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Letizia Breccia ci racconta del suo esordio con il libro: “La gente come noi non molla mai”

Abbiamo avuto il piacere di intervistare qui su Posta Indipendente l’autrice del nuovo romanzo “La gente come noi non molla mai” Letizia Breccia, che sancisce così il suo esordio nel mondo letterario

Chi è Letizia Breccia?

Letizia Breccia, classe 1991, è nata e cresciuta a Perugia. È una donna che ama far girare il mappamondo, poggiare il dito su un punto preciso o impreciso, preparare una valigia e partire. Instancabile sognatrice ad occhi aperti, crede fermamente nella legge dell’attrazione.

Dopo tante esperienze lavorative e tante destinazioni diverse ha realizzato il suo più grande sogno, diventando addestratrice di mammiferi marini.
In quel lungo viaggio chiamato vita, però, a volte ci sono ardue prove da affrontare e superare, ci sono limiti che vanno abbattuti e aerei che vanno presi. Tra soste e ripartenze, tra dolori capaci di squarciare il petto e togliere il respiro, lei cerca comunque di continuare a camminare lungo la sua strada e lo fa indossando il suo sorriso e quella sensibilità che, per quanto a volte si sia rivelata una condanna, in realtà è la sua più grande fortuna.

Ne La gente come noi non molla mai, il suo primo romanzo, Letizia Breccia ci racconta la sua esperienza, ci racconta chi è, ma soprattutto ricorda la sua migliore amica, celebrando la vita al di là della morte. Tutto il ricavato del libro verrà devoluto in beneficenza all’Istituto Nazionale dei tumori di Milano, reparto ginecologia.

Letizia Breccia
Ciao Letizia, benvenuta su Posta Indipendente! Per iniziare volevo fare una domanda che ti riguarda da vicino: Cosa è importante nella vita di Letizia?

Ciao a tutti, per prima cosa vorrei ringraziare chi in questo momento mi sta dando la possibilità di raccontarmi. Questa prima domanda mi ha fatto venire un po’ quel vuoto allo stomaco che senti quando hai tanto da dire. Di importante nella mia vita c’è sicuramente la mia famiglia, senza il loro supporto probabilmente avrei mollato tanto tempo fa. Ma a parte famiglia e amore, che reputo siano importanti per gran parte delle persone, la cosa che ha sempre avuto la priorità in assoluto è la voglia di sognare e di essere amica.  

Per me nella vita quello che conta è avere un sogno. Anche solo uno, anche impossibile. L’importante è averlo. Sognare mi ha portata a viaggiare tanto per il mondo. Viaggiare mi ha portata a comprendere il significato della parola aiutare, e aiutare a sua volta mi ha insegnato ad essere una buona amica. Per lo meno così dicono.  

Di importante nella vita ci sono probabilmente tante cosa da dire, ma sicuramente aiutare qualcuno a me fa stare bene con me stessa, quindi vi direi sognate, che sognare vi fa viaggiare e viaggiare apre la mente, ma soprattutto vi apre il cuore.

Il mare, o forse più in generale l’acqua, è un elemento che pare contraddistinguerti molto. Hai qualche ricordo particolare legato ad esso e che ti porti dietro nella vita?

Il mare è senza ombra di dubbio uno dei motivi per cui amo viaggiare. Non ho la casa al mare, vivevo nella provincia di Perugia, e quando arrivava la domenica per me significava sempre pranzo al mare. Inoltre, fin da quando ero piccola, la mia famiglia portava me e mio fratello ogni estate per 15 giorni al mare.
È grazie a loro che ho anche avuto la fortuna di viaggiare tanto. Ogni estate era una destinazione diversa.  Grazie a loro ho preso anche il brevetto da sub e ho scoperto che sott’acqua c’è un mondo meraviglioso e che la superficie non fa per me.

Ci spiegheresti cosa intendi per “legge dell’attrazione”?

La legge dell’ attrazione, per me, è una regola di vita. L’ ho imparato col tempo e con le esperienze, quando la tua energia del corpo e della mente attrae tutto quello che c’è intorno a te. Se pensi positivo attiri cose positive, se pensi negativo di conseguenza tutto intorno a te attira cose negative. Quindi, praticamente, positività attira positività.  Anche quando tutto va storto, anche quando perdi una casa e non hai più un tetto dove stare, l’ironia salva la vita.

Certo, non è sempre stato tutto rose e fiori, ma credo che la vita sia una cosa meravigliosa e che chi mi fa passare per ‘’folle’’ in realtà mi stia dando solamente la giusta carica per credere ancora di più nei sogni.  Chi ha un sogno e non lo segue semplicemente non si è mai fermato a pensare a come in realtà sarebbe stato.

