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Robot Festival day 2 – DumBO, Bologna – 11 ottobre 2024

Si è svolto ieri il secondo giorno del Robot Festival, storico evento di musica elettronica e non solo, giunto alla sua quindicesima edizione

Come recita il sito dell’associazione Shape, promotrice primaria del Robot Festival:

roBOt è un festival internazionale di musica elettronica e strumentale contemporanea ed arti digitali che intende esplorare lo stato dell’arte dell’offerta culturale più recente, indagandone le caratteristiche maggiormente d’avanguardia ed il loro rapporto con la tradizione.

Per chi non lo conoscesse è infatti uno dei festival più conosciuti e attesi a Bologna. Vengono spesso utilizzati diversi spazi anche inusuali per mettere in scena installazioni visive site-specific accompagnate sempre da musica elettronica a racchiudere il tutto.

Quest’anno abbiamo avuto l’onore di essere presenti al Robot Festival per il suo quindicesimo anno di attività. La prima cosa che ci ha colpiti è stata la presenza alla cassa di cinque sordo-muti; subito ci ha stranito molto poi ci siamo ricordati che magari questa può essere una delle rarissime occasioni dove possono udire effettivamente qualcosa. Il Robot si può dire quindi sia anche inclusivo da questo punto di vista.

Ci è capitato di andare ad altri festival di musica elettronica come il Decibel Open Air o il Node Festival, ma abbiamo imparato che ognuno ha le proprie peculiarità e quindi vale la pena esplorarli tutti per vedere cosa la mente umana possa concepire giocando con il senso dell’udito e spezzando rispetto alle solite note a cui siamo abituati quotidianamente.

Fennesz – Mosaic

Ad aprire la serata ci ha pensato un’installazione di luci e suoni che illuminava l’intero Binario Centrale di diversi colori caldi a ritmo di musica ed è stato utilizzato ogni volta per intrattenere durante il cambio palco. Il primo set è stato forse il più particolare dei tre a cui siamo riusciti a essere presenti. “Mosaic” è stato ideale come scelta di nome perché Fennesz ha strutturato il proprio set come tanti momenti diversi con gamme di suoni totalmente differenti che uniti hanno regalato questa esibizione.

Non siamo dei grandi esperti del settore, ma sembrava che a ogni momento corrispondesse uno stato della materia. A inizio set c’erano luci e colori freddi con suoni “liquidi” che ricordavano in qualche modo l’acqua, per poi passare a metà set a qualcosa di “gassoso” grazie all’uso della chitarra e alla fine l’esibizione ha visto suoni più corposi e “duri” che possiamo interpretare come lo stato “solido”. Non sappiamo se siamo stati coinvolti così tanto al punto da esserci immaginati questa suddivisione, ma a noi piace questa lettura.

Valentina Magaletti e Nìdia

Un giochino divertente che abbiamo messo a punto per spezzare un po’ tra le varie esibizioni è stato quello di andare nell’altra sala con musica elettronica più classica. Ottima trovata per dare respiro anche a queste esibizioni che possono “pesare” abbastanza senza pause e soprattutto se non si è troppo “abituati”.

Il secondo set è consistito in suoni più “tropicali” e in cui si è iniziato a muovere qualche passo. Questo set aveva suoni più caldi e incalzanti del precedente, aveva quasi elementi tribali. Il live in questo caso si è incentrato molto sull’uso delle percussioni come elemento fondante. Bisogna anche dire che lo spazio a questo punto si era ben riempito e quindi l’atmosfera con il pubblico ha aiutato sicuramente ad accompagnare questo set.

Marie Davidson

Per l’ultimo set non siamo rimasti troppo, purtroppo non siamo degli animali della notte come gli altri partecipanti, tra i tre però è quello che ci ha entusiasmato di più. Le vibrazioni e le percussioni sono state le protagoniste in questo caso rendendo il set quello più tradizionale dei tre. Marie Davidson infatti è stata anche la prima a usare la voce per accompagnare il resto dei suoni. A questo punto il pubblico si è messo a ballare per davvero, ma noi abbiamo dovuto abbandonare la nave.

Conclusioni

Ripetiamo che non siamo grandi esperti, ma sentendo critiche sull’acustica del Binario Centrale del DumBo eravamo preoccupati che anche questo evento potesse non rendere effettivamente. In realtà per spettacoli “classici” visti nel passato dò conferma a queste voci, ma per quanto riguarda questo tipo di set ci è sembrato conforme.

Non è proprio il nostro genere di musica, ma alla fine ci siamo divertiti e soprattutto abbiamo ascolto nuovi orizzonti del suono. Questo non può che farci piacere perché ci siamo arricchiti ulteriormente nel nostro bagaglio personale. Grazie Robot Festival e non perdetevi le prossime serate!

a cura di
Luca Montanari

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