Alfiere: “Sicuro come l’oro” è il nuovo singolo del cantautore e psicologo
“Sicuro come l’oro” è un pezzo molto profondo che merita tanta attenzione, così come le doti autorali di Alfiere: un ragazzo che di giorno cura le menti delle persone con la psicologia e di sera lo fa con le sue canzoni. Vi consiglio quindi di approfondirlo!
Ci sono professioni nell’ultimo decennio che sono diventate cruciali per tutti soprattutto se si pensa a quello che è successo negli ultimi due anni.
Mi ha quindi incuriosito la scoperta dell’uscita di ” Sicuro come l’oro” nuovo singolo di Alfiere: Cantautore e Psicologo. Ho deciso di fargli un po’ di domande per voi. “Sicuro come l’oro” è un brano energico: ha tinte jazz, una veste pop, un ritornello che rimane in testa subito. Il testo è molto forte: parole a tratti crude e taglienti, una critica a tutte quelle persone che sentono di avere la verità in tasca senza andare mai oltre il proprio orizzonte. Alfiere si fa portatore del dubbio, e un po’ come è tipico degli autori, quelli bravi, si pone domande e lo fa attraverso le parole.
Ciao Alessandro, partiamo con la prima domanda, un po’ scontata ma sempre attuale, come stai?
Guarda, in realtà sembra scontata ma non lo è affatto, specialmente in questi ultimi anni. Dovremmo
chiedercelo una volta di meno, ma più interessati a sapere realmente cosa ha da dirci l’altra persona. Dico
abbastanza bene. Non benissimo perché la vita affatica molto e non consente spesso di essere sereni.
D’altro canto non male perché sento di avere risorse che in passato non avevo per affrontare le mie sfide.
Ascoltando il pezzo, mi sono subito incuriosito sul tuo nome, come mai Alfiere? In cosa ti senti un
alfiere?
L’alfiere è un po’ il portabandiera, no? Quello che si lancia in prima fila armato solo di un vessillo e di ideali
(e anche un po’ di fifa!). Me lo immagino così. Sono sempre stato determinato e in più occasioni mi sono
trovato a promuovere progetti coinvolgendo e trainando altre persone.
Alfiere poi c’entra anche con gli scacchi. Mi piace pensare che muoversi in diagonale sia un modo per
allenarsi a cambiare prospettiva, ad avere punti di vista alternativi che ci aiutino a essere più flessibili, meno
chiusi nelle nostre abitudini. Voglio che la mia musica trasmetta anche questo: spunti di riflessione, magari
una chiave per aprire porte inesplorate dentro di noi.
Il nuovo brano si chiama: “Sicuro come l’oro”, cos’è per te l’oro in questa canzone e perché secondo te è
così sicuro?
L’oro è la verità. Quella che tutti cerchiamo per sentirci più stabili, più forti delle nostre idee, migliori degli
altri. La verità che crediamo di avere in tasca con assoluta certezza. Ma la sicurezza che proviamo è finta, a
volte ostentata, perché è molto più difficile accettare di essere insicuri, incompleti, nel dubbio. L’oro a cui
dovremmo puntare invece è ciò che ci permette di stare bene e di fare bene: l’ascolto reciproco, la
condivisione, l’accettazione di sé e degli altri. Questo è un tesoro che dimentichiamo spesso di distribuire.
Leggendo di te, mi ha colpito il fatto che tu sia uno psicologo. Quanto è importante la tua professione
per la tua attività musicale? E viceversa?
Essenziale. In entrambe le direzioni. Essere psicologo è un approccio alle cose, alla vita, che ha dato un
senso e una forma alla mia musica. Essere musicista, un lato di me che all’inizio volevo tenere separato
dalla mia professione di psicologo, mi permette invece di sentirmi più completo e più libero. Sento di avere
più strumenti per arrivare ai miei pazienti. Per alcuni di loro conoscere questa parte di me significa avere un
esempio reale di come sia fondamentale amarsi di più e ascoltare i propri bisogni.
Sicuramente un qualcosa che ti contraddistingue è il fatto di riuscire a trattare temi a tratti non leggerissimi con il tuo stile e questo secondo me è molto riconoscibile. Quanto è importante secondo te, trattare temi ben specifici nella musica pop attuale?
Dal mio punto di vista è essenziale che gli artisti mandino messaggi maturi. Non per forza devono essere positivi, perché l’arte ha il compito di rappresentare anche il dolore, l’orrore, il degrado… e non sempre deve esserci un lieto fine o una riflessione che spinga al cambiamento. Però i temi forti sono complessi da trattare. Il limite tra offrire uno scorcio di realtà e motivare all’emulazione è molto sottile, specie quando chi ci ascolta sono bambini o ragazzi.
L’arte può dire tutto, ma l’artista deve assumersi la responsabilità di ciò che porta ed essere cosciente dei rischi. A volte purtroppo vedo invece soltanto l’interesse e la scarsa cura per i destinatari del nostro messaggio, esplicito o implicito.
Prima di lasciarci, ti chiedo, c’è qualcosa che non ti ho chiesto della quale vorresti parlarci?
Sì, sto partecipando ad alcuni concorsi come cantante e come autore e mi sto mobilitando per fare live in attesa dell’uscita del mio EP, “Gradi di libertà”, che pubblicherò quest’anno. Sono molto contento perché sono due fronti nuovi per me, sui quali non avevo investito abbastanza. Quindi mi sento in movimento e questo mi dà speranza per la mia musica. Grazie a te e a Posta Indipendente per questa bella intervista!