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Intervista a Le Rose e Il Deserto per l’uscita di “Salgari”

“Salgari” è un brano che parla di avventura. Un’attrazione che diventa pericolosa, ammaliante, golosa, come “una caramella da scartare”. Si corre il rischio di prenderci gusto, molto gusto, ma le pagine di questa avventura vanno tenute ben nascoste.

Le Rose e Il Deserto è il progetto artistico di Luca Cassano, un po’ calabrese, un po’ pisano, attualmente milanese. 

Come un Tuareg, Luca osserva le dune metropolitane alla ricerca delle poesie che spontaneamente affiorano dalle sabbie della sua immaginazione. Il testo è al centro della sua ricerca: il suo interesse è nei suoni e nelle immagini che le parole da sole, anche senza musica, sono in grado di evocare. Le Rose e Il Deserto è un progetto con due anime; l’esigenza di esternare le proprie inquietudini, le paure e le passioni, la malinconia e dall’altro la voglia di gridare contro le ingiustizie che quotidianamente osserviamo.

Nel 2018 Luca decide che è arrivato il momento di lanciare un progetto con cui portare sui palchi le canzoni che nel frattempo prendevano vita. Dopo il primo anno e mezzo, in cui si muove sui palchi di Milano e della Lombardia, nell’autunno 2019 il progetto entra in studio, presso le Manifatture Morselli Recording di Modena per registrare l’EP d’esordio, intitolato “Io non sono sabbia” pubblicato per PFMusic nel giugno del 2020. Nel marzo 2021 Le Rose e Il Deserto ha anche pubblicato la sua prima raccolta di poesie, intitolata “Poesie a gettoni vol.1“. 

Le Rose e Il Deserto ha avuto il piacere di aprire i concerti di Gnut, Bianco, Nicolò Carnesi, The Niro, kuTso, Sandro Joyeux, Gianluca De Rubertis, Federico Sirianni, Livia Ferri, Andrea Labanca e Rufus Coates & Jess Smith.

Ciao Luca, cosa ti ha spinto a scegliere proprio “Salgari” come titolo di questo singolo piuttosto che altri riferimenti fatti nel brano?

Ciao! La canzone parla di un’avventura: non è ben chiaro se sia un’avventura reale oppure immaginata, sognata. E chi meglio di Emilio Salgari potrebbe aiutare uno scrittore di versi a parlare di avventura?

Questo brano impersonifica una confessione a una persona speciale o è un brano basato su parole non dette che ora ritornano per il rimorso di non averle mai confessate?

Né l’uno né l’altro.

Mi piace sempre dire che nei miei versi ci sono un paio di briciole di verità in mezzo ad un prato di bugie: questo espediente mi serve per parlare di me senza espormi troppo. “Salgari” non è altro che la fotografia poetica di un desiderio (o forse il racconto trasfigurato di come questo desiderio sia divenuto realtà: chi può dirlo).

Ho notato che il brano cresce molto per l’ascoltatore, parte lento per poi cercare di coinvolgere e inglobare sempre di più in questo mondo di immagini che hai saputo architettare. Era per caso una delle intenzioni o è un effetto risultato una volta portato a termine il brano?

Se dicessi che lo sviluppo musicale del brano è figlio del caso Martino Cuman (il produttore del disco) verrebbe a cercarmi sotto casa.

Ovviamente tutto nella musica di “Salgari” (e di tutti i brani che comporranno il disco da cui “Salgari” è estratto) è stato pensato e studiato nel dettaglio. Questa attenzione alla musica, a ogni singola parte di ogni singolo strumento ci (a me e a Martino) è servita per fare da contrappeso alla mia scrittura che invece ha spesso dei connotati molto istintivi.

Ascolta “Salgari” su Spotify.
In merito alle innumerevoli immagini elencate sono curioso di come ti siano venute in mente. Alcune sono davvero particolari e affascinanti come “un tuffo in mare aperto fuori stagione o “l’impeto di una risata in faccia alla paura”. Cosa le ha ispirate?

Come ti dicevo, la mia scrittura è quasi sempre istintiva: parto da un lampo di ispirazione (nel caso di “Salgari” fu la “caramella da scartare”, immagine fanciullesca ma allo stesso tempo voluttuosa) per poi dare completa libertà alla penna, che nella maggior parte dei casi va avanti da sola o quasi (difficilmente, per esempio, torno a correggere/riscrivere versi scritti in precedenza).

Sono stato e sono un lettore famelico: credo che il serbatoio di parole ed immagini che ho accumulato negli anni sia direttamente connesso alla pagina con nel mezzo il solo filtro del cuore.

Per quanto riguarda il “tuffo in mare aperto fuori stagione”…beh, io sono figlio del mar Jonio (fino ai diciotto anni ho abitato in una casa praticamente sulla spiaggia) e i bagni fatti ad Aprile/Maggio e a Ottobre, posso garantirti, sono quanto di più vicino possa esistere al concetto di Sublime.

Una domanda riguardo invece al futuro, “Salgari” rispecchia il mood e lo stile dell’album in arrivo o è uno di quei pezzi, spesso presenti negli album, un po’ distaccati dal resto e diciamo “autonomi”?

Io sono un cantautore vecchio dentro.

Il disco da cui “Salgari” è estratto non è un concept album ma le dieci canzoni che lo compongono sono comunque tutte profondamente legate fra di loro da un paio di viaggi che ho voluto nasconderci dentro; uno di questi viaggi riguarda appunto la musica che si svilupperà dalla prima all’ultima canzone del disco. Non ti svelo altro.

A presto.

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a cura di
Luca Montanari

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