Ecco, credo che qualsiasi cosa tu voglia la attrai e credo semplicemente che quando lo stai sognando, un po’ lo stai già realizzando. Ho avuto modo di conoscere tantissime persone, dalle più folli come me alle più aristocratiche. Col tempo ho imparato a circondarmi di persone felici, e le persone felici a parer mio sono quelle che vivono con poco ma che in realtà hanno tutto. Alle persone ciniche, scrupolose e con quel tutto fare io ho preferito gente normale, gente comune, gente felice. E vi assicuro che si può essere felici e stare bene anche in un alloggio poverissimo di una Dubai che non ti aspetteresti mai. Basta solo circondarsi di pensieri felici.

Sulla copertina del libro figurano due rondini in volo. C’è del simbolismo dietro alla loro presenza? Cosa rappresentano?

Ho dato in mano la presentazione della copertina ad Alessandro di Domizio e mi sono fidata come avrebbe fatto un amica d’ infanzia. Quando mi ha mandato le prime bozze insieme a Claudia, che è stata fondamentale nella revisione e stesura del romanzo, abbiamo subito detto: “Bello, sì, ma manca qualcosa”. Mancava in realtà Vittoria. Così mi sono guardata il braccio e ho visto il tatuaggio che feci appena tornata da Londra. Tatuai lo skyline della città e sopra di esse due rondinelle come quelle che disegnano i bambini. Ecco, quelle rondinelle siamo io e Vittoria.

Quel giorno, quando lo feci, lei era con me e mi disse che la bozza era bella, ma il cielo vuoto. Così ci misi due rondini piccoline sopra: siamo io e lei, perché grazie a lei Londra è sempre stata piena e mai vuota.  Quando vidi per la prima volta la copertina del libro dissi così: “Bella, ma è vuota”. Mancavano le rondini. Avevi ragione tu, Vittoria. Le rondini sono per me, quindi, il simbolo dell’amicizia.
Voliamo sempre alto, Vittoria.

Quali sentimenti ti hanno accompagnata nella stesura di La gente come noi non molla mai?

Ho scritto questo romanzo quando mi sono ritrovata bloccata a Dubai dopo l’inizio della pandemia. Non avrei mai pensato di dargli la forma di un manoscritto e tanto meno di pubblicarlo. Quando ho iniziato a scrivere non avevo nemmeno il computer con me, l’avevo lasciato in Italia. Scrivevo su carta e penna.

Un giorno ho conosciuto il mio attuale ragazzo e gli ho raccontato un po’ come passavo le giornate e che la sera dopo lavoro scrivevo, perché scrivere mi aiutava a sentirmi meno sola e a sentire meno la mancanza dei miei e delle mie amiche, conscia del fatto appunto che quella volta non sarei proprio potuta tornare per un bel po’, perché erano chiusi gli aeroporti. All’inizio scrivere era legato alla malinconia e poi, quando mi è arrivata la chiamata che non avrei mai voluto sentire, scrivere mi ha aiutato a prendere consapevolezza delle cose e della realtà che purtroppo non potevo cambiare. Quando ho preso consapevolezza di ciò ho quindi deciso di cambiare il finale della storia.

Non mi piace pensare alla morte come fine, così mi sono detta che forse io per Vittoria non avevo potuto fare niente, ma che potevo comunque fare altro insieme a lei anche stando lontane, aiutando altre donne. Quindi, per me, la parola fine ha significato anche in questo caso aiutare. Ho capito che, anche se non puoi cambiare certi finali, puoi comunque reinventarteli, e ricordarli forse ad oggi fa meno male.

C’è qualcosa che vorresti trasmettere alle persone che prenderanno in mano il tuo libro e leggeranno ciò che hai scritto?

Alle persone che mi leggeranno vorrei dire di custodire sempre i sogni che hanno da bambini, e a chi non ha un sogno vorrei dire di sognare, perché sognare vi salva la vita. Questo è il messaggio che vorrei trasmettere, perché viaggiando tanto ho avuto modo di conoscere e fare tantissimi amici, ma ne ho conosciuti pochi con sogni nei cassetti. Alla domanda: “Qual è il tuo sogno nella vita?”, molti non mi hanno saputo rispondere. Mi dicono: “Non ce l’ho”. A me questo faceva strano all’inizio, perché dicevo: “Come non ce l’hai, tutti da piccoli sogniamo qualcosa di grande”.  

Ho capito che in realtà il fatto che io avessi dei sogni non era cosi scontato, perché alcune persone davvero non li hanno. E allora ho pensato a quanto fossi fortunata. Per cui, grande o piccolo che sia, sognate, che sognare mette di buon umore, e soprattutto sognate perché c’è chi non può più farlo.
Se avete un sogno siete molto più fortunati di quello che pensate. E giuro che i sogni a volte si realizzano. 

a cura di
Annalisa Barbieri

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