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“Milioni di parole” e l’esigenza di comunicare – intervista a Pasquale Provenzano

“Milioni di parole” è il nuovo singolo del cantautore siciliano Pasquale Provenzano, uscito in radio e in digitale il 16 settembre.

Terzo brano estratto dall’album Piccole, minuscole cose” che verrà pubblicato nei prossimi mesi e accompagnato da un lyric video firmato Mind, “Milioni di parole” è una ballata dolce e nostalgica, con influenze eterogenee – da Dimartino a Lucio Dalla, passando per John Mayer. Nello stile musicale mischia l’utilizzo dei synth al cantautorato in modo equilibrato e poetico.

L’argomento di cui ci parla in questa canzone è il dissidio che un musicista può provare nel vivere il suo lavoro che lo costringe a spostarsi, ad essere spesso altrove, ad essere flessibile, e dover conciliare tutto ciò con la vita privata e le relazioni.

“Il testo concorre ad amplificare il quadro del brano, che tratteggia la vicenda di un musicista ad un bivio esistenziale durante una tournée all’estero. È lì che il richiamo del palco, la frenesia ed il sogno del successo si scontrano con la paura di perdere la persona che lo ha ispirato e portato fin lì”.

Pasquale Provenzano

Sei milioni di parole“, come un pensiero ossessivo, come un martello che batte incessante, persistente, testardo, per spiegare quanto spazio occupa nella testa il pensiero della persona amata; il pensiero stesso che la rende costantemente presente nella sua assenza, paradossalmente.

Un avvicinarsi e un allontanarsi, non solo fisicamente, che è tradotto anche in musica grazie ad un leggero ritardo tra voce e batteria; la metrica replica l’effetto di un’altalena in andirivieni perpetuo, assolutamente privo di certezze.

Dopo aver ascoltato il suo singolo, abbiamo deciso di intervistarlo per voi.

Ciao Pasquale! Benvenuto su Posta indipendente. Iniziamo con qualche domanda sul tuo nuovo brano. “Sei nella mia testa come sei milioni di parole”: il pensiero quasi ossessivo rivolto alla persona amata quando è lontana da noi. Il brano rispecchia dolcezza e dolore al contempo. Ti sei mai ritrovato nella situazione descritta nel tuo brano? Pensi sia difficile conciliare la vita privata con quella del musicista?

Ciao! Grazie innanzi tutto per lo spazio concesso a questo brano. Beh, “Milioni di parole” è geneticamente questo. È un brano totalmente autobiografico. Ho sempre vissuto questa dicotomia “vita da musicista – vita normale”. Ma come tutti gli artisti in Italia! Qui, se ti chiedono «Cosa fai nella vita?» e rispondi «Il musicista.», stanne certo, la conversazione continuerà con un «Dai, sul serio.». È dura, ma lo è anche per chi ti sta accanto! Basta pensare agli impegni, ai ritmi, al
carattere di un’artista. Ci vuole tanto, tanto cuore, da entrambe le parti.

Come e quando è nato il brano? Come funziona il tuo processo di scrittura e produzione?

Come dicevo, si tratta di un brano autobiografico. “Milioni di parole” è nata mentre mi trovavo in Francia. Era l’ottobre 2021 quando riuscii a portare la mia musica – pur nel suo stato embrionale – all’European Youth Event, promosso dal Parlamento Europeo. Si tratta di un mega raduno di giovani provenienti da tutta Europa. Mi ritrovai a partire alla volta di Strasburgo. Ad attendermi c’era il mio primo palco internazionale. Una follia se penso che, pochi minuti prima dell’esibizione, avevo terminato di scrivere uno dei brani che suonai quella sera.

“Milioni di parole” non esisteva ancora. C’era solo un giro di chitarra dentro un progetto di Logic. Il testo è nato durante quelle notti francesi. Mi ritrovai a riflettere proprio sul fatto che stavo lì, distante da casa, dagli affetti, a fare quello che ho capito di amare: suonare dal vivo. Ma solo in quei giorni ho realizzato cosa comporterebbe intraprendere un percorso artistico di spessore. Parlo della necessità di lasciare a casa qualcosa, qualcuno, con il rischio di non trovarli più al ritorno. Il brano parla di questo. «Sei nella mia testa come sei milioni di parole» è di certo una dedica ossessiva. Ma posso indirizzarla a qualcuno, come anche alla mia musica. È forte passione.

La copertina del singolo “Milioni di parole”
Com’è entrata la musica nella tua vita? Quando hai deciso di fare musica?

Non credo di averla mai cercata. Anzi la scansavo da piccolo. Ero molto pigro! Poi è arrivata prepotentemente e non è più andata via. Anche quando provai a farne a meno. Non è stato facile laurearsi in giurisprudenza e – al contempo – accontentare il mio bisogno di scrivere, produrre del materiale inedito, suonarlo in giro… Prima di partire con il mio attuale progetto ho suonato per anni all’interno di numerose cover band. A sedici anni giravo già per la Sicilia, insieme a dei musicisti più grandi. Suonavo la chitarra e non cantavo. Nessuno sapeva che scrivessi, anche se lo facevo da sempre. Già alle elementari scrivevo dei brevi racconti e ricordo ancora come terminassero alcuni. Erano delle storie verosimili che, al bisogno, mi permettevano di estraniarmi dalla realtà circostante. La scrittura è così: è catarsi.

Non è stato facile neanche per i miei genitori (due ragionieri) accettare che loro figlio volesse fare il musicista. Così, dopo l’esame di diritto privato (che per fortuna andò bene!) decisi di comunicare ai miei che non forse non era il caso di pensare alla retta universitaria dell’anno successivo. Vi lascio immaginare la loro reazione… Finì che, io stesso, tolsi di mezzo i dischi, i poster, gli strumenti. Via tutto! Ma non chiedetemi come quel tutto sia gradualmente tornato indietro, perché non saprei rispondervi con dei dati concreti. Odio i luoghi comuni e le frasi fatte, ma a questo punto mi viene da dire che la musica è diventata tutta la mia vita. O quasi…

Che messaggio vorresti arrivasse alle persone che ti ascoltano?

Vorrei che la gente trovasse rifugio nella mia esigenza di comunicare. Un po’ come accade nelle relazioni, vorrei essere l’altra metà di chi ascolta i miei brani. Vorrei che ci innamorassimo ad ogni concerto, che ci scambiassimo tutto con un solo sguardo. Vorrei che fosse spontaneamente bellezza.

Pasquale Provenzano
Con quale cantautore italiano storico ti sarebbe piaciuto collaborare?

Lucio Dalla è sicuramente una persona che avrei voluto conoscere. Non so se avrebbe mai accettato di lavorare con uno sconosciuto, né se io avessi potuto avere le carte in regola per condividere del tempo con un artista così grande. Poi però penso che – spesso – è tutto nella nostra testa. Da un po’ ragiono sul fatto che siamo tutti esseri umani. Basta questo per viversi, chiunque noi siamo.

Pasquale, ti ringrazio per le tue interessanti risposte, alla prossima!

a cura di
Gaia Barbiero

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