Due bassi e una batteria per affrontare le “Macerie” – l’intervista ai Laika nello spazio
“Dalla provincia”, il trio alt rock Laika nello Spazio ci mostra le “Macerie” lasciate dall’uomo moderno presentando a tinte cupe la sua visione vivida e pessimistica del mondo con una nuova raccolta di nove tracce
Il 28 ottobre, la band lombarda Laika nello spazio pubblica il nuovo album “Macerie” per Overdub Recordings. Vittorio Capella, Simone Bellomo e Marco Carloni nel 2016 danno il via ad un progetto musicale dalla formazione curiosa che porta a stimoli nuovi per uno stile compositivo innovativo. Sin dagli esordi, li accompagnano suoni violenti e distorti, tematiche politiche e sociali, e una linea vocale vicina allo spoken. Dopo aver analizzato e criticato la provincia milanese nel loro primo disco, allargano il proprio orizzonte facendo un quadro generale della situazione decadente del XXI Secolo. Oscillando tra esistenzialismo e riferimenti filosofici, abbandonano qualsiasi illusione di speranza.
Ciao ragazzi! A vostro avviso, “Macerie” è un album distopico o realista?
“Macerie” è un album che utilizza tematiche distopiche per descrivere la realtà che viviamo. Non è difficile immaginare il nostro mondo, così com’è attualmente, tra una trentina d’anni. Tutto tende a peggiorare; si pensi all’ecosistema, alle guerre, alla sempre più vasta disparità sociale, ai rapporti interpersonali destabilizzati dall’uso improprio della tecnologia… Giusto per citarne alcuni. E tutto ciò è innegabile e davanti agli occhi di tutti, occhi che preferiscono guardare altrove.
Rispetto al vostro disco precedente “Dalla provincia”, “Macerie” è molto più pessimista nei confronti delle sorti dell’uomo. Cos’è cambiato di più in questi tre anni, il mondo che vi circonda o la vostra prospettiva su di esso?
Sono cambiati entrambi. Abbiamo scritto questo disco in degli anni in cui ci sono stati tanti forti cambiamenti, altri più graduali ma ugualmente devastanti. Situazioni globali come la pandemia hanno tirato fuori il peggio dagli esseri umani: non siamo riusciti ad essere uniti neanche in una situazione del genere. Cosa ci si può aspettare di positivo?
“Reazione”, a discapito del suo titolo, appare come un brano incentrato sull’inutilità della protesta, è così?
In realtà l’intento di “Reazione” è quello di prendere coscienza del fatto che sarebbe giusto, se non d’obbligo, almeno indignarsi per le brutture che ci circondano, non necessariamente fare la rivoluzione. Basterebbe appunto “provare un moto d’insofferenza” nell’apprendere certe notizie, non far prevalere la totale indifferenza, per dimostrare a noi stessi che siamo ancora vivi e capaci di provare qualcosa. Il problema però è che dal nostro punto di vista “vince sempre il buio della ragione”.
È interessante come “Nel Nome Degli Dei” suoni contemporaneamente come una preghiera e una protesta dissacrante; questo dualismo rispecchia semplicemente il vostro rapporto con la religiosità o ha un intento narrativo ben preciso?
Abbiamo idee ben precise riguardo le religioni, o meglio del modo in cui nel tempo sono state e continuano ad essere strumentalizzate per altri fini. Il dualismo è presente nell’io narrante che, come in altri brani, (“Evento sentinella” e “Schrodinger”), è in preda ad una dissociazione mentale che lo sta conducendo alla psicosi. Prega infatti un Dio che per lui non esiste, che considera un’idea di entità superiore creata dall’uomo stesso che lui aborre con tutte le sue forze. Per concludere rispondiamo: sì, è una protesta dissacrante.
Non abbandonate la vostra particolare formazione, com’è nata l’idea di suonare con due bassi?
Abbiamo iniziato nel 2015 in due, basso e batteria. Dopo qualche prova con altri strumentisti, quasi per gioco abbiamo introdotto l’altro uomo a quattro corde, e si è subito creata l’alchimia giusta. Non abbandoniamo questa formazione perché col tempo abbiamo imparato a divertirci sempre più nel cercare linee di basso ad intreccio e continuiamo una ricerca sonora costante sperimentando con effetti per poter anche simulare altri strumenti. In questo disco ci siamo divertiti a fare la chitarra…Eh eh, chissà in futuro…
Per salutarci vi chiedo se avete dei live in programma
Un saluto ed un grosso Grazie a te!
Ad ottobre abbiamo intrapreso una collaborazione con Anthill booking &management pianificando un piccolo tour invernale in giro per l’Italia tra serate tutte nostre e aperture in acustico. Proprio qualche giorno fa abbiamo aperto in provincia di Forlì il concerto di Finaz della Bandabardò. Ci aspettano più in là Pierpaolo Capovilla e Co. a Pordenone e i Meganoidi a Bologna. Intanto le date aumentano e noi siamo felicissimi di poterci divertire e portare in giro la nostra musica.
a cura di
Lucia Tamburello