“Bart Forever” il nuovo primo disco di Bartolini
Un disco che omaggia gli anni dell’adolescenza quando, senza essersene resi conti, ci si ritrova cresciuti (ma non troppo)
È uscito venerdì 10 giugno “Bart Forever“, il nuovo album di Bartolini per Carosello Records, anticipato dai singoli “Forever“, “108″ e “Luci“. Arriva due anni dopo il suo album d’esordio “Penisola” e a tre anni di distanza dal suo primo EP “BRT Vol.1”. Il giovane cantautore calabrese ora si guarda indietro e, senza rendersene conto, si ritrova cresciuto. Tra un omaggio agli anni dell’adolescenza e l’assuefazione mista a timore verso il mondo esterno che prova ad affrontare con la musica, Bartolini è consapevole di esser stato, e forse di esserlo ancora oggi, un bambino di provincia, nonostante abbia vissuto a Manchester prima e a Roma adesso. Questo perché, pur avendo la metropoli in testa, la provincia dal cuore non la togli, un po’ come non cancelli le immagini nitide o sfuocate dal sapore ora dolce ora amaro, come i ricordi indelebili dell’adolescenza sanno essere.
Forever young
Con la musica si può restare sempre giovani, nel disco di Bartolini emerge forte questo desiderio tra i testi e le sonorità influenzate dal brit pop di Manchester, dall’indie rock e da un tocco di new wave. Con la musica si può esprimere la volontà di ricostruirsi dopo un dolore importante e la voglia di ritrovare gli altri dopo anni di distanziamento. Così fa Bartolini con “Bart Forever“: riparte da capo, con l’esperienza che all’inizio, per forza di cose, non aveva. Ecco perché questo album è un nuovo esordio fatto di nove tracce o tasselli che uniti compongono qualcosa che era e sarà il riflesso di uno specchio, di un ragazzo senza fronzoli che racconta quello che vede nello specchio e intorno a sé.
Un vantaggio per lui è aver vissuto il “finale” dell’era analogica e esser cresciuto nell’avvento del digitale, questo lo rende trasversale e ibrido, amante della sperimentazione e del processo creativo che cura dall’inizio alla fine avvalendosi di importanti collaborazioni. Al suo fianco alla produzione troviamo Jesse Germanò, Andrea Messina e Matteo Domenichelli e nei featuring European Vampire, Lil Kvneki e Thru Collected.
Le atmosfere, più crude e dirette rispetto ai suoi lavori precedenti, sono rappresentate al meglio da Davide Rossi Doria, direttore creativo e grafico del progetto.
108
La traccia che apre il disco è “108″, parla di sogni che ci fanno a pezzi e del non aver paura di stare soli anche con se stessi, il tutto condito da un pizzico di insofferenza nei confronti di chi parla senza sapere. “108” può tranquillamente essere l’emblema di una ribellione fisiologica di una generazione stanca di essere inascoltata e abbandonata a se stessa.
Forever
La seconda traccia, nonché il singolo di lancio del disco, è Forever. Qui Bartolini confessa una mancanza importante di una delle figure pilastro della vita di ognuno, come può essere un genitore, che ci rende più sensibili e anche più soli. E poi c’è l’amore che ci fa bene, anche se ci fa piangere con e per lui.
Settimane
Protagoniste della terza traccia, incisa con European Vampire e prodotta da Riccardo Fuffolo, sono quelle “Settimane” piene di domande che affollano la mente con “cose strane”, quando siamo senza la persona che ci tratta sempre male, quella stessa persona che vorremmo prendesse una decisione o almeno si accorgesse di noi. Alla fine poi resta la consapevolezza che non è facile ammettere di aver fatto male, come non è facile camminare senza lei/lui.
Dinamite
Capita che i ricordi esplodano come “Dinamite“, senza controllo. Quei ricordi che a volte ci fanno odiare noi stessi, che non ci fanno guardare allo specchio e soprattutto dormire. Trovare il modo di far tornare qualcuno è la promessa che ci facciamo perché, anche se non riusciamo nemmeno ad amare noi stessi, abbiamo bisogno di dare affetto a qualcuno prima che riceverne.
Fulmini
Quante volte abbiamo detto a qualcuno “ci sono troppe cose che non sai di me”, cose che appaiono come “Fulmini” e fantasmi in una storia. “Avevamo tutto, poi cos’è successo” chiede Bartolini in questa quinta traccia di “Bart Forever“, forse sarebbe bastato stare al proprio posto in silenzio o restare nascosti dietro lui o lei affinché i rispettivi fantasmi non potessero trovarci.
Non piove
In questa traccia troviamo Lil Kvneki, la seconda collaborazione di “Bart Forever“. Il brano è quasi un mantra: “non piove mai più”. Comincia così “Non piove“, anche qui il cantautore si rivolge ad una lei che resta sempre sola, “ricordi siamo il nulla”. Ma tra parole che si rincorrono, che si ripetono come gocce di pioggia, c’è un punto fermo, una consapevolezza: “non ‘è più tempo di fare le cose che non vuoi”.
Luci
Thru Collected formato da Altea, SANO e Arssalendo è il feat su “Luci“. Bartolini qui canta di nottate e settimane passate tra occhiaie tatuate, tra chi torna e chi è andato via, chi pensa solo ai fatti suoi. Nonostante questo, pensiamo a lei o lui e diciamo: “non respirare senza di me, non fare niente che io non farei”. La voce femminile suggerisce che a volte forse potrebbe bastare uno solo volto a scaldare tutti così “non mi accorgerei del brutto tempo anche quando siamo stanchi”.
Schiena
Una delle tracce preferite dalla sottoscritta è sicuramente “Schiena” (oltre “Fulmini” e “Mon amour“). Una ballad “ballerina” sulla solitudine che ci prende dalla schiena e fa “un giro immenso”, quasi come un brivido quando rivediamo un ex in compagnia di un altro o un’altra. Ci chiediamo cosa farà quella persona che vien fuori da una penna di qualsiasi colore, quella persona che ha il potere di influenzare il nostro stato d’animo a tal punto che “anche se fuori c’è il sole in questa stanza piove”.
Mon amour
Si chiude con “Mon amour” che insieme a “Schiena“, oltre alle precedenti “Controvento”, “Astronave ” e “Sanguisuga“, ho piacevolmente ritrovato nella colonna sonora di “Summertime“, serie Netflix prodotta da Cattleya arrivata alla terza stagione. “Mon amour” racconta di un amore e odio a tratti dedicata a chi sappiamo non risponderà più, a cui non importa più di noi anche se gli/le abbiamo coperto le spalle. Quell’amore folle che non parla più con le parole di una volta, ma che lascia sicuramente il segno tanto da chiamarlo ancora “Mon amour“.
a cura di
Mariangela Cuscito