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“Le colline dell’argento”, disco d’esordio di Beatrice Pucci

E’ da oggi disponibile su tutte le piattaforme d’ascolto digitale “Le colline dell’argento”, il disco d’esordio della cantautrice classe ’98 Beatrice Pucci, che solo un mese fa si era presentata alla scena con un singolo, l’unico estratto dal disco, che aveva già lasciato intendere il “modus operandi” di una penna e di una sensibilità particolare, decisamente identitaria. 

Alla luce di quanto emerge infatti sin dal primo ascolto dell’albumLe colline dell’argento“, è indubbio che la Pucci abbia scelto, per il suo debutto, la più ardua delle vie ma anche quella capace di riflettere con più onestà e sincerità l’immagine di una poetica in sviluppo ma dai tratti già ben definiti.

Beatrice ha curato infatti in solitaria l’intera produzione del disco, che a suo modo pare raccontare una pluralità di questioni esistenziali che, per lo più, ruotano attorno alla ricerca di un “centro di gravità permanente” che, ad ogni nuovo brano, finisce con l’essere disinnescato, disilluso e sviato dalla consapevolezza che la vita, come direbbe Montale, altro non sia che un seguitare di cocci aguzzi di bottiglia.

Nel valzer malinconico delle sei tracce del disco, Pucci regala all’ascoltatore un pezzo di vetro tagliente, sì, ma adatto a specchiare l’immagine di un’umanità allo sbaraglio, così tanto simile nel cercare risposte a dilemmi che paiono arcaicamente indecifrabili.

Il mistero della vita si arrotola alla paura dell’insuccesso nei brani di “Le colline dell’ argento”, restituendo l’idea che l’unico modo per rinascere sia accettare, talvolta, anche di morire

Non può che stupire la consapevolezza, insomma, che denota la scrittura di Beatrice Pucci, produttrice oltreché autrice di un disco d’esordio convincente, che fa dell’identità e della ricerca di un “timbro” autentico il tanto ricercato “centro di gravità permanente” di cui parlavamo poco sopra.

a cura di
Redazione

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