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Gaia Gentile ci parla dell’album “Tanto tutto passa”

Gaia Gentile pubblica il suo nuovo album “Tanto tutto passa” disponibile in digitale e in fisico. Per la sua realizzazione, durante la tournée in Brasile ha collaborato con artisti del calibro di Alegre Correa e Sandro Haick.

Gaia Giusy Gentile, classe 1992, già dall’età di 15 anni comincia a dedicarsi al mondo musicale. In quegli anni sviluppa una passione per la musica jazz e dal 2009 comincia professionalmente la sua carriera da solista e all’interno del gruppo a cappella “Mezzotono” con il quale ha tenuto diversi concerti e festival in Algeria, Germania, Emirati Arabi Uniti, Malaysia, Singapore, Hong Kong, Cina, Indonesia, Sry Lanka, Thailandia, Birmania, Kuwait, Francia, Spagna.

Noi di Posta Indipendente l’abbiamo intervistata.

Ciao Gaia, benvenuta su Posta Indipendente! Cominciamo subito con la primissima domanda: quando è nata l’idea di questo nuovo album e in che modo si è sviluppata?

L’idea di questo disco, in realtà, è nata appena uscito il primo disco. Per fortuna in questi due anni assurdi di pandemia l’unica cosa che non è mancata è la determinazione e l’ispirazione. Poi ad aiutare questo flusso artistico è stato sicuramente il viaggio. La tournée di un mese in Brasile ha influenzato non solo le sonorità ma anche le intenzioni di questo disco. 

La tua musica porta allegria e scaccia via i pensieri negativi. C’è un filo comune che unisce tutte le canzoni all’interno dell’album? 

In tutti i pezzi del disco c’è una sottile lotta tra essere ed avere. Se ci soffermassimo sull’essere, secondo me la vita si farebbe più colorata e lineare. Diciamo che il filo comune di tutte le canzoni del disco è sicuramente l’entusiasmo in contrapposizione alle lagne attuali e la voglia di evasione e di viaggio. Chiudere gli occhi e sentirsi dove si vuole essere, sentirsi leggeri.

Con il pezzo “Tanto tutto passa” è possibile percepire l’animo di questo album. In che modo la musica ti ha aiutata a superare un momento no?  

La musica per me è una proiezione, parte da me ma poi piano piano si allarga all’ interesse delle persone che la ascoltano. Ed è bellissimo quando queste persone ti confessano di stare meglio grazie a te, sento la missione di fare stare bene gli altri e il mio mezzo più potente è la mia musica. E così stai in pace anche tu con te stessa e diventa più facile lottare contro i momenti di down. 

Sei una ragazza che ha esplorato molto e ha conosciuto molte culture. In che modo i viaggi per il mondo hanno contribuito alla tua produzione musicale? 

Io credo che chi abbia una mente aperta al lasciarsi stupire dal nuovo e dal diverso, sia inevitabilmente influenzato da ciò che gli succede e da ciò che conosce. Il viaggio per me ha sempre avuto un fascino letale. La musica è ciò che si presta meglio alla sperimentazione e la contaminazione, proprio da quello possono nascere i risultati più belli. Poi in Brasile, tra l’altro, ho girato un Vlog che unisse culture e esperienze musicali. Uno dei miei sogni è proprio quello di poter continuare a giralo per il mondo.

“Metti che io voglia amare me, senza seghe varie, solo respirare”. Il pezzo “Metti che” mette in risalto tematiche riguardanti la libertà e la voglia di esistere: quali sono i tuoi ideali e cosa vorresti trasmettere a riguardo?

Uno degli ideali che sto ancora cercando di conquistare ed ottenere è proprio quello di amarsi, accettarsi e non permettere a nessuno di venire prima di noi stessi. A volte lo dimentichiamo al punto di perdere di vista chi siamo, inseguiamo ideali pomposi e apparenti, senza accorgerci che la nostra luce viene da dentro e la possiamo alimentare solo noi con una giusta dose di amor proprio senza pregiudizi e pretese eclatanti. 

La tua musica non rispecchia un genere con limiti preimpostati. Quali artisti o generi hanno ispirato il tuo sound?  

Il roadster di artisti e generi che mi influenzano quotidianamente, è davvero ricco. Penso a Silvestri, Pino Daniele, De Crescenzo, Bruno Mars, Cremonini, Elisa, Elis Regina, Levante, Dalla, Battisti e tantissimi altri. 

Il lungo ed estenuante periodo di pandemia ha permesso ad artisti e non di riflettere sulla propria condizione. In che modo questo periodo ha influito sulla tua produzione musicale?  

La pandemia ha influito in maniera totale. Mi ha aiutata a capire a cosa dover dare priorità. cosa mi faceva stare bene. Mi ha fatta tornare nella mia terra e in due anni ho sfornato due dischi. Due erano le possibilità legate alla pandemia: o lasciarsi scoraggiare o provare a tirare fuori tutta la grinta, ed io sto provando sempre ad inseguire la seconda opzione. 

Domanda di rito finale: hai già dei nuovi progetti in lista? 

Oltre al mio Vlog che spero diventi un progetto internazionale in giro per il mondo, adesso la mia priorità sono i live e fare ascoltare il primo e il secondo disco ovunque possibile. Per fortuna il calendario va già arricchendosi. Ci vediamo in giro con tanta bella musica.

a cura di
Valentina Vitrani

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