C'è posta per...

C’è posta per… vol. 6

Tarararararara tun tun tun

Insomma ci abbiamo provato a replicare a parole l’inconfondibile “Love’s Theme” di Barry White, nonché la famosissima colonna sonora del programma che ha fatto della De Filippi l’eroina di tutti i sabato sera (passati a casa) della maggior parte degli italiani.

Noi di Postaindipendente non vogliamo avere la velleità di paragonarci al tv show dalla magica busta, eppure il nome della nostra rivista richiama l’idea di accogliere nella nostra (mail di) posta tutte le nuove proposte del mercato musicale emergente.

È stato impossibile così non dedicare, proprio ai protagonisti del nostro giornale, un format in cui, questa volta, a dover aprire la busta sono proprio gli artisti. Nasce dunque “C’è posta per…”: lo spazio in cui mensilmente accogliamo sui nostri divani virtuali le band o i singoli cantanti che hanno deciso di prendere in consegna una domanda dal pubblico.

La domanda del mese, scelta dal pubblico è: “Qual è la cosa più insolita che ti è capitata di fare in ambito musicale da quando suoni?”

LE CANZONI GIUSTE

Una volta dei ragazzini ci hanno lanciato due pomodori durante un live di piazza; il frontman ne è riuscito a prendere uno al volo e gli ha dato un morso: Vegan Ozzy.

PIER

La più insolita…dovrei prima chiedere il permesso a “lei”. Ma mi sa che non si può raccontare. Quindi vado con la seconda in classifica: suonare una chitarra classica con le corde stoppate da un tappo di sughero, preso dalla bottiglia di vino che avevamo bevuto io e il mio amico Stanislao. Il brano era “Tiro una pietra a mare”, la chitarra è quella che potete sentire proprio all’inizio. Potevo farlo con qualunque altro oggetto, ma quel tappo aveva ascoltato le chiacchierate di una notte intera e quindi ormai era parte di noi.

Ribaltavapori

Quando da ragazzino cantavo ancora in inglese, in un concerto mi esibii in almeno cinque canzoni che ancora non avevano un testo. Inventai al momento dei suoni più anglosassoni possibili. Ricevetti pure dei complimenti. Un paio d’anni dopo il locale chiuse, spero non per causa mia.

HOFMANN ORCHESTRA

Non so se si può definire insolita e si riferisce a quando avevo 18 anni. Organizzammo un concerto in una sorta di pub-pizzeria a Roma, con il pubblico seduto ai tavoli, senza il palco, e con lo spazio allestito per suonare attaccato al frigorifero dei gelati.

La cosa quantomeno singolare era vedere con la coda dell’occhio il bassista schivare le sportellate ogni volta che il cameriere tentava di aprire quel frigorifero.

È bello pensare che i clienti ordinassero di proposito il dessert per assistere alla scena.

Oslavia

La cosa più insolita che ci è capitata di fare è stato esibirsi all’ ADI design museum di Milano, in mezzo a oggetti di design che hanno vinto l’ambito Compasso d’oro. Il live prevedeva un parallelo tra le nostre canzoni e una decina tra le opere più iconiche del museo (dalla Lettera 22 Olivetti alla Ferrari Monza) ma nessuno era molto ferrato in materia… alla fine ci siamo trovati a “studiare” per poter mettere su una scaletta da 45 minuti come se avessimo dovuto preparare un esame universitario. 

Novadeaf

Una volta mi venne offerta una data a Grosseto. L’organizzatore del concerto era un edicolante ma quello che non avevo capito è che non avrei suonato su un palco ma proprio in strada accanto al suo chiosco dei giornali. Fu una esperienza molto insolita, a metà fra il live canonico e il busking.

Comunque molto formativa.

