C'è posta per...

C’è posta per te…vol.10

Tarararararara tun tun tun

Insomma ci abbiamo provato a replicare a parole l’inconfondibile “Love’s Theme” di Barry White, nonché la famosissima colonna sonora del programma che ha fatto della De Filippi l’eroina di tutti i sabato sera (passati a casa) della maggior parte degli italiani.

Noi di Postaindipendente non vogliamo avere la velleità di paragonarci al tv show dalla magica busta, eppure il nome della nostra rivista richiama l’idea di accogliere nella nostra (mail di) posta tutte le nuove proposte del mercato musicale emergente.

È stato impossibile così non dedicare, proprio ai protagonisti del nostro giornale, un format in cui, questa volta, a dover aprire la busta sono proprio gli artisti. Nasce dunque “C’è posta per…”: lo spazio in cui mensilmente accogliamo sui nostri divani virtuali le band o i singoli cantanti che hanno deciso di prendere in consegna una domanda dal pubblico.

La domanda del mese è: “quanto la città in cui vivi influenza in positivo (ma anche in negativo) la tua scrittura?”

DISAGIO

Fino a una decina di anni fa alle porte della mia città di provincia c’era un cartello in bella vista con su scritto “Benvenuti a Eboli – Città di pace – Territorio denuclearizzato”. La vita in provincia è una parte fondamentale della mia scrittura. Vivo qui per scelta e il dovere fare i conti con le conseguenze di questa scelta mi suscita emozioni spesso discordanti. La provincia ti tempra, ti rende un supereroe. Le influenze positive e negative di questo posto sono due facce della stessa medaglia, chi sceglie la provincia sceglie di amarla e di odiarla in alternanza continua. Mi piace raccontare tutto questo nella mia musica e adoro farlo in modo scanzonato, con un pizzico di irriverenza.

ELENA PIRO

Passare dalla lentezza di un piccolo paesino del sud Italia all’animata e continua lotta studentesca bolognese contro ogni tipo di “sistema” mal funzionante, è stata una bella botta per me. Questo è il terzo anno che vivo a Bologna, ma è cambiato così tanto nel mio modo di vedere e sentire che ne sembrano passati almeno dieci. Bologna ti dà la possibilità di confrontarti con un sacco di teste diverse, ma tutte, o quasi, appese ad una comune condizione: apolide squattrinato e solo. Qui si crea uno strano senso di comunione; è facile ritrovarsi a parlare di famiglia, cani, gatti, amore, con persone appena conosciute, seduto per terra in una piazza. Tante vite comuni che hanno voglia di raccontarsi: così vedo Bologna e per questo la trovo molto stimolante per la mia scrittura.

IL RE TARANTOLA FT. DUTCH NAZARI
Volevo suonare reggae, ma sono della Valcamonica,
Volevo suonare in un gruppo,
ma suono da solo perché vivo in Valcamonica,
Scrivo tanto così posso fare tanti concerti e andare via dalla Valcamonica.
Comunque in realtà mi piace,
mi lamento solo perché sono un camuno della Valcamonica.

OSLAVIA

È innegabile che dal punto di vista della scrittura musicale, e artistico più in generale, Milano giochi un ruolo per gli Oslavia: Milano è la città dove sette anni fa ci siamo conosciuti, dove abbiamo la nostra sala prove, dove suoniamo molti (non tutti) i nostri concerti, ecc. Tuttavia, i membri degli Oslavia hanno radici in diversi luoghi d’Italia, che per ciascuno di noi rappresentano un’importante influenza culturale: Eugenio è siciliano di Catania, Aika è marchigiana, Paola piemontese, Gianluca è nato sul Lago Maggiore (e cresciuto in diversi posti in Italia), l’unico nato e cresciuto a Milano è Paolo.

