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“Vischio”, l’altra faccia del Natale secondo Valentina Parisse

Il nuovo singolo della cantante romana, uscito lo scorso 2 dicembre, racconta, con sincerità e ironia, le insidie della festa più attesa dell’anno. Tristezza e malinconia che si celano dietro a pranzi con i parenti, scambi di regali e baci scambiati sotto il vischio

Natale è ormai alle porte. La corsa ai preparativi per il giorno più magico dell’anno si fa sempre più scatenata. Le persone entrano ed escono dai negozi come schegge impazzite in cerca del regalo perfetto da mettere sotto l’albero. Una spasmodica frenesia che culminerà il prossimo 25 dicembre, con il tradizionale pranzo a casa di qualche nonna o zia.

Come ogni anno, tra antipasti, lenticchie con lo zampone, tortellini e fette di panettone o pandoro schiveremo come Neo di Matrix la raffica di domande dei parenti (serpenti) schierati come un plotone di esecuzione attorno alla tavola: “Ma il lavoro come va?”, “Ma questa fidanzata la vogliamo trovare?”, “Ma la laurea?” e così via con una lunga sequela di frecciatine inaugurate da altrettanti “Ma…”.

Un sacrificio che, in fin dei conti, si compie volentieri grazie alla felicità di stare accanto alle persone che più ci vogliono bene. Eppure, il calore e l’affetto che ci circondano vengono a volte sopraffatti da una profonda sensazione di tristezza e malinconia. Spesso riaffiorano ferite dal passato e pensieri spiacevoli oppure ci si rende semplicemente conto che un altro anno è passato e niente, in fondo, è cambiato.

Questo fenomeno, chiamato dagli psicologi Holiday Blues, viene raccontato senza troppi fronzoli in “Vischio“, il nuovo singolo di Valentina Parisse. Nel brano la cantante romana, aiutata da una buona dose di sarcasmo, smaschera l’apparente atmosfera di festa che si nasconde sotto l’albero di Natale. Valentina riflette su come ci si può sentire soli anche in mezzo a tante persone, costretti a indossare una maschera fatta di serenità e allegria. Momenti nei quaIi, soprattutto con l’avvicinarsi di gennaio, si deve per forza fare un bilancio dell’anno appena passato.

Copertina di “Vischio” (2022)

“Vischio”, tuttavia, non deve essere intesa come uno sterile j’accuse verso il Natale. Il brano è infatti una profonda riflessione su quanto poco basterebbe per regalarsi e regalare un sorriso. La cantante invita l’ascoltatore ad andare oltre l’apparenza di tavole imbandite, luci colorate e regali per recuperare un senso natalizio più autentico. In che modo? Attraverso pochi e semplici gesti in grado di avvicinarci al prossimo in maniera genuina e disinteressata. Perché spesso un “Ti voglio bene” o una carezza sono gesti che valgono più di mille regali scartati sotto un abete decorato a festa.

Ma ti sei accorto del freddo che fa / Mentre aspetti che arrivi l’amore che fa sempre tardi / Tu sorridi lo stesso tra gli altri

Valentina Parisse, “Vischio” (2022)

La schiettezza che, unita a una pungente ironia, pervade i tre minuti e sei secondi di “Vischio” sono il trait d’union della musica di Valentina. Un’artista che, sin dal suo esordio – avvenuto nel 2011 con il disco “Vagabond“, registrato tra Italia, Inghilterra e Canada – ha attirato su di sé le attenzioni di grandi artisti e professionisti del mondo musicale. In primis Phil Palmer, chitarrista e sideman di fama internazionale, che ha partecipato alle sessioni di registrazione del suo disco d’esordio. I due hanno composto per Renato ZeroRivoluzione“, canzone presente nella tracklist dell’album “Alt” del 2016. L’anno successivo Valentina lavora a fianco di un altro importantissimo artista del panorama musicale italiano come Michele Zarrillo prima con il singolo “Vivere e rinascere” poi con la canzone presentata a Sanremo 2020Nell’estasi o nel fango”.

