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Francesca Palamidessi e la sua intima “Ultramarine”

“Questa canzone vuole infondere il coraggio di scegliere se stessi” spiega Francesca in questa intervista sul suo singolo “Ultramarine”.

Francesca Palamidessi è una compositrice e produttrice romana classe ‘91. Negli anni ha collaborato e dato vita a diverse realtà musicali, sperimentando anche stili differenti. Francesca è un’artista che sa spaziare tra diversi generi con una naturalezza impressionante, avant-pop, synth-pop, jazz e molto altro, queste sono le sue influenze, questi sono gli strumenti che usa per mettere se stessa all’interno della musica che produce.

Studia canto tra l’Italia e il Belgio e si laurea in jazz, nel mentre scopre un vivo interesse verso la manipolazione elettronica della voce, l’improvvisazione e il sound design, per poi laurearsi anche in musica elettronica e ingegneria del suono. Le sue canzoni esplorano immaginari evocative, come echi di suoni del mondo reale, mescolati e tenuti insieme dall’elettronica. Voci vicine e lontane.

Nel 2022, dopo l’ultima pubblicazione con il progetto Brujas, decide con estrema consapevolezza di voler riprendere il percorso da solista che si inaugurerà con la pubblicazione, il 21 aprile 2023, di “Ultramarine“, primo singolo estratto dal suo prossimo album. 

Ciao Francesca, è un piacere intervistarti per posta indipendente! Vorrei aprire le danze chiedendoti come pensi che verrà accolto il tuo singolo “Ultramarine”?

Ciao a te! “Ultramarine” è il primo brano di un nuovo capitolo musicale per me. Non ho un’idea precisa di come possa essere accolto, ma spero possa risvegliare negli ascoltatori curiosità e interesse, anche in vista delle uscite successive. Si tratta di una canzone onesta e dritta al punto; credo che, come in tutte le cose artistiche, troverà chi ne ha bisogno.

Continuando a parlare del pubblico che si relaziona alla tua musica, chi pensi possa maggiormente apprezzare il brano?

È un’ottima domanda, dato che sto cercando di trovare il mio pubblico e capirlo meglio. Sicuramente chi ama la musica moderna, ma ha un bagaglio di ascolti esteso e un’attitudine verso l’unicità. Io ho una formazione molto variegata e questo mi rende poco suscettibile alle mode, alle correnti, creo ciò che mi piace perché sono libera di farlo; credo che i miei ascoltatori siano principalmente appassionati di musica, che non si accontentano di ciò che gli viene proposto.

Le tue uscite da solista sono fortemente caratterizzate da produzioni non esattamente convenzionali, la tua è musica che va ascoltata dall’inizio alla fine in ogni suo particolare. A tal proposito ti vorrei chiedere com’è avvenuta la produzione di “Ultramarine”?

Ho scritto e pre-prodotto Ultramarine da sola, in un giorno; è stato l’ultimo brano di questo disco che ho scritto, ma ho deciso di pubblicarlo per primo.
Una volta chiuso, ho sentito l’esigenza di trovare qualcuno che potesse aiutarmi a renderlo più profondo ed incisivo a livello di sound. Ho avuto la fortuna di trovare Mauro Meddi, in arte Madd3e, che oltre ad essere un producer incredibilmente talentuoso, è anche stato il primo ad aver capito ciò che sto facendo. In poche parole ha completato il quadro, inserendo esattamente ciò di cui c’era bisogno, rispettando l’idea originale e arricchendola con la sua sensibilità. Non avrei potuto chiedere di meglio!ù

Ci sono particolari artisti o uscite recenti che ti hanno influenzato per la produzione del tuo ultimo singolo?

Si, certamente. Sono una grande fan di Pripyat di Marina Herlop, uscito nel 2022, e da lei ho assimilato la voglia di fare elettronica senza regole. Poi Eartheather, Caroline Polacheck, Arca, Holly Herndon. Ascolto sempre moltissima musica, di artisti più o meno underground, ma provo a dimenticarmene quando scrivo e produco; il rischio di perdersi nell’identità di qualcun altro è molto alto!

Come mai la scelta dell’inglese per il testo?

Questo è un argomento complesso…posso rispondere “perchè no”?

Io sono italianissima, ma avendo vissuto all’estero ho scritto per anni solo in inglese, e per qualche motivo mi sembra una forzatura non farlo. Dico così perché mi è stato consigliato tante volte da quando vivo di nuovo in Italia di smetterla con l’inglese. Tra l’altro (questo potrebbe essere un motivo più concreto e razionale) credo che io debba puntare ad un pubblico internazionale a prescindere dalla lingua; ho deciso anche qui di non darmi una regola e scrivere in qualsiasi lingua mi venga in mente.

Il brano con le sue sonorità, il suo stesso titolo e anche la copertina evoca ambienti marini, freddi, profondi. Ma quello raccontato nel pezzo è un viaggio anche personale e intimo. In che modo Francesca si inserisce in questo ambiente? Raccontaci la tua interpretazione.

Questo è un brano molto personale, che racconta qualcosa che conosco da vicino. L’immaginario freddo, scuro e profondo, è simbolo dell’abisso della nostra interiorità, che è il luogo dal quale canto questa canzone. Il blu oltremare era il più pregiato e costoso pigmento utilizzato dai pittori del rinascimento. Da secoli simboleggia la purezza e l’umiltà. Ha un’elevata resistenza alla luce, al calore e alle sostanze corrosive. Come me, che ho una elevata resistenza alla sofferenza.

Così, per mettere le mie emozioni al primo posto, vivo dei grandi conflitti; solo negli ultimi mesi sto iniziando a farlo, ed è liberatorio da un punto di vista sia personale che artistico. Questa canzone è un mantra che vuole infondere (a me, e forse anche a qualcuno là fuori) il coraggio di scegliere se stessi, di volersi bene, e di affrontarne le conseguenze: potrebbe sembrare una cosa da poco, ma scegliere di essere felici è una delle cose più potenti che possa capitare ad un essere umano.

a cura di
Matteo Cantergiani

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