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“Niente di serio”: l’EP d’esordio degli Smalto

Il 25 gennaio è uscito l’Ep d’esordio degli Smalto, che vi piacciano o no, non arrabbiatevi: non è “Niente di serio”.

Il progetto Smalto di Matteo Portelli e Francesco Petrosino (accompagnati inizialmente dalla voce di Mr. Milk), nasce dopo lo scioglimento dei Mamavegas: band che rappresenta un piccolo culto nella scena indie-alternative italiana. Anticipato dal singolo “Noi non veniamo”, “Niente di serio” ,EP d’esordio del duo, è il frutto di una terapia e di una autoanalisi:

stiamo male e stiamo bene; osserviamo le relazioni in cui siamo immersi e cerchiamo nella musica e nelle canzoni il modo per esorcizzare le ansie e le preoccupazioni che queste relazioni inevitabilmente ci procurano, e per riderci su.

Le canzoni nascono e crescono tra le quattro mura dello studio The White Lodge a Roma, in un intreccio di arpeggi e batterie elettroniche.

Tracklist:

L’intervista:

Smalto nasce dallo scioglimento di una band, di una famiglia più che di una band: i Mamavegas. Cosa vi è rimasto quindi di Mamavegas che porterete con voi in questo nuovo inizio con Smalto? 

Di Mamavegas ci portiamo dietro parecchie cose, forse molte senza nemmeno saperlo, più che una band sono stati la nostra famiglia per oltre 10 anni. Sicuramente ci accompagnerà il nostro rapporto e le sue modalità: ci siamo conosciuti all’interno del gruppo e la nostra amicizia è legata dal fare musica, al parlare delle nostre canzoni e dei nostri dischi. Abbiamo costruito un modo di collaborare, un’intesa, una comprensione immediata che si è solidificata all’interno dei Mamavegas e, grazie alla volontà di portare avanti questa interazione, con queste modalità, nasce Smalto.

Ci portiamo dietro anche un’idea un po’ romantica del fare musica sviluppando le canzoni parallelamente alla nostra crescita. Siamo particolarmente felici dell’esserci dati la possibilità di continuare a fare ciò che ci piace insieme, perché, anche se in due non è come essere in sei, scrivere, suonare, arrangiare e produrre è un lavoro che ha bisogno di scambi e reciproche opinioni, almeno per come lo vediamo noi.

Perché avete scelto Smalto come nome? Ha un significato nascosto?

Dobbiamo dire la verità? La verità è che non ce lo ricordiamo esattamente! Eravamo seduti a un tavolino a cercare un nome per il progetto, ne sono usciti molti e alla fine è venuto fuori Smalto. Non sappiamo dire se ci fosse una vera ragione o se ci facesse pensare, semplicemente, a come vorremmo che fosse questo nuovo progetto: lucido, fresco, nuovo. Però probabilmente dalla prossima volta cominceremo a rispondere così: “Ci chiamiamo Smalto perché lo smalto è un tipo di pittura che dà nuova vita alla materia”.

Un significato nascosto però in effetti c’è: uno di noi due adora, al limite del feticismo, le mani femminili con lo smalto. È così nascosto che l’altro di noi l’ha scoperto solo ora, altrimenti avrebbe bocciato immediatamente questo nome!

“Noi non veniamo”, prima traccia dell’Ep, è un po’ come un criptico manifesto. E’ la voglia di ballare e cantare per rispondere a un mondo a cui non si vuole prendere parte. E’ isolamento, è rifiuto della velocità a cui siamo costretti. Vi chiedo quindi: quanto vi ha influenzato la pandemia globale in questo brano? 

Mah, a dire il vero poco! Ne abbiamo le prove: la canzone è stata fatta nei primi mesi del 2019, salvato nel computer troviamo un “Noi non veniamo 13luglio2019”, che è già molto simile alla versione finale. Senz’altro la pandemia ha comunque avuto un suo ruolo, come in ogni cosa in questi ultimi due anni. Abbiamo dovuto rallentare il ritmo del lavoro ma questo ci ha dato modo di aggiungere un livello di dettaglio a tutte le produzioni; non solo perché avevamo più tempo, ma perché sentivamo veramente il bisogno, in un periodo come questo, di dedicarci con cura e profondità alle nostre canzoni: sono state un appiglio, qualcosa di cui parlare e a cui pensare che fosse completamente slegato da quello che ci stesse succedendo attorno.

