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I Fattore Rurale si raccontano attraverso l’album “Raccolgo la notte”

Morte, amore, desolazione sono le parole chiave che rappresentano al meglio il nuovo album dei Fattore Rurale uscito il 20 gennaio

I Fattore Rurale danno alla luce questo album, nell’intento di voler urlare al mondo un messaggio ben preciso: è inutile scappare dalla propria natura. Attraverso le canzoni si percepisce il loro modo di vivere e la consapevolezza che l’essere umano è lontano dall’essere perfetto perché consumato dalle cicatrici del proprio vissuto e dalle disillusioni della vita reale.

La loro musica è il punto di incontro tra il country folk americano e la verità distorta delle campagne piacentine.
Fondato nel 2018 da Marco Costa e Riccardo “Trivella” Polledri registrano il loro primo EP “Lividi” nel 2019 e nel 2021 partoriscono il doppio singolo “Morsi”.
In questi anni hanno partecipato a numerosi live su tutto il territorio piacentino, in Emilia e in Lombardia, a vari festival in Piemonte e in Liguria ed un tour estivo in Sicilia.

Per comprendere meglio il loro grido, abbiamo invitato i Fattore Rurale su Posta Indipendente per sviscerare tutte le complessità del loro nuovo album disponibile sulle piattaforme streaming.

Ciao, vi ringrazio per aver accettato il nostro invito su Posta Indipendente. Ascoltando il vostro album vi ho immaginato esibirvi in un campo di fieno sotto una fitta pioggia. C’è un palcoscenico che vi immaginate perfetto per i vostri concerti?

Ciao, siamo noi a ringraziare te per averci invitato.

È capitato sai… Nel 2019 eravamo ad Acquiterme per un festival, il fiume scorreva vicino a noi e davanti avevamo un prato con delle balle di fieno su cui le persone si potevano sedere. Durante la penultima canzone il cielo si è rotto e la pioggia ha iniziato a cadere; al microfono dissi: “Se voi restate qui ad ascoltarci, noi continuiamo a suonare”… Beh, così è stato, il pubblico è rimasto lì e noi abbiamo urlato ancora più forte. È stato emotivamente devastante, nessuno si è mosso e le nostre anime si sono unite a quelle delle persone davanti a noi.

Il palcoscenico perfetto sinceramente non ce lo immaginiamo perchè non crediamo esista, ogni concerto ha la sua energia ed è speciale a modo suo.

Come avete deciso di sfruttare la musica per raggiungere le persone? È stato un processo semplice?

Non sfruttiamo la musica per raggiungere le persone. Nelle nostre canzoni, come nella vita, cerchiamo di essere il più sinceri possibile, almeno con noi stessi, e questo modo di vivere la musica di conseguenza ci porta ad incontrare persone simili a noi.

Questo processo non è affatto semplice, perdersi in questo gioco di specchi è pericoloso perchè “quando guardi troppo a lungo nell’abisso l’abisso ti guarda dentro”, ma ripeto essere sinceri con se stessi è l’unico modo per essere liberi.

È uscito il vostro album “Raccolgo la notte”, quale brano più rappresenta il senso di grido liberatorio e qual è la vostra verità che raccontate al mondo?

Con la nostra musica non vogliamo insegnare niente a nessuno, vogliamo solo rappresentare chi fino ad oggi non si è sentito raccontato. Cantiamo la realtà che viviamo senza tanti fronzoli e voli pindarici. Andiamo incontro ad essa, quella realtà senza filtri, dolorosa come un coltello nella carne, ma rivelatrice come la notte quando sei solo con i tuoi peccati.

Il brano che rappresenta di più il senso di grido liberatorio è Stricnina, perchè parla dell’acquisizione della consapevolezza di non volere sopravvivere a questa vita e del dolore che proviamo nel non riuscire a staccarci da essa.

“E non ci basta planare, vogliamo toccare il sole” è un verso di “Figli di Icaro”. Non è però l’unico brano che parla di malessere e insoddisfazione. Cosa credete che accontenti l’essere umano, che invece merita?

No, non è l’unico brano che parla del malessere che viviamo, perchè è anche nel dolore che troviamo la verità. Per esempio, “Vertigine” dopo una vita in catene, passando attraverso il dolore, ora è una donna libera. In “Raccolgo la notte” si ha la presa di coscienza che la realtà è feroce e che è inutile evitare lo schianto perchè tutti siamo destinati al dolore.

Ma, come il nostro Icaro noi siamo figli della tragedia e possiamo solo compiere il nostro destino. Il sole di cui parliamo nella canzone è la meta fatua fatta di falsi miti, false promesse e falsa fama che abbaglia la nostra generazione. Noi accogliamo il suo fuoco e ne facciamo stimate; questa sofferenza ci ricorda che siamo soli e figli di un sogno interrotto. Il Fattore Rurale ha semplicemente la consapevolezza che il sole scioglie la cera e ti fa schiantare al suolo. Il nostro volo non è finalizzato ad arrivare alla luce ma a perdersi nella caduta ritrovando noi stessi nel dolore.

Non posso dirti cosa possa accontentare l’essere umano, ma posso dirti che affrontare la verità esorcizzandola e la ricerca di noi stessi, ci rende ogni giorno un po’ più consapevoli.

Mi sembra di intuire che la notte non è solo presente nel titolo dell’album e nel primo brano all’interno di esso, ma è anche il lasso temporale trasformato in metafora che avete usato per raccontare l’affronto alla vita. Cosa è per voi il buio nell’esistenza e c’è un modo per tornare a uno stato di luce?

Passiamo attraverso alla notte per raccontare le nostre storie, perchè solo di notte, quando sei solo con il tuo respiro, hai l’occasione di non mentirti e rivivere tutta la tua vita il più onestamente possibile.
L’essere umano tornerà ad uno stato di luce solo quando imparerà ad accettare i suoi peccati e quelli del mondo. Il buio nell’esistenza rappresenta proprio questo, la non l’accettazione di quello che si è veramente e la voglia sfrenata di apparire agli occhi degli altri come la società ci vuole. Siamo esseri fragili…ma dobbiamo metterci in testa che siamo liberi di sbagliare e che non dobbiamo avere paura di affrontare le conseguenze dovute alle nostre scelte.

Possiamo già segnarci sul calendario le vostre date in tour?

Per adesso è ancora tutto in programmazione ma cazzo, le nostre urla le sentirete perchè sono le urla di una generazione!
Una generazione che abbraccia il cambiamento, una generazione che non ha paura, una generazione pronta per la Rivoluzione!

Cosa possiamo aspettarci in futuro dai Fattore Rurale?

Sincerità verso chi ci ascolta, onestà verso la vita e rispetto per il dolore. Morte Amore Desolazione.

a cura di
Rebecca Puliti

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