A prescindere dai nostri rispettivi luoghi di origine, Milano, con il suo multiculturalismo, le contaminazioni e le opportunità che in generale offre, rappresenta per gli Oslavia un’importante piattaforma artistica e creativa, anche se poi non è detto che influenzi in modo così esplicito la scrittura musicale.

Ad esempio, a Milano abbiamo suonato all’ADI Design Museum, in occasione del Salone del Mobile, dove abbiamo creato una colonna sonora per una serie di oggetti di design vincitori del prestigioso Compasso d’Oro ed esposti al Museo; a Milano (e dintorni) suoniamo gran parte dei nostri concerti (Rock’n’Roll, Legend, Spazio Ligera, East End, ecc.); a Milano abbiamo registrato il nostro singolo precedente all’album Fragili (una cover di La Peste di Giorgio Gaber, anche lui milanese…) in uno studio che usa apparecchiature interamente analogiche (Il Guscio Recording Studio), nonché Fragili, il nostro ultimo album (Frequenze Studio di Monza); infine Milano, che anche da questo punto di vista offre molte possibilità, è il luogo dove andiamo ad ascoltare concerti, di Rock, Jazz, Prog e Classica.

In futuro ci piacerebbe osare ancora di più in termini di contaminazioni, non ci riconosciamo molto nello stereotipo della rock band che fa solo cose rock e frequenta solo posti rock; ad esempio ci piacerebbe provare a lavorare sul connubio tra musica e mondo della moda, oppure tra musica e teatro, insomma stay tuned!

LE CANZONI GIUSTE

Sinceramente sembra brutto da dire ma la città influisce poco o niente sulla nostra scrittura.
Ci piace delle vote andare in campagna per scrivere e fare delle sessioni più immersive, ma capita di farlo anche in casa. Diciamo che l’ambiente circostante è importante più nella fase precedente alla scrittura, quella dell’osservazione.

CLAUDIO SIRIGU

Penso che tutti i nostri vissuti influenzino il modo in cui vediamo il mondo e, di conseguenza, il modo in cui lo raccontiamo: probabilmente crescere e vivere sempre in provincia ha contribuito a plasmare la mia scrittura in qualche modo, per quanto non mi senta di dire che sia determinante, penso sia uno dei tanti piccoli fattori che mi hanno portato qui e, più che renderla migliore o peggiore, l’abbiano resa mia.

GORILLA PULP

La città di Viterbo ha influenzato in maniera molto stimolante la scrittura e il mantenimento della band negli anni. Siamo felici di vivere nella terra etrusca per eccellenza, dove prevale la pietra tufacea e dalla quale abbiamo coniato il nostro genere musicale: TUFO ROCK. Tanti testi nascono proprio da esperienze di vita vissuta, romanzate in chiave “Pulp”! La fortuna di vivere in un posto relativamente tranquillo ci ha permesso di poter scrivere ad ogni ora del giorno, in ogni periodo dell’anno. La nostra sala prove, a ridosso delle mura medievali, è da sempre il posto in cui nascono e sono nate tutte le canzoni dei Gorilla Pulp. Ci sentiamo molto fortunati nel vivere in questo posto molto strategico del centro Italia, basti pensare che in un massimo di 40 minuti si passa dal territorio collinare alla bassa montagna, dal lago al mare, fino ad arrivare alle porte di Roma. Di negativo abbiamo solo la sfortuna di non avere un live club di culto, che possa essere di riferimento anche alle nuove generazioni. 

BEMYNORTH

Ciao a tutti! La mia città è da sempre la mia culla, dove ho le radici e il posto di cui conosco ogni angolo. Spesso mi ritrovo idee per la testa quando sono fuori a correre per le sue vie o mentre passeggio con il mio cane. Sicuramente una massiccia dose di flashback vissuti tra queste strade fa il suo. Positivo!

