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“MOOD-POP” è l’EP d’esordio di AIGì: recensione

In occasione della sua ultima pubblicazione, l’Ep d’esordio “Mood-pop”, abbiamo deciso di fare qualche domanda ad Aigì, artista eclettico con le idee molto chiare sulla versatilità che vuole assicurare al suo pop.

Ciao Aigì, finalmente il tuo EP d’esordio: come stai vivendo questo debutto tanto attesto?

Molto bene, devo dire! Sono felice perché lo considero un biglietto da visita, un modo per comunicare il mio approccio alla musica.

Qualche singolo, prima di una sestina di brani di cui dobbiamo parlare… non hai “rispettato” i tempi discografici indicati dagli esperti, ma il risultato è un disco sentito e vero: è stato difficile per te “aspettare” così a lungo, oppure l’idea del disco si è sviluppata nel tempo dell’attesa?

L’idea è nata tra un singolo e l’altro, ma da allora ho comunque dovuto aspettare e pazientare un bel po’. Inizialmente vivevo male l’attesa, perché i ritmi dell’industria discografica sono ben altri, ma poi mi sono detto “Io non sono una fabbrica”. Mi considero più un artigiano, infatti.

Sei brani dotati di una propria anima, di una propria dimensione sonora: alla fine, è un po’ come se il disco stesso riflettesse sul concetto di “pop”. Ecco, che cos’è per te il “pop”? Che significa, oggi, “fare pop”?

Pop per me è un genere macro, che ingloba tantissime dimensioni sonore. Si potrebbe definire così: strutture abbastanza chiare, melodie cantabili e orecchiabili, testi tendenzialmente colloquiali. Ma ci sono infinite configurazioni possibili: MOOD-POP ne propone 6.

I brani sono un viaggio nella tua idea di musica leggera: c’è un filo rosso che credi possa congiungere tutte le parti del discorso?

Il filo rosso è la parola contaminazione. Tutte le canzoni attingono a diverse suggestioni che vanno oltre il genere di riferimento.

I singoli estratti già lasciavano intravedere un approccio poliedrico all’espressione artistica: qual’è il brano in cui ti sei messo più a nudo, e quale quello in cui credi di aver maggiormente sperimentato, a livello di sound?

Il brano in cui mi sono messo più a nudo è probabilmente Cherosene, perché, oltre a essere molto intimo, ogni volta che lo canto si rinnovano le stesse sensazioni di quando l’ho scritto; mentre il pezzo più “sperimentale” è sicuramente Sbalzi d’umore. Octavio ha fatto una produzione assolutamente fuori dagli schemi.

Hai un’intensa attività live: cosa prevede ora il tuo futuro, a livello promozionale? Ti vedremo in giro?

Sicuramente! Sto finalizzando l’organizzazione di un tour che partirà tra maggio e giugno e che mi porterà a suonare in posti nuovi fuori dalla Toscana. Seguitemi per rimanere aggiornati!

a cura di
Redazione

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