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“Dan Zone”: il lavoro a tuttotondo di Daniele Cortese

Il musicista Daniele Cortese è qui con noi per parlarci di “Dan Zone”, il suo nuovo disco che lo vede nelle vesti di compositore, interprete e produttore. Noi abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui!

 

Ciao Daniele, benvenuto su Posta Indipendente, siamo qui per parlare del nuovo disco Dan Zone: ti va di raccontarcelo?

Dan Zone è il mio ultimo lavoro,  di mia produzione e interamente a mio nome. È composto da nove brani che trovano come denominatore comune diversi elementi derivanti dalla black music in primis, dal pop e nel quale  trova spazio  anche qualche momento più psichedelico. I brani che ho selezionato e scelto per l’album hanno una coerenza soprattutto sonora data agli strumenti che ho registrato in ogni traccia. Questo lavoro era in cantiere da diverso tempo. Normalmente sono impegnato come bassista in contesti musicali di altra natura, più legati al jazz o addirittura alla musica classica però il soul e il funk sono generi che ho sempre sentito particolarmente vicini. Durante la pandemia, quando siamo stati catapultati in quel momento così terribile e assurdo, mi sono ritrovato ad avere molto tempo a disposizione e così ho iniziato a sviluppare questa idea. Compongo molto in realtà, è una cosa che amo oltre che suonare il basso, ma per Dan Zone sapevo di aver bisogno di un momento più intimo e di pianificare bene il lavoro. Così una notte di tre anni fa è nato il primo brano e cioè “Man From Nowhere “, dopodiché, avendo diversi testi e soprattutto una grande voglia di creare sono arrivati tutti gli altri, cercando appunto di mantenere lo stesso sound e strategie compositive. Nel disco è presente anche “Revolution” un brano originale di Yasmine Zekri che è colei che da voce all’interno album.

Il lavoro si caratterizza per ricerca sonora ma al contempo mantiene saldo il tuo attaccamento al Jazz: quali sono i tuoi ascolti recenti?

Ascolto moltissima musica, non ne posso fare a meno, e devo dirti che non scelgo in modo settario precludendomi degli ascolti in favore di altri. Nell’ultimo periodo ascolto molto Stravinsky e l’ultimo ascolto ad oggi è appunto “Histoire du soldat”. Però ci sono dischi e musicisti imprescindibili che costantemente riempiono le mie giornate come Frank Zappa, Charlie Mingus, John Coltrane o i Weather Report nei quali lavori scopro sempre cose nuove. Sono anche molto attento alla musica più attuale e un album che ascolto molto volentieri ultimamente è “Superblue ” di Kurt Elling e Charlie Hunter che ha un sound pazzesco e anche l’ultimo disco della Jonathan Scales Fourchestra è davvero un ottimo lavoro. 

C’è qualche cosa di Dan Zone che vorresti sottolineare? Magari un messaggio particolare che si cela in qualche canzone…

I brani parlano tutti di persone reali o raccontano storie realmente accadute a me direttamente o a persone a me vicine. In alcuni casi affronto tematiche molto leggere come in “Man From Nowhere ” o addirittura racconto esperienze bizzarre che mi sono capitate come in “Tony and the Vortex “. Però poi credo che un filo conduttore ci sia e l’elemento che forse lega un po’ tutti i brani sia l’esigenza di libertà di cui tutti avremmo bisogno. Parlo della libertà di espressione, spirituale e soprattutto personale. Questi sono invece gli argomenti di cui parlo più chiaramente in “Peter BigFoot”,  “Hash” o in “YellowCar”. Dove un’esperienza e uno scontro con degli aspetti, a mio parere, insani della società in cui viviamo spingono i protagonisti ad una sorta di fuga di allontanamento o addirittura di auto emarginazione. Penso che in qualche maniera, mentre si ascolta un disco, battere il piede a tempo e contemporaneamente fare una piccola riflessione possa essere anche stimolante. 

Sei soddisfatto di come sta andando Dan Zone? Ti aspettavi questi risultati? 

Certo! Sono molto soddisfatto e anche abbastanza stupito. È la prima volta che mi trovo a fare una auto-produzione in questo genere musicale dove le logiche sono un po’ diverse dagli ambiti che sono solito frequentare. Sto ricevendo molti feedback positivi da quando il disco è stato  rilasciato il 6 marzo scorso. In pochissimo tempo il brano “Hash”, ad esempio, è stato inserito in diverse playlist tra Brasile, Stati Uniti, Canada e Emirati Arabi. Gli ascolti crescono e mi sento molto motivato a portare avanti Dan Zone soprattutto dal vivo. 

Oltre che nella musica, in quali altri ambiti culturali trovi ispirazione? 

Amo moltissimo il teatro. Quello con il teatro è un rapporto bellissimo che vivo ormai da tanti anni sia come musicista, come attore (agli inizi tanti anni fa) e ultimamente anche come regista. Trovo ispirazione dai racconti in generale e per questo leggo molto. Amo ovviamente anche il cinema e ci vado spesso. Poi quando ho tempo libero, sempre più raramente ormai, dipingo. È una cosa che faccio da sempre perché mi rilassa ma in quell’ambito sono assolutamente negato.

Ed ora quali altri sogni o progetti sei pronto per realizzare? 

Le idee sono sempre parecchie ma adesso sto lavorando sulla preparazione dei live con l’organico di Dan Zone. Da ottobre con l’arrivo del disco fisico inizieranno un po’ di concerti di presentazione e questo mi sta tenendo abbastanza impegnato, tra prove e scrittura. Sto lavorando anche a dei video live in studio che pubblicheremo subito dopo l’estate. Ovviamente il lavoro in studio su nuovi brani continua e c’è già del buon materiale per il prossimo album.

a cura di
Redazione

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