“Ibisco”, il nuovo singolo dei Piccolo intervento a cuore aperto (intervista)
“Ibisco” è il nuovo singolo dei Piccolo intervento a cuore aperto: la band dalle sonorità alternative rock anni ’90, ma con contaminazioni musicali molto disparate. Si tratta di una ballad struggente, una storia d’amore che non si arrende ai disastri della vita e che – proprio come il fiore – si allunga alla ricerca dei raggi di sole.
Ciao, ragazzi. Ve l’avranno già chiesto decine di volte, provo a rendere meno mainstream questa prima domanda. Il vostro nome d’arte mi riporta alla mente da un lato alcune band progressive degli anni ’70, dall’altro un gusto estetico tipico dell’alternative anni ’90. Come mai questo nome per il vostro progetto?
Ciao, e grazie per la domanda! Ci hai preso, perché entrambi i riferimenti musicali che hai citato sono parte fondamentale del nostro bagaglio culturale. Volevamo un nome non banale, anche strano in buona misura, che potesse sintetizzare la nostra estetica che è fatta di istanze diverse: se si considera l’intervento a cuore aperto nel suo significato medico c’è il dramma, il dolore, la catarsi. Dall’altro lato, un intervento inteso come discorso, condivisione con il cuore aperto, trasmette un altro lato di noi che è la ricerca di autenticità, verità, amore in senso molto ampio.
Nella vostra musica emergono influenze derivanti dai Verdena, dai Subsonica o dai Marta sui Tubi; ciò nonostante credo che la vostra musica abbia influenze originali e decisamente personali. Come nasce una canzone dei Piccolo Intervento a cuore aperto?
Intanto ti ringraziamo perché questo per noi è un enorme complimento. Una nostra canzone solitamente nasce da un’idea di Dario (sono io) che parte da un’idea musicale embrionale e da uno stato d’animo ben preciso. Scrivendo la canzone cerco le note e le parole che possano provocare in chi ascolterà lo stesso stato d’animo da cui sono partito io. Ognuno con il proprio strumento aggiunge il proprio pezzo, e così nasce la canzone.
Il 21 febbraio scorso è uscito il vostro ultimo singolo “Ibisco”, autoprodotto e distribuito da Artist First. È una ballad delicata e struggente che narra di come alla volte nella vita esistano degli eventi (o delle bombe) che dividono il tempo in un prima e in un dopo. Poi c’è l’ibisco, fiore che predilige le giornate estive, ma sa adattarsi anche a quelle più rigide, un vero e proprio simbolo di resistenza. Come avete scritto questa canzone e come avete pensato alla metafora che questo fiore rappresenta?
Ho scritto questa a Tenerife, è lì che ho conosciuto questo fiore. Ero ospite di un mio caro amico, Rumi Nicola Crippa, lui tiene corsi di scrittura creativa online e mi ha dato una mano nel processo creativo. Per qualche giorno sono riuscito a distrarmi dalla quotidianità e dalle tensioni che si respirano di questi tempi (vedi covid, guerra, crisi energetica, eccetera)… Mi è arrivata la necessità viscerale di scrivere qualcosa di commovente, che provasse almeno a sciogliere un pochino questa tensione. “Ibisco” vuole essere soprattutto una carezza per chi ha vissuto la perdita di una persona cara, e purtroppo nell’ultimo anno ne sono successe alcune intorno a me. Un invito a prendere esempio dai fiori, che sono delicati ma anche forti, sempre rivolti verso la luce.
Dopo il vostro primo album distribuito nel 2020 “Paura”, in questo 2023 avete già distribuito due singoli: “Ibisco”, appunto, e “Sottobosco”. Cosa avete in mente per il futuro?
Nel prossimo futuro arriva la parte migliore..! A breve progettiamo di rilasciare un EP che raccoglie tutti i nuovi brani di questo giro di giostra, e poi ci stiamo organizzando per suonare il più possibile dal vivo. Quello per noi è il vero traguardo dopo anni di prove e di sala studio.
a cura di
Donato Carmine Gioiosa
