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Lazzaro conferma quanto c’è di buono nella musica oggi

Lazzaro è un nome che abbiamo imparato ad apprezzare negli ultimi mesi, grazie alla pubblicazione di un paio di singoli e, oggi, di un disco che conferma quanto di buono fatto “annusare” dal cantautore toscano.

Certamente, la squadra sembrava essere quella giusta.

Aaffianco a Lazzaro, ha lavorato il produttore Nicola Baroni, personalità piuttosto conaociuta nel mondo della musica indipendente grazie a collaborazioni con artisti di spicco della scena; la mano di Baronti emerge proprio nelle trame elettroniche di un disco che gode di ottimi suoni, ma anche di una scrittura che risulta influenzata da un piglio quasi oracolare, profetico: Lazzaro pare aver visto cose che i coetanei scorgono con difficoltà, in un ritorno da profondità sepolcrali che ha lasciato incollato sul cantautore un desiderio irrefrenabile di porsi domande senza ricorrere a risposte affrettate e semplicistiche.

La complessità del reale trionfa e marcia a ritmo di cassa in quattro nella tracklist al napalm di “Lazzaro”, che a suo modo diventa manifesto di una condizione esistenziale che appartiene a noi figli del Millennium Bug e delle nostre crisi depressive senza uscita: i brani sono stralci di quotidianità che si elevano ad un livello altro, di contemplazione del reale attraverso l’occhio critico del filosofo cinico ed esistenzialista.

Ma c’è spazio, comunque, per credere alla nascita di un fiore, al superamento delle paure: in un mondo in cui tutto ciò che ci resta sono le mode, l’identità di Lazzaro sembra dire a tutti che un’alternativa sia possibile, ripartendo in primis da sé stessi, e dalla necessaria e salvifica urgenza di “sopravviverci”.

a cura di
Redazione

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