Una serie di collaborazioni che le hanno permesso di esibirsi su palchi prestigiosi come il Blue Note di Milano e l’Auditorium Parco della Musica di Roma. Tra il 2019 e il 2021 sbarca in televisione come giudice di “All Togheter Now“, famoso show musicale in onda su Canale 5. Sempre nel 2019 ha l’onore di cantare l’Inno di Mameli davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e Bruce Springsteen all’apertura del Concorso ippico internazionale “Piazza di Siena” a Roma.

Con “Vischio”, la cantautrice romana cercherà, durante queste feste natalizie, di bissare il successo ottenuto quest’estate con il singolo “Animali“, finito in heavy rotation su moltissime radio Italiane.

Ciao Valentina, è un piacere averti qui su Posta Indipendente! Con “Vischio”, il tuo ultimo singolo, hai cercato di raccontare il lato più malinconico che il periodo del Natale porta sempre con sé. Anche tu, come tanti, soffri un po’ la Holiday Blues?

Sono molto contenta di questa domanda perché devo necessariamente raccontare un fatto curioso. Io ho scritto questa canzone basandomi ovviamente sulle mie esperienze e il mio vissuto, ma non facendo proprio riferimento alla sindrome della Holiday Blues di cui tu parli, che ho scoperto soltanto qualche sera fa, perché, cercando su Google ho trovato che esiste questa sindrome della quale confesso non ne sapevo nulla, ma in qualche modo ne ho sofferto. Quindi mi si è svelato questo mistero.

Sei anche tu nel club di quelli che, alla fine delle Feste, dice “E anche questo Natale… Ce lo siamo levato dalle palle!”?

Si dice che per odiare qualcosa, o qualcuno, bisogna averlo tanto amato. Ora, premesso che io il Natale non arrivo a odiarlo, devo dirti che provo un po’ di sollievo ma anche un’inevitabile malinconia quando se ne va, perché in fondo a me piace molto il Natale. Quello che mi dispiace è che a volte lo si sprechi. Ecco: lo spreco del Natale, lo spreco di un’occasione per stare insieme, o per viverlo magari con maggiore serenità e per qualche ragione non lo si fa.

Il senso di fondo di “Vischio” è che, per sentirsi migliori e più vicini agli altri, basterebbero gesti semplici ma autentici. Quali potrebbero essere secondo te?

La mia riflessione parte dal fatto che ormai, dal mio punto di vista, è tutto basato sul consumismo. Soprattutto il Natale ormai è basato sul regalo più grande, sulla corsa agli acquisti, sul comprare, anche per i cenoni. Si compra anche il cibo, deve essere tutto “tanto”. Questa continua e spasmodica ricerca di comprare. Credo che a volte anche i gesti più semplici e quelli più spontanei possano fare la differenza. Come ad esempio un abbraccio, una telefonata: chiamare una persona che magari sappiamo che per qualche ragione è sola e magari ricordarsi di quelle persone, stargli vicino, andarle a trovare. Ecco, sono questi i piccoli gesti a cui faccio riferimento e che, credo, nel tempo ce li siamo un po’ tutti dimenticati.

Oltre alla sincerità, un elemento molto presente in “Vischio” è una buona dose di ironia. Questa cosa è anche molto evidente anche nel video del brano. Avete voluto un po’ prendere in giro i plasticosi videoclip natalizi degli ’80?

Si, assolutamente. Concordo ed è così: abbiamo voluto prendere un po’ in giro tutto quel filone di videoclip degli anni ’80, ma anche alcuni degli anni ’90 e altri più recenti, che dipingono queste famiglie perfette. Non si sa come, improvvisamente a Natale siamo circondati: tutti dicono che tutto dovrebbe essere perfetto, invece non è così. Esiste l’imperfezione, esistono le famiglie imperfette, il sentirsi fuori luogo o fuori posto a Natale. Il sentirsi incompleti e arrivare sotto quel famoso vischio non particolarmente a posto con sé stessi.

Un po’ è questo: devo dirti che a parte il grande divertimento del girare il videoclip di “Vischio”, abbiamo avuto davvero la grandissima occasione di lavorare con dei talenti veri, tra cui quello della bambina che è stata bravissima sul set, che aveva un ruolo sicuramente non facile. Per altro doveva maneggiare il fuoco e noi tutti eravamo abbastanza preoccupati, però ci siamo divertiti molto, è stato un bellissimo lavoro di squadra e questo insomma è il risultato che ci rende più orgogliosi.

