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Appino – Locomotiv Club, Bologna – 24 febbraio 2024

Il frontman degli Zen Circus emoziona e stupisce il Locomotiv con la sua rappresentazione duale dell’umanità

Quando si pensa ad Appino e agli Zen, vengono subito in mente dai due ai quattro accordi, un tema decadente e un ritornello strappalacrime. Ascoltando “Humanize”, avevamo già avvertito un cambiamento di rotta sonoro dell’artista che si è staccato dai canoni classici dell’indie rock e del cantautorato ed ha abbandonato completamente gli impeti punk della gioventù, per addentrarsi in un mondo completamente sperimentale. I testi sono scritti da un osservatore e non da un attore, non più in prima persona, ma espongono macro-temi centrali in una qualunque riflessione collettiva.

Dal vivo, l’impatto tra le aspettative e la realtà si fa ancor di più piacevolmente brusco. Il live è spaccato a metà. Parte con la band e con l’ultimo album. Le voci, protagoniste di alcune tracce che indirizzano l’ascolto nel disco, accompagnano anche il concerto rendendo inutile qualsiasi intervento verbale dell’artista che si limita a snocciolare veloce i pezzi.

Si presenta uno scenario completamente inaspettato per i fan di Appino: psichedelia, shoegaze ed EDM prevalgono incoraggiati da delle luci curate nei minimi dettagli e legate ad ogni parola dei testi. Le punte di diamante dal punto di vista compositivo sono in maniera indiscussa: “È solo una bomba”, “Carnevale” ed “Enduro”

All’interno di questo blocco, si inseriscono timidi con un nuovo arrangiamento, i brani degli album precedenti. “Rockstar” riscuote un grande successo in qualunque veste. Il vero, grande momento de “Il testamento” e di “Grande raccordo animale”, però, è la seconda metà dello spettacolo, quella in cui Appino rimane solo con la sua chitarra. Qui, “La festa della liberazione”, “Che il lupo cattivo vegli su di te”, “1983” e, infine, “Il testamento” ci rimandano alla forma classica a cui siamo abituati.

La formula sembra apparentemente banale, ma la più efficace: riesce a dare una spinta emotiva al pubblico che, abbastanza spiazzato durante il “primo atto”, si concede al pogo per ultimi brani che ritornano allo schema iniziale. Sembra dire: “Appino, noi apprezziamo tutto l’immenso lavoro che c’è dietro “Humanize”, tutto bellissimo eh, ma vogliamo piangere sulle canzoni chitarra e voce che orbitano attorno al male di vivere”.

a cura di
Lucia Tamburello

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