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“1994”: il racconto sincero di Patrizio Santo

Passione per i numeri, la musica e il cinema: Patrizio Santo presenta “1994”, il suo “inizio”

Tutti abbiamo un numero ricorrente, un numero fortunato, per Patrizio Santo è il 13, suo giorno di nascita ma non solo. 13, infatti, è il risultato della somma di 9 + 4 che sono le ultime due cifre del suo anno di nascita 1994. Ed è proprio questa cifra che Patrizio Santo ha scelto per intitolare il suo primo album, pubblicato da Incisi Records, che rappresenta l’inizio di una nuova vita in musica.

29 anni di vita, almeno per metà dedicati alla musica (anche se nei sogni di bambino c’era il cinema, ci ha confessato). Dopo aver partecipato ad un concorso musicale a scuola, intraprende un percorso di studi musicali e di recitazione. Nel 2014 incontra il produttore e manager Francesco Altobelli ed è selezionato tra i 60 semifinalisti di Sanremo Giovani con “Slegami“. Nel 2018 la sua versione di “Troppe note” di Mina è stata apprezzata dalla stessa interprete che l’ha condivisa su i suoi canali social.

Nello stesso anno pubblica i singoli “Cercami adesso” e “Ancora“, per i quali si è avvalso della collaborazione artistica di due giovani e validi autori Francesco Bosco e Alessio Coppola. L’anno successivo ha scritto e cantato con Luca AbeteNon ci ferma nessuno“, sigla ufficiale del tour motivazionale del noto inviato di Striscia La Notizia.

Patrizio Santo
La sua vita

Sempre in continua evoluzione, Patrizio Santo nel corso degli anni ha sperimentato molto, cimentandosi con diverse sonorità e stili. Chi lo segue da anni ha apprezzato e notato questo costante mettersi alla prova, sempre circondandosi di validi musicisti, arrangiatori, autori e anche di persone care come suo fratello Michael con cui ha scritto la title track e l’amico di sempre Pierluigi “Pierbì” Binni.

E siccome “mai dire mai nella vita (cit.)”, per la traccia che chiude il disco “Da soli in un motel”, composta insieme al percussionista Pierbì, ha voluto un featuring, azzeccatissimo con la voce di Rio de “La casa di carta”, ovvero il bravissimo doppiatore Mirko Cannella. Se questa chiude il racconto, “Se credi nei miracoli” è il “Tutto è cominciato così … “, una delle primissime canzoni scritte dal cantautore di Pescara, primo singolo estratto, il cui videoclip è stato girato da Manuel Guaglione che ha curato anche la direzione artistica dell’intero album.

Le 8 tracce di “1994” sono state scritte da Patrizio Santo, ad eccezione della già citata title track e di “Milano scusa“, co-scritta con Andrea Girolamo Gallo, e la collaborazione artistica di Davide “Dadà” Scuderi, sono state poi composte e arrangiate da Simone Cerratti “Skyvi” con le chitarre di Cristian Sorrenti.

Incuriositi dall’ascolto di “1994” abbiamo contattato Patrizio e abbiamo chiesto lui qualcosa in più su questo nuovo inizio e su come possa evolvere, sui sogni di cinema e dell’importanza di tenere in vita il nostro bambino interiore. Questo è quello che ci ha raccontato di sé, in tutta sincerità, come fa con la musica.

“1994” Cover
Ciao Patrizio, benvenuto su Posta Indipendente. È uscito “1994” il tuo primo album, un titolo che rappresenta un anno importante per te: il tuo anno di nascita. Perché?

Ciao, grazie per l’interesse. Il 1994 rappresenta l’inizio della mia vita e questo primo album rappresenta l’inizio di una nuova vita nella musica. Tutti i brani sono scritti da me. 1994 è un po’ come un portafortuna: 9+4 fa 13 il mio giorno di nascita e il mio numero fortunato. 13 è ricorrente nella mia vita, 13 sono le lettere che compongono il mio nome e cognome, il nome della mia attuale etichetta discografica è composto da 13 lettere. Sarà un caso, ma a me piace giocarci.

Le otto tracce che compongono il tuo album raccontano pezzi di vita, ricordi, incubi e paure. Cosa ti ha spinto a raccogliere tutto questo in “1994”?

Otto tracce che raccontano ognuna una storia a sé ma sono legate da un filo, la mia vita. Il primo brano è uno dei primi che ho scritto, durante gli anni dell’adolescenza, l’ultimo è il più recente. Ho voluto raccontare tutto quello che ho vissuto da quando ho iniziato a fare musica fino ad oggi, mettendo a nudo quello che sono realmente, con in primo piano le emozioni, non nascondendole come faccio di solito per paura del giudizio degli altri. Questa volta ho detto: “Voglio essere sincero – ecco!”

