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Intervista e curiosità, conosciamo meglio Caldoinverno

Classe 1998, Caldoinverno è il nome d’arte di Lucio Badalamenti, cantautore originario di Palermo e trapiantato a Bologna. Il progetto è figlio degli anni di sperimentazioni e concerti condivisi con gli amici: nato nel 2018 come duo, è proseguito da solista l’anno successivo fino ad oggi, quando si è fatta strada la volontà di dare forma definitiva alle sue canzoni.

Ciao Caldoinverno, è un piacere averti su Posta Indipendente! Come prima domanda vorrei chiederti come mai il progetto Caldoinverno da duo è diventato solista? Che rapporto hai con Fratta (Federico)?

Ciao, il piacere è davvero tutto mio. È vero, il progetto è nato come duo da un lungo legame di amicizia e di condivisione artistica molto intima. Purtroppo per quanto fossimo sintonizzati sugli stessi obiettivi musicali (intendo il sound e il gusto per gli stessi riferimenti) non era un sodalizio destinato a durare per ragioni di…carattere! Eravamo davvero due teste calde e due persone molto cocciute, rischiavamo di non essere mai d’accordo sulle scelte banalmente logistiche, alla lunga probabilmente ci siamo stancati e abbiamo smesso di provare. Poi io ho continuato e ho riutilizzato il nome del progetto. Fratta è e rimarrà sempre una delle persone più strette e a cui voglio più bene. È un amico di infanzia con cui sono cresciuto, non potrebbe essere diversamente. Provo solo stima e enorme affetto per lui.

Il nome Caldoinverno è una contraddizione tra la buia stagione e il conforto di un tepore familiare. Puoi spiegarci meglio che significato ha per te?

Caldoinverno è un ossimoro, il concetto in effetti si avvicina molto al voler trasmettere un contrasto interiore, poi in realtà il significato che gli ho sempre dato è di un sentimento preciso, quasi diagnostico. È quel sentimento di comfort nel dolore, quella dipendenza che ognuno di noi a volte sente nel pensiero negativo. Insomma un po’ quel “differir la vita” che dà il piacere profondo del gioco con i bordi e i burroni del pensiero.

Il brano “Questa stanza” è nato durante la quarantena, come hai vissuto quel periodo? La musica ti ha aiutato a non sentire il peso di essere chiuso in casa?

Il periodo della quarantena è stato, come per tutti, un periodo difficile, di grande riflessione e introspezione. Non avendo possibilità di fare altro, mi sono dedicato completamente allo studio e alla ricerca di nuovi stimoli, cercandoli soprattutto nella letteratura e nella musica. “Questa Stanza” è un pezzo nato per estendere dei confini stretti e claustrofobici, per trasformare uno spazio chiuso e piccolo in aereo e libero.

Era come se potessi allo stesso tempo essere un tutt’uno con quell’ambiente ma allo stesso tempo estrarlo dal mondo concreto e portarlo in una dimensione onirica o semplicemente astratta. È stato un modo per evadere metaforicamente dalla quarantena, quindi sì, la musica mi è stata vicina quasi come una persona amata.

Anche il brano “Divento un niente” rimane sulla stessa scia di sensazioni che trasmette “Questa stanza”. Si tratta di una scelta stilistica vera e propria? Attraverso i tuoi pezzi, vuoi esprimere completamente te stesso?

Sono due pezzi un po’ (forse tanto) malinconici, non a caso li ho voluti pubblicare di seguito, sono due sfumature di un sentimento che direi “blu”. Il sentimento della nostalgia nel caso di “Questa Stanza”, una nostalgia un po’ sognante, eterea, inafferrabile. “Divento un Niente” la vedo un po’ come un’evoluzione, una fase successiva, un rendersi conto di essere nel cuore più concreto di qualcosa che prima si avvertiva soltanto, è un pezzo più materiale di fatto.

Dato il tuo stile quieto, armonico ed emozionante, chi vorresti avere con te in un brano? Con chi sceglieresti di fare un featuring? E perché?

Ci sono tantissimi artisti emergenti che ho conosciuto nel tempo, alcuni di Palermo, altri a Bologna, devo dire che con loro sono sempre cresciuto tantissimo scambiando emozioni autentiche e sincere; uno di loro è Hadam Soré, per certi versi il mio padrino musicale, un amico intimo che è diventato un vero tassello fondamentale della mia vita. Abbiamo scritto pezzi insieme, ha registrato una prima versione embrionale di “Questa Stanza” e un altro brano che uscirà in futuro, eppure non abbiamo mai fatto uscire un pezzo insieme, credo sia la prima persona a cui penserei.

a cura di
Giulia Prete

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