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Emin Hersh: “dobbiamo accettarci per quello che siamo”

Abbiamo intervistato Emin Hersh dopo aver ascoltato il suo nuovo singolo “Cercaci”. Ecco che cosa ci siamo detti!

Benvenuto Emin Hersh su Posta Indipendente per questa nostra nuova intervista. Sei online con “Cercaci” il tuo nuovo e sesto singolo, anche se hai iniziato relativamente da poco a pubblicare canzoni. Ti va quindi di presentarti, a modo tuo, ai nostri lettori?

Ciao a tutti e grazie per lo spazio che mi dedicate!

Non sono molto bravo con le presentazioni perché le definizioni mi terrorizzano, le associo ad uno spazio chiuso. Diciamo che scrivo poesie, aforismi e canzoni come forma di psicoanalisi fai da te, per poi darle e darmi (timidamente) in pasto al web. Ho cominciato pubblicando le mie poesie giovanili su Instagram e Facebook durante il maggio del 2020, in piena pandemia, come fossero il mio diario personale. Sono rimasto piacevolmente sorpreso nel constatare come molte altre persone vivessero emozioni simili. Da allora non ho più smesso di pubblicare e, nel 2023, ho tirato fuori dal cassetto anche le mie canzoni.

Secondo te è davvero possibile realizzare quello che canti in “Cercaci”?

La vita, nei momenti di difficoltà, è un’esperienza sicuramente personale, quindi quello che per me funziona potrebbe essere deleterio per un altro, ma io credo che si possa fare. 

Basta accettarsi come umani, capire i nostri confini, le nostre debolezze, paure, desideri e imperfezioni. Una volta che accettiamo i nostri limiti come esseri umani, possiamo imparare ad accettare anche la finitezza di quanto di più umano esista: l’amore. 

Quindi sì, penso si possa realizzare!

Se dovessi descrivere il tuo singolo con un solo aggettivo, quale sarebbe e perché?

Conciliante, perché disposto ad accettare la finitezza della natura umana ed a metterla d’accordo con la sua tensione all’infinito, così che nessuno si faccia un male irreparabile, vivendo.

Ti ricordi il momento preciso in cui è nata la canzone? Ce lo racconti?

Grazie per avermelo chiesto.

Lo ricordo bene perché la nascita ha coinciso con l’intera stesura del testo. Stavo vagando in solitaria per delle stradine anonime nella campagna toscana, in cuore avevo le emozioni pesanti di chi intuisce il prossimo epilogo di una storia e così le parole hanno cominciato a rincorrersi in testa, chiedevano di uscire. Quando è il momento lo senti a pelle.

Allora ho preso una strada bianca isolata e accostato la macchina vicino ad un rigagnolo d’acqua, ho preso lo smartphone e ho scritto di getto quello che sentivo nel petto. Sarò stato lì fermo un’ora, fino a quando un’auto non mi ha chiesto di farle spazio, risvegliandomi. 

Certe canzoni, per citare Vasco, “son come i fiori, nascono da sole”.

è stato un momento di rara intimità con me stesso, mente e cuore erano d’accordo. Dopo mi sono sentito subito meglio.

Ci dai un piccolo spoiler sulle tue prossime uscite?

Adesso mi godo un’estate relativamente serena, ascolto Italodisco sotto all’ombrellone per alleggerire il cuore e ad ottobre, il 23, esco con un nuovo singolo dal titolo “Polaroid”. 

Avrà la solita impronta malinconica e nostalgica, ma cercherà ancora una volta di trovare il lato positivo nel tempo che passa. Spero possa incontrare la sensibilità di chi, come me, ama la malinconia!

a cura di
Redazione

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