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Dente – Locomotiv Club, Bologna – 22 febbraio 2024

“L’amore non è bello” se non è raccontato in un album strappalacrime: Dente, in occasione del quindicesimo compleanno del suo terzo disco in studio, porta una folata di romanticismo al Locomotiv Club di Bologna

L’affetto nei confronti di Dente da parte dei musicofili italiani, ma soprattutto bolognesi, si concretizza in un doppio sold out proprio nel luogo in cui è stato concepito il brano “Buon Appetito”. Date le testimonianze dei partecipanti al primo spettacolo, la parola d’ordine all’entrata del locale è “piantino”: decine di cuori spezzati o rincollati malamente aspettano trepidanti un paio d’ore di catarsi e redenzione. Si crea un’atmosfera tesa e silenziosa, una preparazione ad un San Valentino cantautorale che festeggia e condanna il sentimento più ambito e dannato (in forme diverse nel corso dei secoli) dall’umanità.

Dopo l’apertura della cantautrice Tutto Piange, effettivamente, le anime felicemente in pena hanno ritrovato il loro portavoce sul palco. Dente, accompagnato dalla sua band, ha ripreso pedissequamente le sensazioni dell’album omaggiato nel tour contemplando tutti i volti dell’amore. Apre le danze “La presunta santità di Irene” che dà il via ad un pezzo di scaletta intimo corrispondente alle aspettative pre-live. L’artista è alla chitarra, accompagnato da tastiere, sassofono, basso e batteria; si sposta ai tasti bianchi e neri anche lui solo per pochi pezzi.

Ad interrompere il clima descritto, ci pensa qualche battuta qua e là. È proprio necessario smorzare uno spettacolo emotivo del genere con delle “gag”? In effetti, “i siparietti” permettono un’interazione maggiore con il pubblico e fanno sì che anche chi non apprezza particolarmente un “ambiente” del genere possa godersi per intero il live senza annoiarsi. Allo stesso tempo, però, spezza bruscamente la commozione di quella fetta di pubblico con gli occhi lucidi.

L’inserimento in scaletta di “Discoteca solitudine”, uno tra i pezzi provenienti dagli altri lavori dell’artista, con la sua cassa dritta, sarebbe stato sufficiente a dare dinamismo senza trascendere dal “romanti-centrismo” del concerto. Anche le reazioni più ilari dei fan ai singoli più popolari avrebbero dato lo stesso effetto. Evidenziare un tratto del genere è, a tutti gli effetti, un voler trovare “il pelo nell’uovo”, un piccolo difetto, ad una delle performance più toccanti a cui Bologna ha assistito negli ultimi tempi.

Dente, in questo tour e in tutta la sua carriera, è riuscito ad emancipare in parole e suoni il sentimento che la forma canzone stessa ha stuprato e banalizzato. L’”operazione piantino” è andata più che a buon fine.

a cura di
Redazione

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