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“La vita in una sera”: il viaggio notturno dei Rental0012

La giovane band italo-slovena torna con un EP delicato e sognante: la prima tappa di un viaggio tra i meandri della fredda notte friulana.

La noia è spesso uno degli stimoli più efficaci per la creatività. Una sensazione che oltre ad accomunare migliaia di giovani dispersi nelle sonnolente province di tutta l’Italia, i Rental0012 conoscono molto bene. Formatasi tra il 2019 e il 2020 in una Trieste ancora assediata dal Covid-19, questa giovane band è nata e cresciuta in un angolo del nostro Paese che storicamente ha avuto un profondo e vitale scambio culturale con la vicinissima Slovenia.

Questa dicotomia culturale è sicuramente uno dei motori trainanti dei Rental0012. Nei loro pezzi, la band riesce infatti a mescolare senza soluzione di continuità strofe cantate in italiano e lingua slava: una soluzione lirica estremamente peculiare, che rappresenta un interessantissimo unicum in Italia.

Nonostante la loro giovanissima età (tutti i membri del gruppo sono nati infatti nel 2004 ndr), il quartetto friulano si dimostra estremamente permeabile anche a correnti musicali diversissime. Nelle canzoni dei Rental0012 è possibile captare echi shoegaze di band come Slowdive e My Bloody Valentine e l’alternative rock di inizio anni 2000 di Strokes e Foster the People. Sonorità impreziosite da evanescenti sample hip-hop, molto simili a quelli presenti nelle produzioni più chili di Night Skinny.

Una combinazione lirico-musicale che nell’ultimo disco del gruppo brilla più che mai. Uscito lo scorso marzo, “La vita in una sera” è il secondo lavoro dei Rental0012, dopo l’uscita di “Feel the air” (2021), il loro esordio discografico completamente autoprodotto.

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Rental0012, “LA VITA IN UNA SERA” (2023)

Si tratta di un EP che rappresenta la prima parte di una trilogia composta da altri due mini-dischi nei quali la band cercherà di raccontare una tipica serata della provincia friulana passata tra amici: dal tramonto all’alba.

“La vita in una sera”, grazie alla curata spontaneità di brani come “Ljubliana”, “Spegnere il sole” e “Puntini bianchi”, è il primo tassello di un progetto che, se dovesse mantenere uno standard qualitativo così alto, potrebbe rappresentare un’attesissima ventata di freschezza nel panorama musicale indipendente.

Ciao ragazzi è un piacere avervi qui a Posta indipendente. Purtroppo le biografie sul vostro conto sono ancora un po’ scarne. Vi va di raccontarci un po’ di voi? Com’è nato il progetto Rental0012?

Ciao, è un grandissimo piacere anche per noi. Rental0012 nasce a Trieste tra la fine del 2019 e l’inizio del 2020. È un gruppo composto da quattro membri, tutti classe 2004. In un certo senso ci consideriamo figli della pandemia, perché durante quel periodo Ilija Diviacco, adesso chitarrista bassista e produttore del gruppo, aveva cominciato a cimentarsi nella produzione musicale.

Dopo aver preparato un paio di basi Ilija chiese all’amica Giada Fantoma di creare un gruppo musicale al quale, pochi giorni dopo, si aggiunse l’amico Carlo Gabriele Stocchi in veste di batterista. Infine, dopo un paio di mesi, arrivò l’ultimo membro del gruppo, il chitarrista Francesco Petaccia. A dicembre 2021 esce “Feel the air”, il nostro album di debutto. L’album è una raccolta di canzoni nate durante il primo anno del gruppo, quando avevamo ancora quindici anni, ma venne pubblicato molto più tardi per complicazioni tecniche.

Questo disco ci accompagnò in diversi concerti in regione durante il 2022 e queste esperienze ci fecero maturare molto come individui e come gruppo, tecnicamente e creativamente. Fu proprio questo il periodo che ci lanciò appieno nella creazione del nuovo progetto. All’inizio dell’autunno Francesco, per questioni personali, lasciò il gruppo e fu prontamente sostituito da Giovanni Benvenuto, tastierista e produttore.

So che ve l’avranno già chiesto un po’ di volte ma la curiosità, spesso, domina sul timore. Qual è il significato del vostro nome, Rental0012?

Rental0012 non ha un vero è proprio significato. Una sera, sulla chat WhatsApp della band, cercavamo di trovare un nome per il gruppo e ad un certo punto Carlo ha proposto la parola “rental”. È piaciuto moltissimo a tutti, però ci sembrava mancasse qualcosa. Siamo andati a vedere l’ora in cui il messaggio era stato inviato, 00:12 e decidemmo di aggiungerla.

