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A tu per tu con Jampa Capolongo

Jampa Capolongo è un cantautore che di strada ne ha già fatta, dai suoi primi passi nel 2016 con “Pensieri in scala”: un disco, quello, che già lasciava intuire la dimensione fortemente qualitativa della scrittura dell’artista scuola Formica Dischi. Poi, un lungo stop che si è interrotto solo qualche mese fa, quando Capolongo ha deciso di ritornare sulle scene con un brano come “Non vale di meno”, giusto per ricordare a tutti come si scrive, nel 2022, una canzone d’autore. Oggi, gli facciamo qualche domanda per scoprire insieme “Un giorno lontano da tutto”, il suo nuovo singolo, e il futuro del suo percorso.

Bentrovato, Jampa! Allora, come ti senti al ritorno sulle scene con “Un giorno lontano da tutto”, il tuo nuovo singolo? Era da tanto che non pubblicavi così tanto, e con tale frequenza.

Si è vero, la frequenza non è stato il mio forte ( ride) . Però è anche vero che la vita attraversa varie fasi “lunari”. Questo è sicuramente un momento in cui abbiamo materiale, concepito nel tempo, che stiamo sfogliando e facendo uscire più velocemente perchè c’è un progetto finito alle spalle.

Partiamo dall’inizio: chi è Jampa Capolongo, da dove partiresti per raccontare questa storia?

Da molto lontano ( ride). Lasciando perdere l’asilo nido e le elementari, partirei da quando ho cantato il mio primo brano e cioè a 10 anni circa da un terrazzo di un appartamento al 12° piano ( che avevo scambiato per un palco) dove abitavano allora i miei nonni .Da li la musica non mi ha più lasciato ed io non ho lasciato più lei.

Hai pubblicato un disco, nel 2016, che aveva già fatto intuire la tua predisposizione alla scrittura impegnata… cosa ne pensi della scena autorale di oggi? Dove si trova oggi la “canzone d’autore”, secondo te?

Bella domanda, ma di difficile risposta.

La musica oggi è cambiata e questo – intendiamoci – non è mai un male.

L’evolversi degli stili, delle forme d’arte è una forma di trasformazione che va sempre salvaguardata. Oggi l’autore è diverso, vive di un linguaggio figlio della comunicazione globale, del pensiero veloce e dell’abitudine a consumare in fretta.

Di conseguenza anche la creazione della canzone è sintonizzata a questo nuovo modo di fruire ribaltando regole che sembravano sacre e assodate.

Ci sono tantissimi autori giovani che sanno magistralmente cavalcare la loro generazione e altri che “copiano” semplicemente quello che va sul momento.

Ecco, io cerco la musica degli altri e la mia nella sacca dell’autenticità.Non importa lo stile che fai, come scrivi e a che generazione appartieni. Ma se non sei autentico, se indossi un abito che non è il tuo , si vede e si sente.

Leggiamo dalle tue note stampa che il tuo ultimo singolo nasce a Berlino. Ci racconti meglio?

Sì, un viaggio a Berlino di qualche anno fa. Un viaggio importante che feci da solo, anche per catturare meglio tutte le sensazioni che stavo cercando. La prima idea del brano è nata in un club ( il Gretchen) una notte d’inverno. C’era un DJ che suonava Drum’n’bass e mi rimase in mente la cellula ritmica della batteria che poi ho scelto e che nel disco è suonata da Daniele Pacini. Da li, la mattina dopo nacque la strofa.

Si parla d’amore, ma in qualche modo anche di introspezione, di confessione a cuore aperto. Quanto c’è di terapeutico nel tuo scrivere? Ecco, perché scrivi?

C’è molto di terapeutico e tanto di confessione. Si dice che chi ha il dono della scrittura, risparmi i soldi dello psicologo (ride). A parte le battute, scrivere è davvero una forma di terapia dell’anima, un’ascesi che si codifica attraverso le parole e la melodia. E secondo me un’opportunità immensa di navigarsi dentro. Io scrivo per esigenza, perchè l’impulso di raccontare quello che sento e di esprimerlo è più forte di tutto.

E se invece ti chiedessimo “per chi scrivi”?

Scrivo per me stesso, proprio in relazione a quanto scritto sopra. Poi, se qualche persona si rivede in quello che dico, è una gioia immensa che ha a che fare con la condivisione e la partecipazione.

Si sente che hai nelle corde un certo tipo di ascolti: fai la tua “discoteca” personale, infilaci cinque dischi che non possono mancare dalla tua selezione di ascolti.

Cinque sono pochi, ma ci provo:

An Awesome Wave – ALT-J

Kid-A – RADIOHEAD

Song in a minor – ALICIA KEYS

Fisiognomica – FRANCO BATTIATO

Post – BJORK

a cura di
Redazione

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