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Roger Waters – Mediolanum Forum, Milano – 01 aprile 2023

Dopo le date del 27,28 e 31 marzo, Roger Waters prosegue con la quarta tappa milanese il suo “This Is Not a Drill Tour – His First Farewell Tour” con l’ennesimo, incredibile concerto.

Consapevole del fatto che ci fossero altre date e che girassero già molti video dei vari concerti, ho deciso di non rovinarmi la sorpresa e non guardare niente prima, per potermi godere tutto dal vivo. Ma sapevo già che un concerto di Roger Waters non poteva essere un banale concerto.

E infatti non lo è stato.

Entrato nel forum quello che mi sono trovato davanti è stato un palazzetto stracolmo e un’enorme piattaforma posta al centro del forum, con dei giganteschi schermi che formavano una specie di croce.

Su questi schermi venivano proiettati dei messaggi che avvertivano dell’imminente inizio del concerto.
L’ultimo messaggio era quello più particolare e citava: <<Se siete tra quelli che dicono: “Mi piacciono i Pink Floyd ma non sopporto le politiche di Waters”, allora, signori miei, potete andarvene subito a fanculo al bar>>.
Poi, alle 20.30 precise, buio.
Tuoni, lampi provenienti dagli schermi. Inizia lo spettacolo.

The Wall

Le prime inconfondibili note, accompagnate da questi tuoni e lampi, sono quelle di “Comfortably Numb”.
Sugli schermi appaiono immagini cupe, sagome scure di persone per strada che sembrano faticare a muoversi, illuminate solo dai lampi dei fulmini.
Poi la croce di schermi inizia a sollevarsi lentamente, mostrando così il palco e il resto della band e, ovviamente, Roger Waters.

All’improvviso l’atmosfera e i colori cupi lasciano spazio a luci e ai colori rosso e bianco, per le canzoni “The Happiest Days Of Our Lives” e “Another Brick In The Wall pt.1 e 2”.

Sugli schermi appaiono le immagini dei membri della band che suonano, ma anche scritte di denuncia in sovrimpressione.

Termina così il primo atto dedicato ai Pink Floyd e all’album del 1979 “The Wall”.

Direi che ho visto concerti iniziare molto peggio di così.

Waters, Pink Floyd e pecore volanti

Arriva il momento di ascoltare anche qualche canzone da solista di Waters, che per l’occasione sceglie “The Powers That Be”, “The Bravery Of Being Out Of Range”, durante la quale ha sfoderato attacchi contro tutti i presidenti americani definendoli “criminali di guerra” mentre sugli schermi apparivano le loro facce e il numero di vittime che gravavano sulle loro spalle, e infine “The Bar” canzone scritta durante il Covid. Per quest’ultima c’è stata anche un’introduzione piuttosto lunga ma significativa, in cui Waters spiegava come nei bar ci sia quella libertà di esprimere le proprie opinioni senza essere giudicati o portati via con la forza.

Inutile dire che, per quanto le canzoni fossero comunque di alto livello, erano molti gradini sotto a quelle dei Pink Floyd.

E infatti torniamo di nuovo indietro nel tempo con “Have a Cigar” e il meraviglioso suono delle sue tastiere, accompagnato da vecchie immagini video della band agli albori.

Poi le inconfondibili note alla chitarra di “Whish You Were Here” fanno emozionare tutti e, arrivati al ritornello, nessuno ha potuto esimersi dal cantare con Waters.

Si prosegue con le parti V, VI e VII di “Shine On You Crazy Diamond” e si chiude la prima parte del concerto con il brano “Sheep” tratto dall’album “Animals” del 1977, durante il quale una gigantesca pecora gonfiabile ha iniziato a fluttuare per il forum, comandata e direzionata da alcune eliche poste ai lati, sopra e sotto di essa.
Primo di tanti momenti assurdi e bellissimi della serata.

Spari e maiali volanti

Dopo una ventina di minuti di pausa, al ritorno sul palco Waters si presenta con occhiali da sole, giubbotto lungo di pelle e fucile, seguito da due soldati e verso la fine di “In The Flesh” si mette a sparare all’impazzata sul pubblico. Non devo specificare che era tutto finto, vero?