Siete nati sull’asse Trieste-Lubiana. Un’influenza, quella della Slovenia, presente soprattutto nel “bilinguismo” dei vostri testi. Ci sono altri elementi culturali provenienti da quel Paese che ispirano la vostra musica?

Un aspetto della cultura slovena che abbiamo sicuramente acquisito è la loro ricca cultura poetica. La letteratura slovena è piena di poeti veramente incredibili e crediamo che i loro lavori abbiano certamente influenzato i nostri testi in sloveno. Inoltre, crediamo che anche Ljubljana, come città e vibe, abbia contribuito. Ljubljana è uno stranissimo calderone di molteplici culture ed aver vissuto sei mesi lì ci ha fatto aprire gli occhi e ampliare gli orizzonti intellettualmente, creativamente e per le esperienze di vita.

Avete prodotto il vostro disco d’esordio “Feel the Air” in maniera completamente indipendente. Una scelta decisamente punk, alla “Do it yourself”. Cosa è cambiato da allora?

Da allora, in fin dei conti, non è cambiato tantissimo. Continuiamo felicemente ad arrangiarci con ciò che abbiamo e con tanta grinta e passione. La cosa che più è cambiata è la nostra esperienza creativa e tecnica, capacità sviluppate grazie al disco d’esordio e ai concerti dove abbiamo avuto l’opportunità di suonare durante l’estate.

Nei vostri pezzi si avvertono le influenze di tanti generi diversi tra loro: dall’alternative rock all’hip-hop. Ci sono stati degli artisti, sia italiani che internazionali, in grado di influire più di altri sul vostro retroterra musicale?

Fra di noi abbiamo gusti musicali molto diversi quindi è difficile trovare artisti che possiamo considerare retroterra musicale per tutti e cinque. Tra i nomi italiani che possiamo citare ci sono sicuramente Venerus, Deriansky, Verdena e Frah Quintale. Internazionalmente parlando invece ci uniscono Radiohead, Brockhampton, Beatles e Slowdive.

“La vita in una sera” fa parte di una trilogia con cui cercate di descrivere le varie fasi di una serata passata in compagnia. Come sono le notti del nord-est italiano?

Di sicuro movimentate, sono uniche. Purtroppo Trieste non dispone di troppi posti per far festa quindi molto spesso i ragazzi si devono arrangiare. Si cerca di divertirsi e di creare avventure con quello che si ha. Le feste organizzate dalla minoranza slovena ne sono un chiaro esempio. Non sono frequenti come le serate in discoteca, ma quando scopri che ce ne sarà una a breve farai di tutto per non perdertela.

Quale “fase” della serata vi piace di più?

Anche se banale, la golden hour è veramente difficile da battere.

Come mai avete deciso di dividere il vostro nuovo lavoro in tre differenti EP rispetto all’unità di “Feel the air”?

Diciamo che “Feel the air” nasce come una raccolta di brani. Ad un certo punto ci siamo ritrovati con tanti brani e non sapevamo cosa farcene e abbiamo deciso di creare questa sorta di mixtape. “La vita in una sera” invece è un progetto molto più ambizioso. Per darci il tempo sufficiente per produrlo con la calma l’abbiamo diviso in tre, così da poterci meglio concentrare a ogni parte del concept.

Quanto hanno influito la noia e le dinamiche tipiche della provincia sul vostro modo di scrivere canzoni?

Crediamo che le dinamiche provinciali abbiano influito sulla nostra produzione artistica soprattutto dal lato psicologico. Ci siamo abituati a vivere in una città con una scena musicale molto piccola che ci porta ad avere spesso voglia di scappare via da Trieste. Al contempo però, il non avere una scena ben definita ci ha lasciato grande libertà di espressione.

Forse, se il progetto fosse nato in una città come Bologna, saremmo stati subito risucchiati dalla scena indie e ci saremmo subito chiusi in un determinato genere. Al contrario, noi ci siamo evoluti senza avere la pressione di dover appartenere ad un genere. Su questo tema si potrebbe filosofeggiare per ore e non crediamo si possa constatare con certezza se vivere in una città piccola come Trieste sia stata un’influenza positiva o negativa. È certamente una nostra caratteristica fondamentale che ci ha fatto diventare i Rental0012 che tutti conoscete.

Tra quanto potremo ascoltare i sequels di “La vita in una sera”?

Al secondo EP stiamo già lavorando e speriamo possa uscire anche prima della fine di quest’anno, seppur non ve lo possiamo assicurare. Crediamo che la musica e la creatività abbiano sempre bisogno del loro tempo il quale è quasi sempre indipendente dagli artisti.

a cura di
Luca Barenghi

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