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“Liquore” è il nuovo singolo di Margherita Zerbini

L’artista emergente reggiana ci propone un nuovo brano sofferente e disilluso, in cui scappa da una realtà troppo stretta gettandosi nel contenuto di un bicchiere. Oggi ne parliamo insieme a lei.

Ecco Margherita: nasce a Guastalla (RE) nel 1998. Si avvicina alla musica e allo studio della chitarra in giovane età, iniziando i propri studi con Cristiano Maramotti e Marina Santelli. Attratta dal Pop Soul dagli anni ’60 ai giorni nostri, scrive i primi brani originali chitarra e voce; immagini, ricordi, profumi d’infanzia.

Tra attività live e studio di registrazione nel 2018 inizia il percorso di studi al Conservatorio di Mantova L. Campiani, dove attualmente frequenta i corsi di chitarra e canto jazz. Questo studio porta alle sue composizioni influenze moderne e nuove collaborazioni, tra cui quella con Francesco Caliendo, che è un bassista, compositore e producer.

Proprio da questa collaborazione nasce questo nuovo brano, singolo d’esordio in uscita il 18 settembre 2021 su etichetta Sun Village Records per la distribuzione di Believe International.  

Foto di Margherita

Ciao Margherita! Oggi parliamo del tuo nuovo singolo “Liquore”. Ma raccontaci dall’inizio: come è nato questo progetto?

Io ho sempre suonato la chitarra e cantato pezzi sul genere pop/soul e blues. Lo stile è quello di Norah Jones, Pino Daniele, Nina Simone. Successivamente, invece ho spostato la mia attenzione sull’elettropop, sullo stile per esempio di Little Dragon o Moonchild, dove i pezzi riescono ad avere un senso compiuto anche senza una struttura ben definita con strofe e ritornelli. In particolare mi piace la vena jazz che si può sentire spesso nell’arrangiamento. In quarantena mi sono messa quindi a scrivere questi tre brani, che verranno rilasciati ogni tre o quattro mesi, insieme Francesco Caliendo. Lui è un bassista e produttore che nasce proprio dal jazz puro.

È un personaggio molto “inquadrato” sul suo genere?

È “inquadrato” ma non troppo ahah! Sono riuscita in questo progetto a metterci anche del mio, anche se non è sempre facile, con chi ha una impostazione precisa.

Leggevo che Francesco è figlio d’arte.

Esatto, suo papà Lucio è, fra le altre cose, percussionista e oboista di Paolo Conte, ha suonato anche con Vinicio Capossela. Abbiamo anche fatto un progetto insieme per il libro “Il Canto degli uccelli e il suo ritmo”.

Scusa?! Un accompagnamento musicale per un libro?!

Esatto! C’è questa parte in cui spiega come tutte le melodie nascano dal canto degli uccelli e un QR code che rimanda a un link per ascoltare la colonna sonora del libro.

Veramente pazzesco, non conoscevo niente di simile.

Sì, quando ci penso mi viene sempre in mente il film di Shrek, dove Fiona ripeteva il canto degli uccelli!

È vero, mi ricordo questa parte! Ma tornando alla tua musica, ti vorrei chiedere cosa possono cercare le persone nel tuo lavoro.

In tanti mi hanno detto una cosa che non pensavo riuscissero a cogliere. Per quanto io possa essere un’anima timida, delicata, intima, le persone spesso riescono a trovare una parte “grunge” di me, pur non facendo musica di quel genere. Spesso colgono questa parte più rabbiosa e riescono a rispecchiarsi.
C’è un aspetto di “Liquore” che ritengo molto importante, questo tentativo di vedersi dal di fuori che rende più consapevoli della parte più profonda di noi, e spero che venga colto.

“Liquore” nasce da un episodio specifico o riunisce più storie con un denominatore comune?

“Liquore” nasce da tanti stati di animo e situazioni diverse, storie che portano a ritrovarti sempre nello stesso punto.
In Liquore mi sento parte del liquore stesso, descrivo quella situazione in cui si perde un po’ il controllo di se stessi ma alla fine è quello che ci serve, no? Per renderci più consapevoli, più lucidi ed essere anche un po’ più sicuri. Poi io sono sempre stata una persona un po’ insicura… Da adolescente ho fatto dei periodi lunghi di solitudine in casa, non stavo benissimo, non volevo mai uscire.

E’ la paura di soffrire?

Non so, forse paura della vita stessa. Ho sempre avuto un sacco di ansia e attacchi di panico, sai quando sei adolescente che stai crescendo e non sai cosa ti succede. Per me il periodo più bello e più brutto allo stesso tempo. Una sorta di agrodolce.  

E’ vero! Infatti, ho dei bei ricordi, ma allo stesso tempo stavo talmente male che non saprei dire se tornerei indietro oppure no.

Si, hai la fortuna che hai sempre i genitori che pensano a te, ma alla fine è un’età terribile perché pur sentendoti invincibile hai tutti quei problemi dell’adolescenza che ci serve combattere per poi affrontare la vita.

“Liquore” è figlia della pandemia?

Il testo è nato prima, ma la parte musicale è nata durante la pandemia, quando ho scoperto i generi di cui ti raccontavo all’inizio e li ho integrati nello stile che ho sempre avuto. Poi comunque, dal vivo spesso la suonerò “chitarra e voce” quindi la farò in tutti i modi.

Ho visto che sulla copertina del singolo ci sei tu fotografata in una vasca da bagno.

In casa mia c’è questo bagno che avrei sempre voluto sfruttare per delle foto, allora mi sono detta che questa poteva essere l’occasione giusta! Nei prossimi singoli ci saranno sempre bagni diversi. La dimensione intima e privata del bagno ricorda anche un po’ il periodo di lockdown in cui eravamo confinati nella nostra dimensione personale.

Volevo salutarti con la domanda più importante, naturalmente: di che sapore sa “Liquore”? Cosa mi consigli di bere?

(Ride) Guarda non sai cosa c’è dietro! In quarantena mi sono fissata coi liquori e ne ho fatto tipo 13 litri. Facevo liquori di tutti i generi. Ma “Liquore” credo che sappia di Disaronno, è uno dei miei preferiti. Sa di amaretto.

Allora grazie Megghy e alla prossima, dal vivo spero!

Speriamo di sì! Ciao!

a cura di
Marco Zerbinati

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