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“Mi Pǝrdo”, Moeh racconta il suo mondo al contrario

“Mi Pǝrdo” è il nuovo singolo del cantautore pop Moeh incentrato su un amore che, come il suo modo di vedere le cose, è un po’ al contrario

“Mi Pǝrdo” ritrae l’amore dal punto di vista del giovane autore Moeh. Una percezione capovolta delle cose che deriva dall’impressione che ognuno ha di se stesso, dalla sensazione di essere diversi dagli altri e, in alcuni casi, anche inadeguati rispetto ad alcune situazioni. Moeh, parlando delle sue emozioni, riesce a raccontare un’intera generazione affranta dalle sue insicurezze, ma accesa dai propri sentimenti. Il brano, infatti, oscilla tra gioia e tristezza raccontando così la quotidianità di un ventenne qualsiasi.

Come mai hai scelto di utilizzare la schwa nel titolo del brano?

Ho utilizzato la “e” al contrario per rappresentare il mio mondo al contrario. Era più uno stile che volevo dare al titolo per far capire ancor di più che è un pezzo in cui tutto è un po’ strano. Anche la copertina: è divisa a metà, da una parte c’è il sole dall’altra c’è la pioggia, i girasoli al posto del cielo…Volevo dare questa impronta e l’ho fatto anche con il titolo.

“Mi Pǝrdo” è incentrato sull’amore; anche questo è al contrario?

Sì, è un amore al contrario. In realtà sono un po’ io che per fortuna (alle volte non è una cosa molto bella) riesco a vedere le cose in modo diverso quindi le rendo un po’ mie. Vedo delle immagini strane e anche l’amore delle volte lo vedo al contrario.

Per un artista è una marcia in più, no?

Sì, però a me fa stare bene questa cosa, l’accetto. Creare il mio mondo mi dà anche la possibilità di scrivere, non la prendo male. Però, so che a volte relazionarmi con le persone mi fa sentire un po’ estraneo. Mi sento un po’ solo perché sono solo delle immagini, delle cose che comunque riesco a vedere solo io. È una cosa positiva per Moeh, però per Simone a volte è un po’ difficile.

Descrivici un po’ questo amore, qual è la condizione di cui parli nel brano?

È un amore non sempre bello, non c’è mai un bel finale. Sono sempre tante immagini. Diciamo che il brano è incentrato sull’amore però dal mio punto di vista. Credo che il concept del brano sia il bridge in cui dico “Dovrei tenere a mente solo cose belle”. Per fortuna non mi manca niente: ho una famiglia, vivo in modo tranquillo; però, quando cambio tutto, la mia testa si diverte. Non so se sia la nostra generazione ad essere così, abbiamo questo senso di vuoto e a me questo diverte. La stessa cosa l’amore.

A tal proposito, sei un rappresentante della generazione Z; pensi che la tua generazione abbia un modo d’amare diverso rispetto alle altre o credi che l’amore sia un concetto universale?

Dipende. Le sensazioni credo che siano universali per tutte le generazioni, però credo che il modo di approcciarsi adesso all’amore sia totalmente cambiato. Un esempio banale possono essere i social: adesso tu l’amore lo incontri, lo cerchi sui social. Ti fa stare bene magari la ragazza che ti piace che ti mette il like, questo universo strano che si è creato. Credo che le sensazioni siano uguali. Io sono un po’ fan dell’amore dei miei genitori, quello che si viveva giorno per giorno e non era dettato da trovate social. Però purtroppo ora è così, io sono schiavo anche di questo. Quando ci vivi ti adegui. In qualche modo io, grazie alla musica – ti ripeto – riesco a vedere le cose a modo mio, ma vuoi o non vuoi la vita ci porta sullo stesso piano.

In tutto questo il pop si è adeguato ai sentimenti?

Credo che sia sempre uguale. Se pensi al pop italiano, è tutto concentrato sull’amore. Ormai credo che la musica sia divisa in amore, oppure poi nella “parte trap” in cui si parla di tutt’altro, ma anche lì il sentimento dell’amore è molto costante nei pezzi. Il pop credo che nel tempo sia cambiato, ma più che altro nel linguaggio che viene utilizzato. Come concept, i brani sono rimasti tutti sullo stesso piano.

Hai studiato canto sia in Italia che alla West London University; parlami un po’ del tuo approccio accademico: hai notato delle differenze tra i due sistemi? Quale esperienza hai vissuto meglio?

