Venerus + Sons of Kemet – Locus Festival – 10 agosto 2022
Venerus e i Sons of Kemet suonano nella bella cornice della Valle D’Itria all’ormai celebre evento musicale del Locus Festival. La redazione di Posta Indipendente era presente per assistere alla magnifica esplosione di suoni della band londinese e del giovane polistrumentista milanese
La Puglia è culla, ormai da un po’ di anni, di musica nuova e sperimentale grazie ad eventi unici, creativi in meravigliose cornici che rendono singolari l’esperienza del live. Il Locus è uno di quei festival che contribuisce a creare l’immaginario di una regione, quella pugliese, che punta a valorizzare le sue bellezze e a combinarle con live di grandi artisti. Collocato in Valle d’Itria, il Locus Festival situato, nello specifico, nella masseria Ferragnano ha ospitato, mercoledì 10 agosto, un insieme di artisti che hanno fatto, di sicuro, emozionare il pubblico. I Sons of Kemet e Venerus, preceduti da Maria Chiara Argirò, hanno coinvolto i presenti in un due concerti che mirano a celebrare la potenza comunicativa della musica.
Il jazz incontrollabile dei Sons of Kemet
La band britannica che ha ripensato in chiave contemporanea il genere Jazz si è esibita sul palco del Locus quasi in perfetto orario dopo il bel concerto d’apertura di stampo elettronico dell’artista Maria Chiara Argirò. Il pubblico ha aspettato trepidante l’arrivo dei cinque musicisti, ansioso di lasciarsi trasportare da sonorità impetuose, sonorità capaci di far ballare anche i più timidi spettatori.
Il gruppo guidato dall’incredibile sassofonista Shabaka Hutchings ha presentato il suo ultimo lavoro dal titolo “Black to the future!” un assurdo mix di Jazz e musica afro che riprende, anche, ritmicità caraibiche. Grazie ai Sons of Kemet realtà attuale e tradizione si mescolano sorprendentemente mentre schierano tra le fila dei loro componenti musicisti di un certo calibro tra cui Tom Skinner il quale collabora anche ad un progetto parallelo con gli Smile di Thom Yorke.
In preda ad una vera e propria esplosione musicale che dimostra che per riempire un palco è necessario saper suonare, ma suonare davvero bene, sembra quasi impossibile distinguere i vari brani. Questi si susseguono in un continuum sonoro che lascia senza fiato e noncuranti del mondo attorno.
È il momento di Venerus
La notte di San Lorenzo è fatta per i “duri a morire”. Di fatti il cantautore Andrea Venerus, noto semplicemente come Venerus, entra sullo stage del Locus poco più tardi di mezzanotte. Insomma, per il giovane pubblico rimanere svegli e attivi, dopo il bellissimo live dei Sons, è sembrata una vera e propria dichiarazione d’amore. Venerus si presenta con una schiera di musicisti/amici pronti a non tradire le aspettative dei loro appassionati. Sul palco, il cantante & company si rivelano perfettamente all’altezza della situazione grazie ad una musica che combina rock anni ’70, elettronica e perfino il jazz.
Mette in scena, così, uno spettacolo emozionante con pezzi più recenti come “Sei acqua”, una lunga richiesta di amore e “Brazil”, cantata sul finale insieme ad un pubblico sì stanco ma completamente in estasi. La scaletta non tralascia brani per così dire “più vecchi” antecedenti all’exploit vero e proprio degli ultimi anni come “IoxTe” e “Non ti conosco”. Dall’EP “Love Athem” ripesca la canzone “Love Anthem NO 1” mentre sempre tra la lista dei singoli più nuovi riprende “Ogni pensiero volo” e “Canzone per un amico”.
D’altronde, il live di Venerus si è svolto tutto all’insegna dell’amicizia e della condivisione di una stessa passione da parte del suo gruppo. Gli artisti sono stati in grado di creare atmosfere oniriche e di dare vita ad un ritmo scisso tra più generi ma che forma, senz’altro, una musica senza tempo.
a cura di
Noemi Didonna