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Motta – Estragon Club, Bologna – 18 novembre 2023

All’Estragon Club di Bologna va in scena Francesco Motta per la sesta data del suo tour nei club italiani con il suo nuovo album “La musica è finita”.


Fine dei vent’anni


Era il 2016, la sedicente scena indie italiana viveva la sua epoca di massima espansione; tra nuove uscite praticamente quotidiane, un ancora sconosciuto Francesco Motta faceva il suo esordio con “La fine dei vent’anni“. Bastavano quei due versi «C’è un sole perfetto/ ma lei vuole la luna» per capire che si trattava di qualcosa di speciale, di un’anima sensibile come poche, di una voce che non poteva che rompere ogni argine che l’ascoltatore naturalmente si pone. All’epoca dei fatti, per chi vi scrive, la fine dei vent’anni era lontana, ora che intravedo quella soglia mi rendo conto di quanto profetiche fossero state quelle parole, di quanto profetico fosse stato tutto quell’album d’esordio.



La musica è finita?

Sette anni dopo, Motta è un cantautore affermato, ha pubblicato altri tre album, l’ultimo dei quali “La musica è finita” che dà il nome a questo tour nei club. Ho sempre amato gli ossimori e non potevo che rimanere affascinato dalla scelta del titolo dell’album, qualcosa che lascerebbe intendere una parola fine, ma che – a leggere tra le righe – in realtà rivela una voglia assoluta di musica. Nell’ultima fatica discografica di Francesco Motta emerge il peso specifico dato ad ogni singolo periodo, ad ogni singolo arrangiamento; nulla è lasciato al caso ed ogni particolare infittisce una trama sonora ricercata e sublime.

Di anime perse ed altre storie

Date le premesse di cui sopra, vien da sé che le aspettative per il sottoscritto e per tutto il pubblico dell’Estragon Club di Bologna erano altissime. L’incipit è affidato alla preziosissima “Anime Perse”. Mentre le prime luci svelano l’apparato scenico, la voce di Francesco Motta colpisce dritto in gola senza possibilità di scampo. Comincia tutto dal pianoforte prima che esordiscano gli arrangiamenti rock intrisi di componenti elettronici: il risultato è tutto un grosso crescendo emotivo e dinamico.

Si susseguono rapide le nuove “Se non avessi avuto te” e “Per non pensarci più”, intervallate da perle dei primi dischi quali “Prima o poi ci passerà”, “Del Tempo che passa la felicità e “La nostra ultima canzone”. Oltre al già citato sound, potente ed elegante, colpisce la personalità artistica del cantautore che, senza strafare in minima parte e apparendo sempre straordinariamente coerente a se stesso, domina la scena e catalizza sguardi, gole e cuori dei presenti.

Titoli di coda


Mi si conceda una parentesi per la splendida “Quello che ancora non c’è“, canzone di rara bellezza e sensibilità che – non a caso – Francesco Motta preserva per il gran finale. È visibilmente commosso nella sua interpretazione – come, del resto tutto il pubblico presente in sala – piegato quasi su sé stesso, in ginocchio. Mentre passa il ritornello («Due anni a passare la stessa giornata/ a cercar di scoprire qualcosa di te/ hai cercato di perderti in quello che ancora non c’è»), gli occhi lucidi possono accompagnare solo.
No, la musica non è finita.

a cura di
Donato Carmine Gioiosa

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