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Ciulla presenta il suo “Fantasma”

Il 28 ottobre, il cantautore Ciulla offre al pubblico un’anteprima del suo nuovo disco che uscirà in primavera

“Fantasma” è l’ultimo sforzo di Ciulla rappresentativo di tutta la sua passione per la musica e per la scrittura nata sin dalle scuole medie. Con la sua prima band, Violacida, dà il via alla sua discografia pubblicando “Storie mancate” e “La migliore età”. Nel 2018 decide di intraprendere la carriera solistica tramite la quale vince il Premio Ernesto De Pascale per la miglior canzone in italiano. L’anno successivo dà alle stampe il suo primo album solistico “Canzoni dal quarto piano” a cui seguiranno il singolo “Mamma ho perso lo stereo” e l'”Album dei Ricordi” che, nato grazie ad una call to action sui social, raccoglie un’intro e diciannove note vocali trasformate in testi dall’artista. Nell’attesa del nuovo album, in uscita nel 2023, ci regala i singoli “Irreversibile” e “Fantasma” di cui ci parlerà in questa intervista.

Spesso nelle relazioni ci convinciamo che se le cose vanno a rotoli è solo per colpa nostra. Questa canzone parla di questo e di come ogni fine coincide con una rinascita

Ciulla
Ciao Antonio! I tuoi pezzi a livello sia sonoro che tematico sono riconducibili alla scena “indie” bolognese dello scorso decennio; qual è il tuo rapporto con quel “periodo musicale”?

Ciao! Non ho molto chiaro quale sia la scena “indie” bolognese dello scorso decennio ma, avendo vissuto a Bologna per qualche anno, è probabile che qualcosa mi sia rimasto addosso. Ti dico comunque che ho in serbo un disco nuovo di cui vado molto fiero, che uscirà tra qualche mese e che, a mio parere, non risente di nessuna influenza specifica. Sarà un lavoro molto personale, fieramente e spocchiosamente fuori moda rispetto a tutto quello che va oggi in Italia.

Un’altra peculiarità dei tuoi pezzi è quella di camuffare temi dolorosi con sonorità energiche ed orecchiabili, com’è nata questa caratteristica?

Non ti so dire com’è nata perché vorrebbe dire andare ad indagare sulla natura dei miei sentimenti e, probabilmente, ci vorrebbe l’aiuto di uno psicologo. Sicuramente, anche io noto che una caratteristica dei miei brani è sempre stata quella di parlare di cose non propriamente
felici inserendo, ogni volta, un filo di speranza. Questa parvenza di luce può essere rappresentata non per forza dalle parole, ma anche semplicemente da quello che comunica la musica la quale, almeno per come sono io, è sempre più importante del testo. Non a caso penso che il colore che più rappresenta la mia scrittura sia il verde acqua perché unisce il verde della speranza con, appunto, il blu della malinconia. In più, usare un andamento musicale “energico” sotto a un testo a suo modo doloroso, esprime voglia di rivalsa. La musica può accompagnare le nostre malinconie, ma di certo non deve abbatterci o renderci tristi.

Il tuo nuovo singolo “Fantasma” sembra caratterizzato da una continua ricerca di qualcosa di nuovo, ci parleresti un po’ di questo aspetto?

È stato scritto in un momento in cui, all’interno di una relazione, mi sentivo bloccato e inadeguato rispetto all’altra persona con cui stavo e alle situazioni che vivevamo. Sono molto contento del testo perché credo di essere riuscito a descrivere un sentimento diffuso in modo
diretto e senza fronzoli. Molte persone me lo stanno facendo notare.

Nel ritornello si ripete spesso la parola “scusa” seguita dalla spiegazione dello stato d’animo e delle azioni di chi parla; in “Fantasma” si ricerca più comprensione o perdono?

Si ricerca la libertà e il desiderio di essere se stessi senza sensi di colpa e senza sentirsi in dovere di compiacere qualcuno.

“La musica è un lavoro e un lavoro rischi di diventarlo anche tu”. La musica adesso è la tua occupazione principale? In che modo è cambiato il tuo approccio alla creatività dagli esordi ad oggi?

Purtroppo non è la mia occupazione principale e non ti nascondo questo che questo, spesso, mi crea frustrazione. Però, come Paolo Conte, penso anche io che la musica abbia comunque sempre bisogno di un approccio dilettantesco nel momento in cui la si scrive. Anche il miglior professionista, secondo me, deve mantenere questo carattere se non vuole correre il rischio di annoiarsi come in un qualsiasi lavoro. Guarda Giorgio Canali: pur avendo una carriera di non so quanti decenni, si vanta sempre di non aver mai lavorato un giorno in vita sua. Questo lo reputo il giusto modo di vederla e ammiro chi riesce a viverla così. Personalmente, per quanto sento che la musica sia un’estensione del mio corpo da quando ho dodici anni, mi capita pure di odiarla tantissimo quando vedo che le cose non vanno come vorrei. Quando ho scritto “Fantasma”, per esempio, vivevo sia la musica che la mia relazione quasi come un lavoro (nella sua accezione negativa, ovviamente). Attualmente la musica è per me quella cosa che definisce la mia personalità e la mia esistenza. Per il resto, anche se da precario, sono felice di lavorare a scuola come docente di italiano e storia.

La prossima primavera pubblicherai un nuovo album; cosa dobbiamo aspettarci?

Un album totalmente mio, sia nei testi che nella musica, che rappresenta in pieno la resa e l’immaginario che mi ero prefissato. Per la prima volta ho fatto un album di cui vado totalmente fiero, di cui non cambierei una virgola e che, come ho detto all’inizio, sta lontano da tutto quello che sento in giro. Si tratta di un disco di cui, oltre a esserne l’autore, per la prima volta sono stato, insieme a Federico Carillo, arrangiatore e produttore artistico. Non vedo davvero l’ora di farvelo ascoltare.

a cura di
Lucia Tamburello

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