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Frambo alle prese col suo nuovo EP “Touché”

Dopo l’esordio con un primo EP che ha acceso le luci dei riflettori sull’enfant prodige toscano e la conferma di “Non mi spingere” e “Perdonami – feat. Loomy” alla fine dell’anno scorso, Frambo torna a parlare di amori che prendono il volo e vite che rinascono, di karma vendicativi e di perdoni impossibili nel giro di danze di cinque brani che raccontano l’intimità di una visione personale della vita che si fa generazionale: “Touché”, il secondo capitolo della saga Frambo, un nuovo EP pronto ad intensificare ancor più la sensazione di trovarci di fronte ad uno dei più interessanti talenti della nuova scena pop nazionale.
Abbiamo chiesto a Frambo di dirci qualcosa di più su “Touché“.

Ciao Frambo, benvenuto sulle nostre colonne! Allora, altro giro altra corsa: in cosa differiscono tra loro “Touché”, il tuo nuovo EP, e il suo precedente “Routine”?

Ciao regaz! Routine era un disco che mi portavo dietro da un paio di annetti, la maggior parte dei suoi pezzi sono tra i primi che ho mai fatto. Farlo uscire era un’esigenza, dovevo liberarmi di quelle canzoni. I brani di Touché hanno visto un Frambo più maturo e sono frutto anche di un mio cambio di gusto e di consapevolezze.

Nel disco emergono, oltre ai due singoli già pubblicati, tre brani che si fanno valere; partiamo dal primo, “Karma”: ci dev’essere sicuramente un aneddoto scatenante da raccontarci!

Ogni volta che mi vengono chiesti aneddoti non so mai cosa dire, la mia vita non è così scatenata.

Poi arriviamo a “Vaniglia”, che invece parla di un amore che pare essersi concluso non proprio felicemente… In effetti, la tematica amorosa pare molto presente in questo tuo secondo EP, con tratti più “malinconici” rispetto al precedente album… È così?

Assolutamente, ho vissuto eventi tra l’uscita del primo e la scrittura del secondo che hanno cambiato molto la mia visione delle cose. L’amore è una tematica di cui mi avvalgo molto spesso, è un meccanismo automatico, che in questo caso ha dei risvolti non del tutto felici ma che ti lasciano comunque un sorriso.

“Terrazzo”, invece, ha degli echi che ricordano Calcutta, e la prima scena it-pop/mainstream… Ecco, approfittiamone per parlare di quali siano i riferimenti principali di Frambo.

Ascolto veramente tante cose, non mi rifaccio mai a qualcuno di specifico quando scrivo o produco. Sicuramente nel tempo ho ascoltato tantissimo Calcutta, tanto che il suo stile mi entra dentro i pezzi senza farlo apposta.

Poi, chiudono il disco “Perdonami” e “Non mi spingere”. Sono due pezzi che hanno fatto molta strada, eccome! Ci racconti come sono nati? Sopratutto il featuring con Loomy, tuo collega di label…

Non mi spingere nasce da un momento un pochino buio, continuavo a ripetermi che la musica va fatta fare agli altri e che non sono questo granché. Attraversavo anche un periodo complicato con i rapporti personali. È un pezzo che mi serve da reminder per quando sono giù. Quello con Loomy faceva la muffa nel mio hard disk da diversi mesi. Poco dopo che Loomy entrò in Clinica Dischi lo riascoltai e sentivo troppo bene la sua voce sopra Perdonami. Gli ho scritto, lui si è gasato e mi ha scritto una strofa fighissima nel giro di una giornata.

Bene, a questo punto non resta che chiederti: e quest’estate? Ti vedremo live?

Si, avrete questa fortuna.

a cura di
Redazione

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