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Giovanni Neve e la sua ricerca della semplicità

Giovanni Neve è una giovane promessa del pop italiano. Promotore di una musica semplice ed essenziale, il cantante racconta alla redazione di Posta Indipendente un po’ del suo percorso e dei suoi progetti futuri

Un nuovo entusiasta artista si affaccia nel panorama della musica italiana, il suo nome è Giovanni Neve pseudonimo di Giovanni Morbidoni. Il ragazzo nato a Civitanova Marche, attraverso il suo lavoro, si fa promotore di semplicità, ricercando nella stessa il senso più intimo della sua espressione artistica. Non è ovvio che un musicista così giovane come Neve abbia fatto dell’essenzialità il manifesto del suo primo progetto soprattutto in uno scenario musicale all’interno del quale “è in tendenza” il gusto dell’esagerato.

Classe 1997, Giovanni Neve si sta facendo spazio nel mondo della musica emergente grazie ad una voce limpida e chiara accompagnata da sonorità energiche. I suoi singoli sembrano pronti, così, a diventare vere e proprie hit. Questo sound allegro, quasi tropical, che Neve esprime tramite i suoi brani, è accostato perfettamentamente a venature elettroniche che trasmettono agli ascoltatori un mix di sensazioni ora malinconiche ora spensierate. È proprio nella combinazione tra ritmi orecchiabili e soluzioni cantautorali che risiede la caratteristica più originale dell’artista marchigiano.

Foto: Umbertina Meschini

Neve entra fiero nell’universo musicale con il disco d’esordio “Premi Play” distribuito il 25 febbraio di quest’anno. L’album è una perfetta sintesi del suo impegno come musicista il quale viaggia consapevole tra il genere pop e l’indie. Nonostante il cantautore riprenda alcuni motivi dal passato accostandoli a spinte contemporanee, egli rende le sue canzoni davvero uniche. Intanto, Giovanni si è fatto strada tra le numerose proposte del momento grazie ai brani “Camini”, “Astronavi da crociera”e “Te quiero mama” usciti nel 2021 e prodotti da Taketo Gohara e Fabio De Sanctis.

L’intervista

Dopo aver dimostrato notevoli capacità comunicative sui palchi italiani aprendo i concerti sold out degli Psicologi e ottenuto degli ottimi riscontri dal passaggio della sua musica in radio, Neve sembra pronto per nuovi entusiasmanti progetti. Per la redazione di Posta Indipendente ha rilasciato una bellissima intervista che racconta un po’ meglio la natura del suo lavoro, le sue aspirazioni e cosa significa davvero, per lui, essere semplici.

Ciao Giovanni, intanto benvenuto su Posta Indipendente. Ho avuto modo di ascoltare il tuo album e canzone dopo canzone, mi è sembrato che i pezzi fossero complementari tra loro. Come se si trattasse di una lunga intensa traccia, magari parte della colonna sonora di un film drammatico. È giusta questa sensazione? Se così fosse, qual è il motivo di tale scelta?

La sensazione è giustissima anche perché si tratta proprio di una raccolta di brani che hanno accompagnato una parte della mia vita e ho scelto di metterli insieme per raccontare quel lasso di tempo. È stato un lavoro impegnativo, pieno di alti e bassi, ma alla fine sono molto soddisfatto di come è venuto fuori. Sono contento anche del fatto che dia quell’impressione di legame tra un pezzo e l’altro quasi come se uno non potesse esistere senza l’altro.

Il tuo lavoro è una combinazione vincente tra sonorità contemporanee e tradizione. In quale tra i due momenti storici, cioè presente o passato, ti identifichi maggiormente in quanto artista?

Sono tra quelli che desiderano essere nati in un’epoca diversa, non lo nascondo. Credo, però, anche che se ognuno di noi è stato chiamato a vivere questo presente, un motivo c’è e bisogna investire tutte le forze per capire come viverlo al meglio. Il passato mi affascina e trovo sempre tanta bellezza nelle musiche del passato che adesso difficilmente riesco a trovare.

I tuoi brani s’ispirano a concetti di semplicità. In che modo ricerchi quell’essenzialità di cui le tue canzoni si fanno manifesto?

