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I Manila ci raccontano “Partenze”

In occasione della pubblicazione del loro primo EP (prodotto da Merlo, alias di Leo Caleo) abbiamo fatto qualche domanda alla band toscana Manila; ne è venuta fuori una chiacchierata interessante su più fronti, che avete occasione di leggere qui, in esclusiva per Posta Indipendente.

Manila, che piacere avervi sulle nostre colonne! Allora, in linea con il nome della nostra testata, non possiamo che chiedervi: quanto è stato complesso e allo stesso tempo soddisfacente pubblicare, da completi indipendenti, il vostro primo EP “Partenze”?

Piacere nostro! Diciamo che è stato tutto tanto complesso quanto soddisfacente! Sappiamo benissimo tutti che le realtà piccole di provincia purtroppo non possono offrire molto dal punto di vista delle possibilità, ma sicuramente possono offrirti bellissime persone che sappiano ascoltare e capire ogni esigenza con la loro dedizione e voglia di fare. Queste persone sono fondamentali per la tua volontà di andare avanti e realizzare il tuo progetto. Noi, abbiamo avuto la fortuna di lavorare con Merlo Dischi che ha saputo tirar fuori il meglio di quello che vogliamo comunicare e, insieme, abbiamo saputo racchiudere il tutto all’interno del nostro primissimo EP. Speriamo di trasmettere la giusta carica emotiva a chi lo ascolta!

Come nascono i Manila? Raccontateci un po’ di voi, che siamo curiosi di conoscere quale sia stata la vostra, di “partenza”…

Il nostro progetto nasce appena due anni fa dalla volontà di quattro ragazzi (con alle spalle qualche esperienza in altri progetti musicali) di mettersi in gioco con idee originali, il tutto, mischiando un po’ i nostri gusti musicali senza dimenticare, ovviamente, di divertirsi. Siamo partiti con brutte demo fatte su Garage Band per arrivare al prodotto finale che potete sentire e che speriamo vi piaccia!

Ma poi, perché Manila? È sempre stato questo il nome del vostro progetto, o come tutte le band che si rispettano anche voi avete cambiato più volte pelle?

Sì, il nome è sempre rimasto quello perché, come accennato poco fa, esistiamo da veramente poco anche se ognuno di noi ha avuto altri progetti musicali in passato. Siamo ripartiti da zero con un vestito tutto nuovo che voleva strizzare l’occhiolino ai gusti musicali del momento e un nome esotico e vivace come questo poteva fare il caso nostro!

Da dove partireste, invece, per raccontarci il “travaglio” di “Partenze”? Come avete lavorato all’EP?

Questo EP è un po’ la chiusura di un cerchio. Abbiamo iniziato un anno e mezzo fa con il primo singolo e ritenevamo giusto chiudere la prima parte del nostro percorso con per l’appunto una “partenza”. Avevamo già in testa di pubblicare un EP, è stato un lavoro che, come voi saprete, può richiedere un po’ di tempo e facendo uscire i vari singoli brani, ci siamo accorti poi che questi potevano coesistere fra di loro. Tutto ciò ha reso quasi automatica la nascita di “Partenze”.

“Tra sguardi e bicchieri” e “Segnali”: questi i titoli degli inediti pubblicati assieme ai tre singoli già online. Come si collegano, questi due brani originali, ai precedenti?

Le canzoni presenti nell’EP sono collegate tra di loro da situazioni verosimili che possono far parte della vita delle persone. Piccoli “incidenti di percorso” che si possono verificare nei propri legami sentimentali. Fanno parte di ciò sicuramente i malintesi e le aspettative che si creano in un rapporto umano. I nostri protagonisti soffrono proprio di questo: non hanno avuto accanto le persone giuste che si sono rivelate fugaci e un po’, se vogliamo, superficiali, trascinate dal corso degli eventi.

Oggi tutti sembrano interessati a traguardi che guardano a destinazioni diverse, rispetto a quelle di un tempo: playlist, streaming e social sembrano oggi divenuti i veri “obbiettivi” degli artisti. I vostri, di obbiettivi, quali sono invece?

Guardate, il nostro obiettivo principale sarebbe arrivare a far affezionare le persone ai nostri brani tanto da fargliele conoscere meglio di come le conosciamo noi. Arrivare ad un live e sentire il pubblico che canta i tuoi brani per noi sarebbe il massimo.

a cura di
La Redazione

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