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Posta ind(i)esiderata – La lettera dei CRM al colonnello Kurz

Novità in casa Posta Indipendente! Arriva il nuovo format “Posta ind(i)esiderata”, la raccolta epistolare del panorama emergente italiano. Ogni settimana, un artista o una band avrà a disposizione uno spazio sul nostro sito per parlare della sua musica ad un destinatario scelto autonomamente

Ad inaugurare Posta Ind(i)esiderata ci pensano i CRM, la band post punk nata nel 2017 dall’incontro tra Luca Palazzi (voce principale, testi, drum machine), Francesca Ronconi (tastiere-synth), Gianpaolo Rosato (basso) e Francesco Degli Innocenti (chitarra) che ha da poco pubblicato per Overdub Recordings il nuovo album “My lunch”.

Immaginiamo di pregustare, dopo aver lavorato duramente, un gustoso e meritato pasto, pensando ai nostri cibi preferiti, quelli che ci fanno sentire a “casa”. Ma ecco in cosa consiste realmente il nostro pranzo: un vortice senza fine di consumo, privo di senso, che non lascia altro che un cumulo di cenere. Eppure non è possibile fermarsi, ma proseguire oltre la fame, oltre il bisogno, fino a perdere ogni controllo su se stessi ed il proprio retaggio, in una sorta di allucinata liberazione dal “sé”, per entrare in qualcosa di nuovo, con una nuova coscienza. 

I CRM hanno scelto di raccontare il loro ultimo lavoro al colonnello Kurz, personaggio del film “Apocalypse Now”, con una lettera aperta:

Caro colonnello Kurz,

Dicevi: “E dicono che sono un assassino. E come si dice quando gli assassini accusano altri assassini? Mentono! Loro mentono e noi dobbiamo essere clementi con coloro che mentono?!”

No, non dobbiamo essere clementi, allora come oggi. Dobbiamo tornare a chiamare le cose con il loro nome, lo dobbiamo al nostro cuore nero come le tenebre. Lo dobbiamo alle stragi che portano il nostro nome tatuato come un fantasma sulla schiena della storia a cui diamo sempre le spalle. Vigliacchi, ipocriti, falsi. Eccoli lì, nelle loro “macchine nere” sfacciati ieri come oggi, mentre chiamano “pace giusta” una guerra ad oltranza, l’ennesima. L’ennesimo fuoco su cui soffiamo per farlo diventare incendio, l’ennesimo mucchio di cadaveri che diventeranno eroi, immolati di fronte alle nostre parole vuote.

“Il dubbio” di Luca Palazzi

Democrazia, diritti, valori. E ogni volta ci risvegliamo con gli occhi di un neonato. Sono passati 40 anni dalla signora di ferro che offriva un thè al dittatore, dall’uomo in bianco che salutava dal balcone, ma sempre “al di là dalle barricate”. Non è cambiato nulla. Solo più bugie, sempre necessarie per non sbagliare campo. Per non farsi venire un dubbio di fronte ad uno specchio insanguinato. E così tagliamo il welfare ai poveracci per dargli libertà di scegliere, togliamo i sussidi ai disoccupati per non darla vinta alla pigrizia, lasciamo morire in fondo al mare i disperati per educare le mamme alla rassegnazione di partorire figli senza futuro, nel profondo del cuore, chiamiamo “negri” tutti gli ultimi del mondo, scappati da incubi che abbiamo creato noi.

Noi, che prima esportiamo la democrazia con le armi e poi la difendiamo a braccetto con i dittatori – “Sarà anche un maiale, ma è il nostro maiale” – che proteggiamo l’ambiente a patto che non si muova una foglia, mentre il mondo va a fuoco, letteralmente, di nuovo diviso in due per nascondere i soliti interessi, le solite convenienze, i soliti calcoli a tavolino. Questo è il nostro pranzo! Questo è il pranzo che i nostri ragazzi dovranno mandar giù prima che l’ultima bandierina possa finalmente piantarsi su un cumulo di sogni distrutti. Te lo dobbiamo colonnello, perché l’hai detto allora e meglio di chiunque altro.

E questo è per te.

a cura di
CRM e
Redazione

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