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“Spira”: sette tracce per accedere ad un’altra dimensione

Tutt’altro che un’artista emergente, Daniela Pes collabora con IOSONOUNCANE nel suo nuovo album “Spira”, uscito il 14 aprile

“Spira” è il suo album d’esordio, anticipato dal singolo “Carme”, il disco è uscito per l’etichetta Tanca Records e ha visto la collaborazione del produttore sardo IOSONOUNCANE. Ciò che l’artista ci offre è un viaggio meraviglioso, lungo sette tracce, in una dimensione esoterica senza tempo. Qui troviamo una lingua e dei suoni che ci ricordano antiche danze popolari, ma anche un’elettronica elegante e oscura, con sfumature dark ambient. Categorico l’ascolto in cuffia: ogni suono deve essere captato e nulla può fuggire, non ci devono essere ostacoli. Bisogna lasciarsi trasportare per goderne completamente, distendersi e chiudere gli occhi: ogni brano è complementare rispetto agli altri e ci conduce sempre più in profondità, in un’esperienza totalizzante.

Chi è Daniela Pes

Classe ’92, Daniela Pes è nata in Gallura. Laureata in canto jazz presso il Conservatorio di Sassari, vince una borsa di studio ai Seminari Estivi di Nuoro Jazz e partecipa anche al Time in Jazz e all’Harp Festival di Rio de Janeiro. Nel corso degli anni vince molti e prestigiosi premi (premio Andrea Parodi nel 2017, premio Nuovoimaie nel 2017 e 2018, premio SIAE come miglior musica al premio Musicultura 2018). “Spira” è frutto del lavoro di tre anni con il produttore IOSONOUNCANE.

Il nuovo album “Spira”

Anche se questo è il suo primo album, Daniela Pes non sembra per nulla un’esordiente. Porta con sé una potente poliedricità e multiformità, un’eccezionale bravura e grande originalità nel panorama musicale attuale. Nelle tracce si incontrano e sovrappongono varietà di strumenti, voci, ritmi che ci conducono lontano, in una dimensione sospesa, in uno stato di fusione ed ipnosi, a volte piacevole, altre spaventoso, o addirittura fastidioso.

Tutto è accompagnato da una voce potente, utilizzata come ulteriore strumento, e da testi che veicolano significati nascosti e incomprensibili. L’artista sarda canta infatti in una lingua che non esiste (ancora): antiche parole galluresi, frammenti di termini italiani, vocaboli totalmente inventati ci riportano ad uno stato primordiale del linguaggio, e si fondono nella creazione di formule magiche di cui riusciamo a captare qualche parola, ma non l’intero contenuto. “Spira” è così avvolto in un velo di delirante mistero, annunciato da una Pizia moderna, inaccessibile dal punto vista razionale ma inebriante dal punto di vista emotivo, desideroso di essere interpretato in infiniti differenti modi.

Daniela Pes fa dell’incomunicabilità il nuovo archetipo di comunicazione.

Le sette tracce

Ca mira
Il brano è un’esperienza sonora unica e complessa, con accostamenti di sonorità insoliti e contradditori. Suoni angoscianti rendono fin da subito l’ascolto faticoso, eppure la voce da sirena di Daniela cattura e trasporta in un vortice ipnotico da cui è difficile uscire. A metà del brano si percepisce un cambiamento del ritmo, la componente cantata si riduce e la melodia prende il sopravvento.

Illa sera
Il brano ha una forte componente elettronica. La voce della cantante è caleidoscopica e si fonde perfettamente con le voci corali di sottofondo, creando un effetto sonoro cangiante. L’arrangiamento del brano include l’uso di percussioni tribali, come tamburi, che creano un ritmo incalzante e dinamico, conferendo un carattere unico e accattivante.

Carme
I suoni elettronici creano un’atmosfera futuristica e coinvolgente. Come anticipa il titolo, la melodia del brano somiglia ad una cantilena; gli effetti di eco creano spazialità e profondità. L’arrangiamento del brano include anche in questo caso l’utilizzo di suoni naturali, pioggia, vento, tuoni, che contribuiscono a creare un effetto di immersione in un’ambientazione naturale e suggestiva. La voce è molto presente nel brano e si sposa perfettamente con l’arrangiamento, creando un’armonia perfetta tra gli elementi sonori.

Ora
Il brano è un’immersione in un’atmosfera oscura, spaventosa, buia. Voci si sovrappongono, sussurrano e ripetono formule incomprensibili, fantasmi di un oracolo sconosciuto. Tra queste spicca limpida quella della cantante. Suoni in sottofondo creano un effetto mistico e misterioso, ci trasportano nei meandri di un’iniziazione, lasciandoci dominati dalla fascinazione per gli aspetti magici della musica.

Laira
Il brano in questione è caratterizzato da un ritmo incalzante e rapido, con un forte utilizzo di elementi elettronici che creano un beat coinvolgente. Dopo l’incipit ritmico, l’ascoltatore viene trasportato in un intermezzo melodico in cui la voce della cantante si alza delicatamente, accompagnata da suoni scintillanti. Questo intermezzo crea un contrasto interessante con il ritmo frenetico della prima parte del brano.

Le percussioni hanno un ruolo importante. L’utilizzo della voce avviene sia sotto forma di canto che di campionamenti elettronici. Il finale vede l’ingresso di un coro crescente che si unisce alle percussioni per creare un climax emotivo. Questo finale dà una sensazione di completamento all’intera composizione, che riesce a lasciare una forte impressione nell’ascoltatore.

Arca
Il brano fin da subito presenta un accostamento di suoni inusuale. La canzone riesce ad abbracciare l’ascoltatore in un’atmosfera densa e coinvolgente, grazie all’uso di cori cantilenanti e suoni crescenti che lentamente si avvolgono attorno al breve testo. Tuttavia, questa magica dimensione viene “disturbata” e spezzata da suoni a tratti stridenti, che lasciano l’ascoltatore in bilico tra sensazioni contrastanti.

A te sola
Poco più di dieci minuti per essere trascinati in un viaggio che unisce elementi di chitarra acustica, suoni elettronici, percussioni, bassi e corni/fiati. La voce guida è limpida e scandita, con un suono veloce e dolce della chitarra che si alterna a suoni elettronici enfatizzati. Man mano che la canzone procede, gli elementi sonori si sovrappongono e si alternano in strati, creando un’atmosfera cupa e nebbiosa, con voci lamentose e cori in sottofondo. Il turning point della canzone arriva con percussioni calzanti e suoni elettronici che creano un ritmo più vibrante. La voce diventa più bassa e trascinatrice, dando un effetto di canto tribale, in cui la componente elettronica diventa predominante. La canzone termina con frammenti di voce che sembrano esprimere l’impossibilità di comunicare.

Con queste sette tracce Daniela Pes è riuscita a sfidare il suo pubblico, pur non conoscendolo. Ha posto chiunque davanti ad un bivio: continuare o fermarsi, scoprirsi o bastarsi, scendere in profondità o rimanere in superficie.

a cura di
Elena D’Ercole

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