C'è posta per...

C’è posta per… vol.15

Tarararararara tun tun tun

Insomma ci abbiamo provato a replicare a parole l’inconfondibile “Love’s Theme” di Barry White, nonché la famosissima colonna sonora del programma che ha fatto della De Filippi l’eroina di tutti i sabato sera (passati a casa) della maggior parte degli italiani.

Noi di Postaindipendente non vogliamo avere la velleità di paragonarci al tv show dalla magica busta, eppure il nome della nostra rivista richiama l’idea di accogliere nella nostra (mail di) posta tutte le nuove proposte del mercato musicale emergente.

È stato impossibile così non dedicare, proprio ai protagonisti del nostro giornale, un format in cui, questa volta, a dover aprire la busta sono proprio gli artisti. Nasce dunque “C’è posta per…”: lo spazio in cui mensilmente accogliamo sui nostri divani virtuali le band o i singoli cantanti che hanno deciso di prendere in consegna una domanda dal pubblico.

La domanda del mese è: “Quanto è importante per la carriera di un artista accettare qualsiasi tipo di live (magari anche quelli dove ci sono solo gli amici ad ascoltarti)? Questa cosa é scoraggiante o crea un moto d’orgoglio per arrivare con più decisione al proprio obiettivo?”

Hyndaco

No è deprimente, ma non per gli amici perchè suonare per loro è sempre bello. Certamente non tutte le situazioni sono adatte e talvolta è meglio rifiutare. Grazie al cielo (o forse no) viviamo in una radicata società dei consumi e quindi possiamo barattare la felicità su “Mercatino Musicale” per comprare tanti effetti e raggiungere così al meglio i nostri obiettivi.

Malinverni

‘È importante tutto. Ci sono live dove devi conquistare la gente che non ti conosce, live in cui per una serie di coincidenze ti trovi a suonare davanti a quattro gatti. Credo che sia parte del gioco, quando suoni porti te stesso in giro, è questo quello che conta. Ovvio che ci deve essere qualità. Se ti trovi davanti a 4 persone devi fare in modo che escano dal locale parlando bene di te e di ciò che fai. L’obiettivo, in grande o in piccolo, per me è questo’

Pier

Dipende da come vedi la tua carriera. Se la vedi come il tuo viaggio verso il successo, allora il live è il mezzo per metterti in luce e la priorità sarà scegliere quei contesti che contribuiscono a creare su di te un’immagine vincente, escludendo quelli che consideri “sfigati” e che quindi potrebbero farti sfigurare.

Se invece vedi la carriera come una espressione alta di qualcosa che hai nel profondo e che urla per uscire, al pari dell’amore e delle altre emozioni, non importerà dove stai suonando perché non esisterà un palco di serie A e uno di serie B. Perchè semplicemente, non vedendoti al di sopra nè al di sotto di nessuno nella vita, non esisteranno neanche persone di serie A e e di serie B sotto al tuo palco! Darai il massimo ad ogni pubblico, anche minuscolo, semplicemente perchè vedrai altri esseri umani proprio come te, con i tuoi stessi problemi, le tue stesse difficoltà, e penserai solo a dargli tutto te stesso, come se questo fosse la tua missione. Non lo fanno in molti: d’altronde cresciamo con l’idea che avere immagini perfette sia la base della vita, fin dalla scuola, dove ci sono i 10 e i 2, i promossi e i bocciati, i vincenti e i perdenti, un gioco sociale per cui un voto universitario potrebbe arrivare perfino a convincerti di poter qualificare la persona che sei. Un numero, assegnato da un altro essere umano.

Ecco, chi esce da questo schema puramente inventato non ha bisogno di vergognarsi di nessuno per salvare la propria faccia, che sia una persona o un pubblico minuscolo, perché sa che nulla può elevare l’importanza di una persona oltre quella di qualcun altro! Tutti sono preziosi ed unici e meritano amore. E proprio per questo chi suona incarnando questa idea verso chi lo circonda genera una fiducia di fondo e un affetto di una materia particolare, di quelle capaci di nutrire l’anima di chi canta e quella di chi ascolta in maniera talmente sottile da non essere percettibile, eppure così potente da provocare svolte emotive nelle vite di chi viene toccato. Un amore di una qualità indispensabile, specie in quest’epoca che più di ogni altra nella storia vanta 8 miliardi di solitudini.

Ecco perché la prima strada, che ha il focus stretto sugli obiettivi e non vede nient’altro, porta inevitabilmente ad utilizzare mezzi tra cui l’orgoglio e la decisione come motori per “arrivare” da qualche parte, perché in una situazione di carenza di amore si è costretti a ricorrere a legami di doppio gioco con le persone che si hanno intorno (anche quelle con cui si lavora). Una vita piena di ipocrisie, pacche sulle spalle, evitamenti, manipolazioni, simpatie e antipatie, dove chi ti eleva lo ami alla follia e chi minaccia di metterti in cattiva luce è come una scoria radioattiva da escludere dalla tua vita, sempre mantenendo una faccia d’angelo per non insospettire nessuno. Credo che chi se la vive così veda il pubblico più che altro come un’estensione del proprio ego. La seconda invece è la via degli uomini che hanno già perso tutto e hanno capito che a darsi totalmente non si rischia più nulla, perché la felicità parte dal saper trattare tutti alla pari e con la stessa sincerità, ricevendo così lo stesso in cambio.

Con questa premessa, canti per il pubblico e lo osservi, lo ami, ti dissolvi e con lui diventi tutt’uno. Questa è la via dei miracoli, perché sai che nulla ti è dovuto e sei grato di entrare in contatto con chiunque, a prescindere da età, sesso, mestiere, stato di salute eccetera.

Secondo voi uno che vive questi miracoli ha bisogno dell’orgoglio per andare avanti?

Moonlabyte

Moonlabyte ha sempre creduto che ogni esperienza live potesse trasformarsi in una lezione importante per gli artisti. Locali diversi e pubblico diverso non sempre rispondono alla stessa maniera e noi vogliamo che la nostra band sia in grado di dare il meglio in qualsiasi situazione. Anche le serate meno professionali possono insegnare come gestire le difficoltà ed incontrare altri musicisti. Purtroppo però, specialmente nel nostro paese, alcuni organizzatori se ne approfittano e non danno il giusto valore alle esibizioni degli artisti, basando tutto sul loro proprio guadagno. La gavetta deve insegnarci ad essere migliori e a capire anche quando alcune situazioni sono da evitare. Se a prima vista può sembrare scoraggiante, dopo diverse esperienze, Moonlabyte è sempre più concentrata sull’obiettivo per poter così arrivare ai live più importanti senza essere secondi a nessuno.

Brunacci

Accettare qualsiasi tipo di live è eccitante, anche se non posso nascondere che può diventare svilente in alcuni casi. Io mi sono ritrovato a cantare davanti al solo fonico e mi sono sentito perso. Ma sono ancora qua, ancora a credere, e a cantare ad una persona, come se ce ne fossero diecimila.

a cura di
Redazione

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