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Il grande buio italiano: “Seconda Repubblica”, il nuovo album dei Golpe

Nel suo nuovo EP, la band torinese trasforma in musica uno dei periodi più caotici mai vissuti dall’Italia, un Paese ancora scosso dagli spettri degli Anni di Piombo e impreparato a quello che di lì a poco sarebbe giunto.

Dall’attentato di piazza Fontana del dicembre 1969 alla celebre “discesa in campo” di Berlusconi del 1994. “Seconda Repubblica“, il nuovo disco dei Golpe, è il racconto degli ultimi rantoli di un Paese (il nostro) che, dopo l’epoca aurea del boom economico, si destò da un incubo lungo quasi venticinque anni per trovarsi in una realtà ancora più sinistra.

Quella di una nazione corrotta, violenta e reduce dalla morsa degli Anni di Piombo e della Guerra Fredda. All’interno di questa complessa e snervante partita di scacchi, l’Italia divenne una vera e propria terra di nessuno, martoriata da omicidi, attentati e falliti golpe militari.

Una serie di fatti vergognosi, pilotati da loschi figuri che si aggiravano indisturbati tra i lunghi corridoi dei potere. Uomini nati e morti all’ombra del muro di Berlino che non si fecero il benché minimo scrupolo nel mettere a repentaglio la vita di quei cittadini che avevano giurato di proteggere.

È questo il panorama da incubo (e purtroppo maledettamente vero) che la band composta da Matteo Bellitto (chitarra, voce), Zevi Bordovach (piano, tastiere, sintetizzatori, flauto traverso), Michele Bussone (batteria, percussioni), Andrea Marazzi (basso), Luca Neri (sassofono tenore, sintetizzatori) e Giulia Pecora (violino, tastiere, voce) ha deciso di raccontare in questo suo nuovo disco.

Il suono di un’Italia in rovina

A un anno esatto di distanza dall’uscita di “Prima Repubblica“, il quintetto torinese trasforma in musica il caos di quegli anni attraverso un sound decisamente più cupo e crepuscolare rispetto al precedente EP. Cinque tracce nelle quali i Golpe, partendo da una solida base post-rock (“Bicamerale”), esplorano differenti ambienti armonici, capaci di accarezzare il jazz (“Sacro egoismo”), l’elettronica (“La Rai se la paghi Occhietto”) e il rock strumentale à la Calibro 35 (“L’Italia è il Paese che amo”).

Panorami sonori gelidi e implosi, capaci di riflettere i tanti traumi vissuti dall’Italia di quegli anni, capaci di gettare ancora tantissime ombre sul nostro presente. Dalla Crisi di Sigonella al mancato Golpe Borghese passando per la definitiva rovina di Bettino Craxi, la band torinese crea un eclettico collage sonoro che si fa specchio della tragica avventura di un Paese altrettanto sfaccettato.

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“Seconda Repubblica” è una cupa favola musicale che racconta la fine di un’era crudele e contraddittoria. Un periodo storico pieno di luci e ombre, che ha ceduto il passo a una nuova e altrettanto ambigua epoca, nata con l’annuncio in diretta TV della “discesa in campo” di un imprenditore lombardo che di lì a breve sarebbe divenuto il volto di una crisi politica che sembra non avere mai fine.

Un Paese dove la democrazia ha ceduto il passo “agli interessi privati, alla sete di denaro e alle lotte per il potere, combattute da persone spesso ignobili, anime nere e capitani di ventura”. Una triste realtà, quella dipinta dal nuovo disco dei Golpe, che ci pone davanti una domanda a cui è difficile dare una risposta: “Come abbiamo fatto a ridurci così?“.

a cura di
Luca Barenghi

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