Parliamo un po’ di te. La tua carriera si è divisa, sin da giovanissima, tra il Canada e l’Italia. Quali sono i vantaggi e gli svantaggi che un musicista, specie emergente, si trova davanti oltreoceano?

Io non posso parlare né di vantaggi né di svantaggi dal mio punto di vista: perché se mi guardo indietro, nonostante abbia vissuto delle situazioni oggettivamente anche difficili – non è stato affatto facile trasferirmi – non posso che parlarne bene di quell’esperienza anche nelle difficoltà. Devo fare una premessa: io non vengo da una famiglia con particolari disponibilità economiche. Quindi per me trasferirmi ha significato rimboccarmi le maniche e accettare anche all’inizio, lavori più umili. Quindi sì, ho realizzato lì un disco, ma l’ho realizzato partendo veramente da niente, dal basso, e in tutto questo percorso e in tutte queste cose, anche in tutte queste difficoltà, ho davvero capito molto di me stessa, del mondo della musica, di quello di cui volevo parlare nelle mie canzoni e ovviamente sono stata a contatto con una realtà talmente diversa che mi ha cresciuto come persona.

Ecco, per rispondere alla tua domanda, non posso parlare di vantaggi e svantaggi, anzi, se dovessi tirare le somme, sono solo vantaggi. Ed è una cosa che consiglio a tutti i ragazzi e le ragazze che escono dalle scuole, di farla come esperienza. Di aprirsi al mondo e di andare a vedere cosa succede al di là della propria porta di casa, perché si cresce. C’è l’opportunità davvero di migliorarsi e di entrare in contatto anche con artisti, con realtà artistiche molto diverse ma che possono poi contaminarti, che ti possono lasciare qualcosa di importante dentro.

Negli ultimi anni hai avuto modo di collaborare con artisti del calibro di Renato Zero e Phil Palmer. Quali sono gli insegnamenti che, professionisti come loro, ti hanno lasciato?

Sono tantissimi gli insegnamenti che lasciano questi personaggi. Sia dal punto di vista professionale, senza alcun dubbio, ma anche da un punto di vista umano. Nel caso specifico degli artisti di cui parli tu nella domanda, Phil è un lavoratore instancabile. Non lascia mai nulla al caso, si mette spesso in discussione, magari una cosa la fa ed è già perfetta e lui “No, rifacciamola”, “No magari può venire meglio”, “Possiamo dare di più”.

Ho questo ricordo di noi, negli studi Sarm a Londra, che è stata per me una delle esperienze più belle, dove appunto abbiamo fatto praticamente tutta la giornata fino alla notte, finché non eravamo noi e lui per primo davvero soddisfatti di quello che stavamo facendo. Quindi senza dubbio questo, poi la grande iniezione di fiducia che ti lasciano dentro. Perché quando personaggi con un’esperienza così grande, abbracciano le tue canzoni, è davvero un’iniezione di fiducia gigantesca.

Passate le Feste, in molti iniziano l’anno nuovo con una marea di progetti e buoni propositi. Anche tu ne hai qualcuno per il 2023?

Ho una marea di buoni propositi, ma costantemente, anche giorno per giorno, ora per ora, minuto per minuto. Si accumulano li, questa montagna di buoni propositi (scherza ndr). Mi piace molto la creatività, quindi ho sempre un po’ la testa li che pensa nuove idee, nuove cose. Quindi si, ci sono tantissimi propositi per l’anno nuovo e sicuramente mi ritroverò anche l’anno prossimo in macchina poi a tirare le somme e vedere se tutti questi buoni propositi sono diventati realtà. Una cosa è ovviamente innegabile: io personalmente ce la metterò tutta perché amo la musica, è quello che faccio con tutta me stessa; quindi, sarà un piacere enorme impegnarsi sempre di più affinché i buoni propositi, soprattutto musicali, diventino realtà.

a cura di
Luca Barenghi

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