Durante “Run Like Hell” sbuca un maiale che inizia a fluttuare esattamente come la pecora, ma per chi non lo sapesse, il maiale ha un significato più importante per la band.
Infatti, nel 1976, per promuovere l’uscita dell’album “Animals”, i Pink Floyd decisero di scattare la foto della copertina dell’album facendo fluttuare sopra la centrale di Battersea un grosso maiale gonfiabile che venne poi soprannominato Algie e divenne la mascotte della band.

L’idea fu di Waters perché in quel periodo abitava proprio davanti alla centrale e pensò che fosse un bel modo per protestare e pubblicizzare l’album allo stesso tempo.

L’album è ovviamente ispirato al romanzo “La fattoria degli animali” di George Orwell e ogni animale rappresenta una classe sociale. I maiali sono i politici.

Waters e la politica, una guerra senza fine.

Atto finale

Per l’atto finale Waters ha scelto, tra le altre, di portare una delle canzoni dal testo più potente e che più rispecchia la società attuale, ovvero “Is This The Life We Really Want”, in cui palesa la nostra incapacità di comprendere i problemi che abbiamo di fronte ogni giorno e il nostro essere lobotomizzati da ciò che guardiamo e che ci condiziona giorno dopo giorno.

Continua poi la denuncia di Waters contro la guerra e i politici che la perpetuano con delle immagini che mostrano l’uccisione di due innocenti giornalisti da parte di soldati americani che hanno pensato che le telecamere che portavano fossero armi.

Poi, prima di suonare le ultime canzoni, Waters ci tiene a ricordarci quanto non siamo mai stati così vicini all’estinzione di massa prima d’ora, e che dobbiamo combattere contro i politici per far sì che agiscano il prima possibile, prima che sia troppo tardi, dicendo basta alle armi nucleari.

La chiusura di questo concerto è stata a dir poco poetica. Prima il ritorno alla canzone “The Bar” con un brindisi dedicato al fratello di Waters scomparso l’anno scorso e una commovente dedica all’interno della canzone stessa. Poi, la spettacolare conclusione di “Eclipse” con l’apparizione di enormi prismi intorno agli schermi, che venivano attraversati da fasci di luce colorati, che hanno poi formato l’iconico arcobaleno e dato vita alla copertina dell’album “The Dark Side Of The Moon”.

Conclusioni

Il concerto di Roger Waters è stato uno dei più belli che abbia mai visto. Il suo obiettivo era quello di creare un’esperienza a 360 gradi e di intrattenere il pubblico non solo con la musica ma anche con le immagini e gli effetti visivi. La parte di denuncia politica fa parte di Waters e non poteva mancare, tra l’altro ha detto solo cose giuste, quindi non ci vedo niente di male.

L’idea di posizionare il palco al centro è stata vincente perché in questo modo ha liberato posti sugli spalti e quindi aumentato la capienza massima, e ogni lato del forum lo ha potuto vedere dalla stessa distanza.

Una menzione d’onore va anche a tutta la band al seguito composta da Jonathan Wilson, chitarra e voce insieme a Dave Kilminster, Jon Carin alla tastiera, chitarra e voce, Gus Seyffert al basso e voce, Robert Walker tastiere, Joey Waronker batteria, Shanay Johnson e Amanda Belair alla voce e, per finire, Seamus Blake al sassofono.

Ci sarebbe stato da scrivere molto di più, ma la verità è che per concerti come questi le parole non sono mai abbastanza. Spero per chiunque non sia riuscito a godersi una di queste date che Waters decida di fare un altro tour a breve per dare modo a tutti di emozionarsi come abbiamo fatto noi.

Ottant’anni suonati e non sentirli. Ventiquattro canzoni. Due ore di concerto.

Signori e signore, Roger Waters.

La scaletta del concerto
  1. Comfortably Numb
  2. The Happiest Days of Our Lives
  3. Another Brick in the Wall, Part 2
  4. Another Brick in the Wall, Part 3
  5. The Powers That Be
  6. The Bravery of Being Out of Range
  7. The Bar
  8. Have a Cigar
  9. Wish You Were Here
  10. Shine On You Crazy Diamond (Parts VI-VII, V)
  11. Sheep
  12. In the Flesh
  13. Run Like Hell
  14. Déjà Vu
  15. Déjà Vu (Reprise)
  16. Is This the Life We Really Want?
  17. Money
  18. Us and Them
  19. Any Colour You Like
  20. Brain Damage
  21. Eclipse
  22. Two Suns in the Sunset
  23. The Bar (Reprise)
  24. Outside the wall

a cura di
Edoardo Iannantuoni

foto di
Mirko fava

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