Vanina Vincent

Ho registrato dei suoni “particolari” da inserire nei brani:

In una demo di un brano che ho registrato in Toscana (Desde tu espalda) ho inserito il suono di una biglia che cade sul pavimento in legno e poi rotola

perche avevo sognato di farlo (e l’ho fatto!) – Il suono l’ho utilizzato nell’intro del brano – 

ASCOLTA QUI : https://on.soundcloud.com/zVfdu

In un’ altra occasione ho inserito il suono di una matita che scrive su carta in un brano (Unimondi) perchè volevo rendere omaggio ad un compositore che ascoltavo da bambina (Andreas Vollenweider) e che utilizzava anche lui dei suoni molto curiosi – Il suono l’ho usato come loop ritmico e per registrarlo (ero a Buenos Aires in studio) abbiamo fatto un sacco di tentativi per cogliere al meglio proprio il suono della grafite che striscia sulla carta…( vi sfido a trovarlo!)

ASCOLTA QUI: https://on.soundcloud.com/uAszw

WASABI

Prima di trovare il box in cui suoniamo attualmente, avevamo affittato questa sorta di cantina che condividevamo con altre band, subito dopo il lockdown. Prese dalla impellente voglia di suonare insieme e comporre, non ci siamo guardate troppo intorno, ma pian piano ci siamo accorte di vari disagi, tra cui:
1. La sala era piuttosto pericolante – la nostra Maddie ha rischiato più volte di rimanere schiacciata dalle casse che si muovevano con le vibrazioni della nostra musica.
2. Essendo all’interno di una tipica palazzina anni ‘60, non c’era un bagno da poter usare e una volta che si scendeva si trovavano minacciose scritte che dichiaravano: VIETATO LASCIARE BOTTIGLIE DI ORINA NASCOSTE!
3. Il nostro giorno di prove era la domenica, e non avevamo considerato che tutti i posti dove poter andare in bagno in zona fossero chiusi. Dopo settimane di attenta riflessione, la disperazione ci ha portate alla conclusione di voler portare in sala un vasino.

FEDERICO FABI

Eravamo io e Giacomo, mio amico e chitarrista ad una serata su una terrazza a Roma. Si doveva esibire De Leo, noi non dovevamo suonare. Verso metà serata ci chiedono improvvisamente di fare qualche pezzo, noi non eravamo al massimo della lucidità e non avevamo nemmeno gli strumenti con noi. Così, per necessità, ci prestano la Fender di De Leo. Allora barcollando saliamo sul palco che era a ridosso di una piscina. Il nostro spazio era di circa 1 metro, stavamo praticamente sul bordo. Così  attacchiamo il jack, e mentre mi giro per dire al mio amico di stare attento a non inciampare nei fili, lui in quel momento cade in piscina con tutta la chitarra. Mentre l’impianto elettrico inizia a friggere vedo Giacomo affogare e la chitarra di De Leo affondare come il Titanic. Fatto sta che io insieme ai buttafuori tiriamo fuori il mio amico con i vestiti e la chitarra fradici, andiamo verso de leo e gliela riconsegniamo. Lui incredulo inizia a biascicare, io abbraccio il mio amico e andiamo a prendere un altro drink. Qualche tempo dopo ho rivisto De Leo con la stessa chitarra e ho tirato un sospiro di sollievo.

Nobody Cried For Dinosaurs

Nel 2016 abbiamo fatto il nostro primo tour all’estero di sei date in Giappone. Lì hanno un’usanza bellissima, un piccolo rito prima del sound check che prevede una sorta di breve discorso di incoraggiamento da parte dell’organizzatore della serata, seguito da un giro di presentazioni e inchini tra tutte le band in line up.

A Osaka abbiamo legato con una delle band d’apertura, così ci è saltato subito all’occhio un loro pezzo con il titolo in italiano: “bicipiti vitello”. È stata una conversazione piuttosto complessa e buffa quella in cui abbiamo cercato di capire il perché del titolo. La risposta era davvero molto semplice: Google Translate aveva sbagliato… ovviamente, per non dire palese, il titolo giusto doveva essere “bicipiti polpacci”. lol

a cura di
Redazione

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