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Tina Platone ci racconta “Impulsi Elettrici”

Il 29 Giugno è uscito il suo nuovo singolo Impulsi Elettrici, un dramma sexy tra pensieri tristi e giornate no.

Tina Platone considera la mente come una caverna decadente in cui vengono proiettate delle ombre, e per la cantautrice scrivere canzoni può far uscire da questo stato. In Impulsi Elettrici rispondiamo ai ruggiti, al senso di inadeguatezza e impotenza evocati nel suo brano precedente, Luna D’Arancia. L’uno conseguenza dell’altro, come tappe di un percorso a puntate di un film.

Di tutto ciò né abbiamo parlato direttamente con Tina Platone.

Ciao! Prima di tutto come stai? Come sta andando questo periodo post pubblicazione del tuo nuovo brano?

Ciaoooo! Molto bene, vi ringrazio, spero stiate bene anche voi!

Questo periodo di post pubblicazione è decisamente più liberatorio, l’attesa di un’uscita è sempre un fascio di nervi! Sono contenta che il brano e il video stiano piacendo, ci abbiamo messo molta cura e passione per questo singolo!

Il tuo progetto come Tina Platone è cambiato nel tempo, qual è stato il tuo percorso? Come sei arrivata dove sei ora, artisticamente parlando?

Sono partita dal suonare cover di canzoni rap e hiphop non mainstream in cameretta, fino a scrivere un ep di canzoni originali nel 2016 sotto lo pseudonimo di Marta. Poi è iniziata una lunga fase di sperimentazione sonora in studio con Turo, volevo avvicinarmi a sonorità più urban ed elettroniche ma che avessero uno stile identitario ed originale. Spero di esserci riuscita, mi sento un progetto molto più a fuoco adesso, forse perchè io stessa mi vedo più nitidamente.

Come abbiamo già detto, Impulsi Elettrici è soltanto la tappa di un percorso più lungo; a che punto del tuo percorso ti trovi ora?

Le canzoni che scrivo hanno un carattere autobiografico spesso, a tratti esistenziale. Mi trovo al punto in cui dopo essermi posta delle domande e aver riflettuto, posso finalmente raccontare quello che ho analizzato e interiorizzato. E’ la fase migliore, quella in cui cristallizzi le lezioni che la vita ti ha dato fino a quel momento. Ovviamente il mezzo che preferisco per comunicare è sempre l’arte, scrivere canzoni. Trovo sia una maniera poetica di collezionare esperienze e imprimerle nella memoria.

Ho letto in una tua precedente intervista che per te scrivere è un processo di guarigione e rivelazione; in che modo la scrittura unita alla musica ti ha aiutato a uscire dai momenti più bui?

Penso che quando ci si sente confusi, persi e affaticati mentalmente, un buon modo di fare ordine sia verbalizzare i pensieri. Parlare di un problema è parte della sua soluzione, o se non lo è, alleggerisce quanto meno la testa. Scrivere mi permette di fare autoanalisi, magari non subito, può capitare di rileggere qualcosa che ho scritto dopo tanto tempo e riuscire a capire meglio cosa mi stesse succedendo.

Del tuo ultimo singolo è uscito c’è anche un video, scritto e ideato da te. Si tratta di una performance di danza con sfondo una casa abbandonata, che significato ha per te questo videoclip? Cosa cerchi di comunicare?

Questo videoclip rappresenta una metafora, quella del barcollare in una mente disfunzionale. Abbiamo scelto di rappresentarlo con una coreografia in una casa abbandonata, dove quest’ultima con il suo carattere fatiscente e decadente rappresenta appunto una mente tormentata, e ogni stanza è un pensiero tossico, negativo. La luce se entra, non la guardiamo mai direttamente e siamo concentrati solo sulle ombre, le nostre. E’ anche un po’ una citazione al mito della caverna di Platone.

C’è un frame molto bello, che apre e chiude il video, in cui si vede Laura (la ballerina) rannicchiata sull’ombra di una finestra, quasi come se fosse imprigionata in quel quadro di luce. Fisicamente nulla le impedise il movimento, ma sembra proprio che sia chiusa li, immobile. Il senso generale del brano e del video è proprio questo. A volte la mente gioca brutti scherzi, il pensiero negativo può essere parecchio disabilitante.

a cura di
Ilde Stramandinoli

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