In realtà non c’è una ricerca volontaria, è più un’attrazione. Sono attratto dalle piccole cose, le osservo e cerco di trovare le parole per far capire a chi mi ascolta cosa generano dentro di me, quali ricordi evocano, quali sentimenti invocano.

Il disco ha l’amore al centro del suo discorso musicale. Secondo te, dopo tante canzoni d’amore scritte, c’è ancora necessità di sviscerare questo sentimento considerando il periodo difficile che stiamo vivendo?

Assolutamente sì. Nel 2022 parliamo di “amore” perché ne abbiamo ora più che mai bisogno. Siamo anestetizzati da due anni di covid intensi e la situazione attuale fa ancora più paura, ma l’amore vince sempre e come diceva Dostoevskij “la bellezza salverà il mondo”.

Nonostante le difficoltà che il mondo della musica ha incontrato durante questa pandemia, cosa ti ha spinto ad essere un musicista? Da dove deriva la tua “motivazione creativa”?

In realtà tutta la passione per la musica, la poesia e la letteratura ce l’ho da molto prima del Covid e “Premi Play” stesso è un progetto che getta le basi in un periodo pre-covid. Se devo identificare una motivazione precisa dico che forse non c’è, si tratta più di un’esigenza reale, fisica. Se non faccio musica sto male, ma perché proprio c’è un richiamo profondamente intimo che mi spinge a mettermi lì con la chitarra, a elaborare melodie in testa e a buttare fuori emozioni, sensazioni che vivo in un certo momento della mia vita.

Scorrendo tra i testi del tuo disco ritrovo degli elementi ricorrenti come il mare, il cielo, galassie o posti lontani e vasti come l’America. C’è una ragione in particolare dietro questa caratteristica? Senti il bisogno, con la tua scrittura, di trasportare gli ascoltatori in luoghi indefiniti?

Sono viaggi onirici che si mescolano alle atmosfere che mi circondano. Qui dove vivo il mare si intreccia al cielo, le luci della città si spengono di notte e si può viaggiare liberi. Nelle mie canzoni racconto molto spesso di queste esperienze perché sono grato di esser parte di questa bellezza che è la natura. Vorrei coinvolgere e trasportare chi ascolta le mie canzoni a sentirsi bene dappertutto: in pace con il mare, leggero con il cielo, l’unica creatura in mezzo all’universo.

Cosa speri che i fruitori possano provare attraverso i tuoi brani? Qualcosa di simile a ciò che ti ha spinto a comporli o di diametralmente opposto?

Spero che entrino nella mia storia affinché la musica possa penetrare nei loro cuori. Ogni canzone parla in modo diverso a chi la ascolta, ovvio che l’obiettivo è sempre quello di far sentire qualcosa di simile a quello che ho provato io nel comporli in modo che ci sia una partecipazione emotiva da far cantare le mie canzoni a chi le ascolta.

Giovanni sembri, anche grazie all’immagine pura ed energica dei tuoi videoclip, proprio un bravo ragazzo. Vanno ancora di moda i personaggi “puliti” impreziositi, in più, da una voce chiara come la tua?

Un bravo ragazzo è troppo! Mi definisco un ragazzo semplice, con i suoi pregi e tanti difetti. Ritornando alla domanda diciamo che oggi il prototipo di bravo ragazzo non attira più di tanto soprattutto tra le nuove generazioni, però questo non deve essere assolutamente un motivo per cui non continuare a proporre la propria arte. Ricevo continuamente bei messaggi anche dai ragazzi più piccoli che riescono ad entrare nel mio mondo. Penso che l’importante sia essere coerenti con quello che si è in quello che si fa, trasmettere questa genuinità funziona sempre e la gente la apprezza.

Domanda di rito, forse un po’ ripetitiva. Hai in programma dei concerti live a breve? L’idea ti elettrizza o ti pietrifica?

Si stiamo preparando alcune date qua e là per l’Italia, non vedo l’ora. Devo essere sincero, non mi sono mai pietrificato e neanche elettrizzato. Quando salgo sul palco mi sento bene, a mio agio e riesco a performare molto meglio davanti al pubblico piuttosto che dentro uno studio di registrazione. Questo per rendere l’idea di quanto sia affezionato al live.

a cura di
Noemi Didonna

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