AMNESIA

Roma è riuscita a darmi la chiave per poter esprimere quello che avevo bisogno di dire.
Questa città mi ha permesso di conoscere il tipo di genere musicale che canto grazie alle numerose serate elettroniche che si possono trovare per la capitale ma la mia ispirazione primaria viene sicuramente dalla mia città natale, Napoli.
Il mio modo di cantare e le sonorità che uso la richiamano molto e non potrei essere più fiera di così

COLETTE

Il mio cuore è diviso tra due città del sud. Lecce e Monopoli. Per molti anni ho vissuto in pianta fissa a Monopoli e molti a Lecce. Devo dire che entrambe mi hanno influenzata nella  scrittura. In realtà ad influenzarmi di più è stata Lecce, poiché, essendo più grande, c’ era più possibilità di incontrare persone e musicisti da cui essere ispirati. Monopoli è più povera sotto questo punto di vista, ma è comunque il luogo della mia infanzia, piena di ricordi, sofferenze e gioie. Entrambe sono importanti. Lecce stimola la mia interazione con gli altri, mentre Monopoli alimenta un atteggiamento più riflessivo e introspettivo.

GAETANO NICOSIA

Milano è irrimediabilmente la mia scrittura. Se fossi vissuto da qualche altra parte scriverei diversamente. Milano – dalle tante facce e contraddizioni – mi ha forgiato, mi ha frustrato, mi ha esaltato e mi ha precipitato: la Milano che ho conosciuto sin da piccolo, con la sua grigia violenza degli anni ‘70, fatta di fumogeni, cortei, grida e manifestazioni, di camionette di polizia, auto incendiate e tensioni costantemente palpabili e disperate; oppure la Milano degli anni ’80, stanca di tanta violenza e tensione, che dimentica le categorie politiche per abbandonarsi a un’etica dall’estetica manichea, sostituendo le categorie del bene e del male con quelle più chic e radical di figo e sfigato, regalandoci un destino denso di speranze e possibilità che è andato a schiantarsi contro la logica da bottega dominante degli anni ’90. Un pensiero in preda a deliri di pulizia etnica regionale, che troverà terreno fertile nel decennio appena trascorso, quando la deriva edonistica, figlia del rinnegamento politico, si ribalterà contro gli artefici di quella stagione, causando un annientamento degli spazi sociali, divorati dall’ossessione sicuritaria che percepisce in ogni spazio di aggregazione un pericolo per la propria identità. Ed ecco che l’afasia politica pone un’intera generazione alla mercè di farneticazioni senza senso, contro cui non ci sono più armi da usare. Prevedibile ma imprevisto. Per arrivare alla Milano di oggi, tabula rasa di ogni possibilità di partecipazione, città che ormai ti spinge, anzi ti respinge sempre di più oltre le proprie mura. Milano che da città accogliente si fa golosa di fondi internazionali, contro cui ormai poco o niente possiamo fare. Perché abbiamo le armi spuntate dalla nostra voglia di leggerezza, sicario di opportunità. Mentre l’orizzonte ci presenta il conto di questa nostra follia: uno Skyline che ci fanno credere orgoglio, e ci crediamo davvero quando lo mostriamo a chi ci viene a trovare, mentre è solo la linea che tratteggia con grande maestria il patrimonio che ci hanno sottratto e la riserva in cui ci hanno rinchiuso togliendoci anche l’aria, quella pulita. È su queste montagne russe che sono cresciuto, cesellando i miei pensieri, le mie parole, le mie note.

CANOSTRA

Città significa un’insieme di cose, persone, posti ed abitudini che indubbiamente influenzano tantissimo la nostra scrittura. Da noi ci sono tanti scorci che permettono di lasciarti viaggiare con la mente verso spazi infiniti, dando così alla scrittura l’opportunità di non avere limiti. Ma alla fine viaggiare, sia con la mente che fisicamente, serve a conoscersi e a risolvere determinate situazioni talvolta vicinissime a noi, il che è un po’ un controsenso, però molto spesso è la chiave giusta che ci serve a sbloccare dei momenti  che ci tengono fermi da tempo. 

a cura di
Redazione

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