In realtà ho studiato solo in Italia, però ho frequentato un’accademia che collabora con la West London University. Ho studiato qui e poi ho fatto l’esame purtroppo online con dei professori di Londra. Non sono stato fuori e questa è un’esperienza che mi manca e che vorrei fare. Ho iniziato nel 2019, stavo studiando in università ed ho lasciato tutto perché ho capito che la musica era l’unica cosa che mi faceva stare bene. Visto che partivo da autodidatta, suonavo la chitarra da autodidatta, scrivevo da solo, non avevo nessuna skill da cantante, allora ho detto: “ok, devo studiare perché una cosa devi farla bene, devi conoscere quello che stai facendo” e questo, nel tempo, mi ha dato la possibilità di crescere sia a livello di tecnica vocale sia di scrittura per approcciarmi a diversi generi.

Piano piano sto creando il mio stile anche se in realtà non riesco a definirmi in pop, hip hop o R&B, sono influenzato da tanti generi. Quindi alla fine mi è servito tantissimo. Conoscere la musica oggi secondo me è importante. Non è che oggi so tutto quanto, però avere una base è fondamentale. Vedo che oggi c’è tantissima concorrenza, avere questa cosa in più potrebbe essere un vantaggio. Su internet ci sono le cose artificiali che ti fanno i pezzi da sole, ti scrivono i brani da sole, ti fanno i beat. Adesso la musica è diventata quasi una moda.

Mi ha incuriosita la parola “concorrenza”; pensi che un gran numero di artisti sia uno svantaggio? C’è meno spazio mediatico, sì, ma non si viene a creare un maggior numero di idee e influenze diverse?

Secondo me è diventata troppo una moda. Tu giri sui social, su Instragram, ovunque vedi ragazzi che fanno musica. Non è una cosa brutta, la musica è universale: come è per me, sarà per altri. Però sai, la concorrenza è alta, anche chi non conosce la musica la fa. Abbiamo i social che aiutano, abbiamo tantissimi canali che possono aiutare. Uscire oggi è difficile, ma oltre a fare musica, servono altre cose: innanzitutto la passione, raccontare cose vere, ci vuole tantissima pazienza. A lungo andare si vedrà chi davvero ha queste competenze.

La verità per chi scrive è fondamentale, io spero di essere sempre così, spero e credo che questo arrivi alle persone almeno dai feedback che ho. Punto su questo, la musica deve essere una cosa fatta bene, una cosa reale, non può essere solo la hit per esplodere. Purtroppo adesso è così. Il mio sogno è quello del cantautorato italiano di tantissimo tempo fa, di cui io sono fan (Dalla, Battisti…) Il mio obiettivo è quello di arrivare raccontando tante storie, facendo uscire tanti brani. Se capita che esci e fai il pezzo che piace a tutti, fai la hit, ok, però io scrivo per me e basta.

Dal 2020 ad oggi hai pubblicato un bel po’ di singoli; li raccoglierai in un album?

I primi tre brani credo abbiano una vita a sé perché è stato un po’ l’inizio: l’approccio con l’uscita, la sensazione strana di sentirsi su Spotify. Ero molto acerbo, credo che quelli resteranno così. Invece da “Cosce :(”, che è uscita a novembre, ho iniziato un nuovo percorso. Ho conosciuto Luca, il producer, ho iniziato a lavorare con lui e sono maturato sulla scrittura, sulla composizione. Credo che da “Cosce :(” in poi forse ci sarà una raccolta di album. Vorrei fare altre uscite, vorrei fare più singoli e poi raccoglierli in un album.

Hai dei live in programma?

No, live in programma no. Mi sto concentrando a scrivere o comunque a finire, definire alcuni brani per le altre uscite. Ho suonato un mesetto fa in un locale qui da me, ho fatto l’apertura a Merlo e mi manca un po’ perché i live, per chi canta e scrive, è la parte fondamentale del percorso, vedi davvero le sensazioni delle persone, di chi ti ascolta. Il palco è casa, ti senti su un altro pianeta. Vediamo come va.

Che formazione porti dal vivo?

Adesso sono solo. A volte mi accompagno da solo con la chitarra, faccio delle live session, oppure con la base. Questa è un’altra cosa che vorrei migliorare perché avere una band, qualcuno dietro, riempire il palco, potrebbe essere un punto a favore. Per i prossimi live vorrei avere qualcuno, almeno una chitarra…Il mio producer è batterista quindi lui potrebbe suonare la batteria. Visto che il mio genere è hip hop, R&B, vorrei tenere comunque un suono elettronico sotto, magari tenere delle basi e suonare alcuni strumenti dal vivo. Per adesso è così, però, ti ripeto, vorrei ampliare.

a cura di
Lucia Tamburello

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