per molto tempo lo abbiamo fatto nostro. Un giorno ci siamo guardati negli occhi e abbiamo capito che potevamo essere più credibili scrivendo in italiano e facendo pop. A distanza di anni la scelta è sicuramente giusta ma la strada è estremamente più complessa.
Il vostro ultimo singolo “7 marzo” risulta ben costruito nella struttura musicale e nel testo. È frutto solo del vostro lavoro o avete una produzione che vi sostiene anche negli arrangiamenti?
Come tanti nostri brani, anche “7 marzo” è passato dalle sapienti mani di vari artisti/produttori. Tutto parte dalla nostra impronta a cui volevamo dare un taglio più moderno, soprattutto nell’arrangiamento con una veste più elettronica. Il lavoro successivo in studio invece ha consolidato il sound da band che volevamo ottenere. Siamo contenti del risultato e come prima nuova spolverata al “vecchio” pop siamo soddisfatti.
In Italia, si sa, è difficile entrare in un circuito di attività live e la promozione è una spesa che i gruppi indipendenti, spesso, non si possono permettere. A parte i grandi nomi si fa un po’ fatica a portare avanti progetti interessanti come il vostro. Qual è la spinta che vi fa andare avanti?
La costanza è sempre stata una nostra qualità. Siamo cresciuti assieme anche come persone e come amici. Conosciamo bene le nostre dinamiche e siamo sicuri che funzioneranno in eterno. Con queste basi puoi affrontare tutto con estrema serenità senza l’ansia dell’“arrivare”. Veniamo da percorsi di studio e lavorativi diversi, ci siamo formati anche oltre la musica e questo ci permette di tenere i piedi ben saldi e lavorare cercando di focalizzare le energie nel modo giusto. Live e promozione sono il perenne pallino dell’artista di oggi. Serve essere credibili prima di tutto e non mollare mai. Sono quindici anni che facciamo questo e non ci stuferemo facilmente anzi; si impara sempre qualcosa di nuovo.
A tre anni dalla pandemia il testo di “7 marzo” può essere una risposta ad un passato che tutti speriamo di esserci lasciati alle spalle?
Assolutamente sì! Chi dimenticherà quel periodo ? È stato talmente assurdo che risulta quasi un vuoto temporale nelle nostre vite. Inutile dire che ci ha insegnato tanto. La primavera di per sé è sempre una ripartenza. Il nostro invito è sempre quello di lasciarsi alle spalle gli inverni peggiori
portando sempre un po’ di esperienza in più nella propria vita. Così si possono creare cose straordinarie.
Ci parlate dei vostri prossimi progetti e se c’è la possibilità di vedervi dal vivo presto?
Siamo prontissimi a riprendere il lavoro in studio. Abbiamo tantissime canzoni nuove che segneranno une bella presa di posizione stilistica e artistica soprattutto sulla comunicazione nei testi. Vogliamo alzare l’asticella e ci sentiamo pronti. Qualche data live ci sarà, speriamo di riuscire a partecipare a qualche festival. Da lì vorremmo ripartire con la musica dal vivo. Contesti dove si respira musica fatta da chi la musica la scrive e non la interpreta.
a cura di
Beppe Ardito