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“Valeriana”: La Rivoluzione Interiore di Pietro Falco tra Ansie e Funky Groove

“Valeriana”, il nuovo singolo di Pietro Falco pubblicato lo scorso 25 settembre, anticipa il suo album di debutto.

Con un groove che mescola basso funky e ritmo blues su una struttura pop, il brano esplora la crisi esistenziale dei trentenni, quella sensazione di smarrimento e incertezza nelle scelte di vita. Pietro riesce a fondere la nostalgia per l’idealismo giovanile con una critica alla realtà moderna, dove la lotta per il cambiamento sembra limitarsi a un post sui social.

Nel ritornello, il tema si fa più personale: l’amore diventa una sorta di “mare nella testa”, capace di placare ansie e paure, come la valeriana fa con la mente. Pietro accenna a problematiche come ansia e attacchi di panico, svelando il desiderio di ritrovare la spontaneità dell’infanzia.

Il brano si chiude con un messaggio forte: la vera rivoluzione è il cambiamento interiore, la capacità di affrontare e trasformare se stessi. Qui la nostra intervista:

Ciao Pietro, “Valeriana” tocca il tema della crisi esistenziale, con il senso di smarrimento e la paura di aver compiuto scelte sbagliate. C’è stato un momento specifico nella tua vita in cui ti sei trovato a vivere queste emozioni, e come sei riuscito a trasformarle in musica? 

Ciao! Beh, praticamenti tutti i giorni! Sono una persona che riflette tantissimo su tutto quello che fa, mi metto costantemente in discussione per cercare di migliorare me stesso e il rapporto con gli altri. Chi mi vuol bene, spesso mi dice che dovrei tranquillizzarmi un po’, ma ci riesco con la musica, la mia valeriana. 

Nella canzone, parli del contrasto tra il desiderio di rivoluzione giovanile e la realtà attuale, in cui la lotta sembra ridursi a un post sui social. Credi che questo disincanto sia una caratteristica della nostra generazione?

Assolutamente. Io ricordo benissimo quando ci si incontrava al bar e tra una cazzata e l’altra si parlava anche di quello che c’era intorno a noi, proponendo iniziative, piccole rivoluzioni… 

Poi i social hanno preso il sopravvento e l’unica cosa che è venuta fuori sono i commenti pieni di odio verso chiunque faccia qualcosa. Per il resto, vedo pochissima empatia tra le persone. 

Nella seconda strofa accenni, con delicatezza, a problematiche come gli attacchi di panico e l’ansia. Quanto è stato difficile per te parlare di questi temi nella canzone? Hai trovato nella musica un rifugio o uno strumento per affrontare questi stati d’animo? 

In realtà è stato abbastanza semplice. L’ avevo già fatto parzialmente in un’altra canzone del 2022, No panic, seppure in modo più superficiale. La scrittura è la mia auto-terapia, mi aiuta sempre a capire e ad incontrare me stesso. Ad oggi non soffro più di attacchi di panico, ma quel filino di ansia mi accompagna ancora. Chi mi sta intorno mi ritiene sempre “preso bene”, cerco di seminare positività, per quanto possibile, e questo spiega anche la scelta di utilizzare il pop come genere musicale. 

Il desiderio di tornare a una condizione di spontaneità e sincerità tipica dell’infanzia attraversa il brano. In che modo la tua infanzia ha influenzato il tuo approccio alla vita e alla musica? 

Sono molto legato alla mia infanzia, così come agli anni 90. Mi aggrappo ancora a quel frammento del bambino che fui, rimasto dentro di me. Cerco di non perdere la spontaneità o di godere di quella fiammata di un’emozione intensa. Ovviamente tutto questo influenza tantissimo la mia musica. Non lavoro tantissimo ai testi, li scrivo in 5 minuti e poi cambio qualche parola. Mi piace conservare il flusso di pensieri che viene fuori in un istante, all’improvviso. 

“Valeriana” mescola un groove funky e un ritmo blues in un contesto pop. Qual è stato il processo dietro questa scelta sonora? Cosa ti ha portato a combinare questi generi e come pensi che il mix tra groove e melodia rifletta i temi complessi della canzone, come ansia, tranquillità e ricerca dell’equilibrio?

Il pop mi consente di dire cose più “complicate” in modo semplice. Così posso affrontare tutte le tematiche che in qualche modo mi riguardano. Per quanto riguarda il punto di vista prettamente musicale, funky e blues sono i generi che ascolto e che suono appena mi metto su uno strumento, per cui anche nel contesto di una canzone pop vengono inevitabilmente fuori. Di questo sono felice anche perchè tutto ciò fa suonare le canzoni in modo diverso rispetto a tutto il resto. 

Descrivi il ritornello come una “tempesta nella testa” che si alterna a momenti di serenità. Come hai tradotto queste emozioni contrastanti in musica? Hai trovato difficile bilanciare il senso di urgenza emotiva con la ricerca di calma, o è stato un processo naturale per te? 

E’ stato ed è un processo naturale. Ho costantemente il mare nella testa, per un motivo o per un altro. A volte ci sto bene, altre volte un po’ meno, ma fa parte del gioco. Bisogna imparare a convivere con questi processi interiori. 

Il brano si chiude con il potente messaggio “siamo una rivoluzione”. Per te, la vera rivoluzione è quella interiore, il cambiamento e la trasformazione personale. Quanto senti che questa rivoluzione sia un processo continuo nella tua vita? 

Ogni sera, quando mi metto a letto, faccio un bilancio della giornata, del periodo e di tutto quello che sto facendo. Cerco di capire come posso stare meglio in questo mondo senza danneggiare me stesso, ma soprattutto gli altri. 

Grazie per questa intervista. 

A presto!

a cura di
Redazione

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