Gli Smokin’ Velvet ci raccontano “Lontano da qui”
“Lontano da qui” è il singolo d’esordio del duo Smokin’ Velvet. Due background sociali e urbani che si intrecciano: quello della provincia pistoiese, luogo natale di Alessio Cinelli (Dreabb, musicista e produttore), e il caos metropolitano milanese da cui affiorano le barre di Emanuele D’Argenzio (Deep Sheet, rapper e grafico: autore della copertina). Il risultato è un rap/hip hop lo-fi interamente autoprodotto, nato e cresciuto in cameretta e ora (grazie all’etichetta La Rue Music Records) pronto a diventare di tutti. Distribuzione a cura di Artist First.
Smokin Velvet, è un piacere potervi fare qualche domanda e vi ringraziamo fin da subito per esservi prestati al nostro fuoco incrociato. Allora, da dove partireste per raccontarci “Lontano da qui”, il vostro esordio discografico per La Rue Music?
(Dreabb) Fu una cosa molto spontanea: mi capitò di fare un beat una mattina in accademia a Milano e lo mandai a Deep Sheet. 2 giorni dopo aveva già scritto il testo per come lo sentite adesso, e io scrissi la mia strofa poco tempo più tardi. Finimmo il primo provino all’inizio del 2019, era solo il nostro primo brano. La versione finale però fu registrata solo da ultimo in uno studio in Toscana, con Deep Sheet che l’aveva fatta perfetta anche se aveva la voce distrutta dopo aver cantato tutto il disco troppe volte (ride).
Quali sono i primi ricordi che avete di voi a contatto con la musica? Insomma, in che modo Emanuele e Alessio hanno per la prima volta approcciato con le sette note?
(Deep Sheet) Ho suonato piano classico per un periodo, da piccolissimo. Poi a 13 anni qualcosa è cambiato… ho cominciato un percorso che mi ha fatto scoprire che la musica parla di noi, poteva parlare di me! Il rap mi ha cambiato la vita e così poi tutta la musica black.
(Dreabb) Sono cresciuto in una casa piena di dischi, sia CD che vinili, mio padre è un appassionato di musica e fin da bambino ero immerso in questo mondo. La mia ispirazione più grande prima di diventare un musicista erano (e sono tutt’ora) gli Elio e le Storie Tese, in particolare era Rocco Tanica il personaggio che mi ha ispirato a voler imparare a suonare la tastiera. Da lì tutto il resto (composizione, produzione, suoni strani) è venuto di conseguenza con ascolti su ascolti.
La vostra scuola, a giudicare dal sound, sembra quella dell’hip hop vecchia scuola, ben deciso a non conformarsi a determinati cliché del rap moderno. Cosa ne pensate della scena di oggi?
(Deep Sheet) La scena è davvero sbocciata dal 2016 al 2021, prima ci sono stati altri personaggi incredibili, ma ha sfondato davvero le porte da quel periodo (non serve un critico musicale per dirlo). Ora come ora sinceramente la vedo un po’ piatta e moscia, per lo meno a livello mainstream, diciamo che più che moscia è un po’ “monodirezionale”. Ma ci sta, le mode girano e cambiano, noi personalmente non facciamo moda o pura comunicazione, non vendiamo tramite le canzoni e l’immagine. Amiamo l’immagine, la forma, ma facciamo prima di tutto musica, vogliamo fare musica di qualità prima di tutto come nostra necessità e volontà espressiva.
“Lontano da qui” è un brano che, a suo modo, parla a tutti, e parla di tutti: ricordate il momento in cui è nato? Che periodo stavate attraversando, allora?
(Deep Sheet) Il testo è nato come espressione di una crescita personale, di traguardi raggiunti. Ero fuori sede a Venezia, per l’esattezza a Mestre, lontano da situazioni spiacevoli e pesanti. Da lì ho iniziato un periodo di ricerca di consapevolezza, la ricerca di una serenità che ci descrivono come impossibile e sono arrivato a risultati che pensavo impossibili. Da qui il testo, che racconta proprio questi traguardi.
Esiste una precisa divisione dei ruoli, nel vostro duo? Come vi approcciate al lavoro?
(Dreabb) Io curo principalmente la parte di produzione e direzione artistica musicale, mentre Deep Sheet, oltre a scrivere dei testi fantastici, quella della parte grafica nella sua interezza. Fino ad adesso, abbiamo sempre creato da zero testi e beat separatamente per poi scambiarci il materiale e lavorarci a distanza, questo dovuto anche al fatto che è scoppiato il CoVid nel mentre che avevamo iniziato a collaborare insieme. Risulta però sempre più evidente quanto lavorare in presenza sia tutto un altro livello, come quando abbiamo costruito il nostro primo live (che spaccava!).
Salutiamoci con una tripletta di consigli: un libro, un film e un disco che vi sentite di consigliare ai nostri lettori!
(Deep Sheet) Un libro che consiglio è Febbre di Johnatan Bazzi, leggetelo. Un film, non è facile ma direi Ray con l’interpretazione di Jamie Foxx che è incredibile. E un disco, a chiedermene solo uno mi vuoi male, ma ora come ora sono in fissa con Enter the Wu-tang (36 Chamber) dei Wu-Tang Clan (non sono sempre così old School).
a cura di
Redazione