Quindi influenzato no, ma condizionato nelle modalità di sviluppo decisamente sì! Probabilmente l’EP sarebbe potuto uscire quasi 2 anni fa, ma sarebbe stato sicuramente meno curato e meno approfondito.

Niente di serio parla di temi importanti come l’ansia in “Il male del secolo” o dell’analisi in “Terapia”, e quest’ultima, sfogandosi come ci si sfoga davanti ad uno psicologo, diviene la vostra traccia  più energica. Da dove deriva questa ispirazione? Quanto c’è di vostro in questi brani? 

C’è tutto di nostro in questi brani! Gli abbiamo riversato degli aspetti estremamente intimi e reali: Smalto nasce esattamente dall’esigenza di fare questa operazione. È veramente un importante elemento terapeutico per noi. Chi ha scritto questi testi aveva iniziato da poco ad andare in analisi: lo scoprire l’importanza di questo tipo di terapia, scoprire la bellezza di poter approfondire i propri malesseri, tirare fuori le fragilità, affrontarle, curarle, è stata un’esperienza importante che si è intrecciata con la scrittura di queste canzoni.

Poi chiaramente in musica tutto prende un senso diverso, si modifica, si integra con le esperienze degli altri, e noi abbiamo cercato di aggiungere una componente di gioco e di ironia a questi temi che sono piuttosto seri, perché la sdrammatizzazione è sicuramente un elemento fondamentale per capirsi e crescere. Abbiamo cercato anche di fare in modo che questi testi parlassero di noi, ma di un “noi” dove ci si potesse riconoscere, in quanto diventa un “noi” declinabile e modificabile. Magari ciò che ci ha fatto bene può far comodo anche a qualcun altro…chi lo sa!

“Distante” è la canzone che, nonostante le tante versioni, non avete abbandonato mai. Diventa quindi il simbolo dell’ostinazione con cui affrontate le cose e dell’amore per questo lavoro che è fare musica. Cos’ha dato quella marcia in più che vi serviva per capire quale fosse la versione definitiva? 

Nel produrre una canzone ci sono delle cose che, almeno per come lavoriamo noi, non possono essere descritte razionalmente. Le vecchie versioni di “Distante” avevano un loro senso, funzionavano, era tutto fatto come doveva essere fatto ma poi, quando la risentivamo, c’era un senso di pesantezza, qualcosa di poco scorrevole soprattutto da un punto di vista emotivo. Come dicevo prima, poteva uscire in un’altra versione, forse senza il tempo dilatato della pandemia sarebbe anche successo ma abbiamo avuto la fortuna di poterci dire “non ci corre dietro nessuno, proviamo ancora”. Semplicemente a un certo punto quel senso di pesantezza siamo riusciti a eliminarlo: abbiamo tagliato una parte che ci piaceva, elaborata e interessante musicalmente, ma non necessaria; abbiamo cambiato suoni, abbiamo snellito la ritmica, cambiato qualche parola e a un certo punto sentendola era come sentire quello che cercavamo dall’inizio.

Il motivo per cui non l’abbiamo mai voluta abbandonare, che è una cosa piuttosto comune nel lavorare ad un disco, è che siamo troppo affezionati al testo, al ritornello soprattutto, ci dispiaceva troppo non poterla cantare e suonare!

Quali obbiettivi vorreste raggiungere con Smalto?

L’obiettivo è sempre solo uno: andare avanti. Avere la possibilità di continuare con questo gioco non è né semplice né un obiettivo basso a causa di tutta una serie di circostanze legate sia al momento che il mondo della musica sta vivendo, sia alle nostre vite. Noi vogliamo continuare a fare canzoni, a vederci per weekend interi in studio a suonare e a produrre, a perdere tempo appresso a piccoli dettagli, ai suoni nascosti che magari sentiamo solo noi: c’è una bellezza romantica nel produrre musica che non possiamo permetterci di eliminarla dalle nostre giornate! 

Poi vogliamo portare queste canzoni dal vivo: stiamo lavorando con altri due musicisti, Riccardo Schiavello e Gabriele Bernabò per montare il live, cosa a cui non avevamo mai pensato seriamente, visto che le canzoni sono nate e cresciute solo in studio senza mai essere state suonate. Quindi ora siamo al lavoro in sala, con l’obiettivo di presentare l’EP a Wembley entro qualche mese.

a cura di
Noemi Manzotti

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