Bene apprezziamo molto questa scelta, visto che siamo in vena di sincerità i racconti da cui hai tirato fuori le canzoni girano attorno alla tua città, Pescara. La associ più ai giorni spensierati che vorresti rivivere o ai momenti (serate) da dimenticare?

A entrambe le cose, ci sono state tantissime serate da dimenticare, ma col passare dei giorni e degli anni quelle serate da dimenticare sono proprio quei giorni che vorrei rivivere. Fanno comunque parte della mia vita, del mio passato, brutte o belle che siano mi fanno nostalgia e non le rinnego.

Hai scelto proprio la tua città come location del videoclip ufficiale di “Se credi nei miracoli”, primo singolo estratto. Cosa rappresenta per te questa canzone? Credere nei miracoli è possibile solo tenendo in vita il bambino che è in ognuno di noi?

È la prima canzone che ho scritto, ci sono particolarmente legato, ai tempi andavo a scuola. Tenere in vita il bambino che è in noi, oggi non so se è un bene o un male, ma credo di essere molto fortunato a tenerlo in vita.

Se eliminiamo tutte le cose materiali e lasciamo quelle che ci portiamo dentro, il bambino che è in noi ci fa vedere tutto come è realmente, riuscendo ad apprezzare ogni cosa e a vivere la vita indipendentemente da quello che abbiamo, in modo molto diverso, inspiegabile, non so dirti bene come. Questo è il miracolo.

Guarda il videoclip ufficiale di “Se credi nei miracoli”
Tra i titoli delle tracce di “1994” mi ha incuriosito uno in particolare “Milano scusa”. Cosa rappresenta per te il capoluogo lombardo e perché gli chiedi scusa?

Milano è una delle ultime città che ho visitato per lavoro. In questa canzone racconto un amore finito in una notte di pioggia, chiedo scusa a Milano perché quella notte ha dovuto assistere a questo addio, come se Milano fosse viva, come se i palazzi fossero vivi e partecipi alla storia.

Nella scrittura delle canzoni sei stato affiancato da persone a te care, come tuo fratello Michael e il tuo amico Pierluigi Binni “Pierbì”, oltre che Simone Cerrati, Andrea Gallo, Davide Scuderi e il feat. con il doppiatore Mirko Cannella. Quanto conta per te e la tua musica riuscire a creare sintonia e alchimia umana e professionale?

È sicuramente importante, ma difficilissima da raggiungere. Personalmente ho un carattere molto particolare, sono lunatico e creare rapporti con gli altri è dura, ma mi piace tanto perché insieme si riescono a realizzare cose che da soli non riusciremmo a fare. Diversi punti di vista che piacciono o no, vanno ad arricchire quello che si fa. Ringrazio tutti quelli che hanno collaborato alla realizzazione dell’album, perché hanno dato quel tocco di magia in più che serviva per rendere tutto un po’ più unico.

A proposito della collaborazione con Mirko Cannella, ti piacerebbe che una tua canzone diventasse colonna sonora di un film o una serie tv?

Assolutamente sì, è un mio sogno, amo il cinema, forse guardo più film di quanta musica ascolto. Il cinema mi è sempre piaciuto, da piccolino volevo fare l’attore e … non si sa mai. Mi piacerebbe tantissimo ascoltare una mia canzone in un film o in una serie e dar vita a qualcosa di nuovo. Penso che le canzoni che amiamo di più sono quelle legate a serie tv e film che più ci hanno appassionato. Le colonne sonore lasciano un bel segno.

Wow, mai dire mai nella vita, e allora se un giorno decidessi di intraprendere anche la carriera d’attore con quale regista e/o attore ti piacerebbe lavorare?

Bella domanda, ci sono tantissimi registi e attori stupendi in Italia. Mi piacciono tantissimo Pierfrancesco Favino e Beppe Fiorello, riescono a fare tanto e interpretare ruoli differenti, soprattutto Favino è stata una rivelazione. Anche Peppino Mazzotta (l’ispettore Giuseppe Fazio in Il commissario Montalbano) mi piace molto come attore. Tra i registi sicuramente Giuseppe Tornatore, “Baaria” è uno dei film che mi è rimasto più impresso e mi ha commosso tantissimo.

Penso che registi e attori così siano unici perchè se riesci a commuovere ed emozionare con un film o con un brano nel mio caso, hai centrato l’obiettivo. Ad esempio, lavorare per “Baaria” sarebbe stato il mio sogno.

Per salutarci, in vista dell’estate hai date live in programma?

Stiamo lavorando anche a questo, spero di poterle comunicare presto. Sono anche a lavoro su nuovi testi, nuove collaborazioni, mi sto portando avanti per il prossimo album, spero. Ci sono tantissime cose in programma e incrocio le dita per tutto.

Ascolta “1994” su Spotify

a cura di
Mariangela Cuscito

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