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“Un dono puro” di Piccinni: un meccanismo di insensibilità

É disponibile sugli store digitali e sulle piattaforme di streamingUn dono puro”, il nuovo singolo di Nicolò Piccinni & Gli Internauti, pubblicato dall’etichetta torinese Indiependence.

Il brano che anticipa il nuovo album AUTREMENT, in uscita ad ottobre, è scritto da Piccinni, cantautore, produttore e attore torinese ed è prodotto, arrangiato e suonato insieme a Gli Internauti, band composta da: Francesco Cornaglia (Monaci del Surf, La Superluna di Drone Kong), Michael Pusceddu (Ordinary People, Stefania Tasca, Fausia & Good Walkers, Si chiama Andy e Errico Canta Male), Gabriele Prandi (Juke Joint, Bonnie Situation, Errico Canta Male), Angelo “Errico Canta Male” Mossi (Dirty Arichokes, Rifiuto HC, War Street Journal) e Federico Bertaccini (War Street Journal).

In occasione di questa uscita, abbiamo colto l’opportunità per rivolgere due domande all’autore; buona lettura!

Il tuo nuovo singolo è stato prodotto con il contributo di Gli Internauti. Come è nata questa collaborazione?

La canzone “Un dono puro” è nata voce e chitarra. Ha una struttura estremamente semplice, ma volevo che prendesse una direzione inaspettata. Così ho lasciato a Gli Internauti il compito di vestirla. Ognuno di loro ha messo il suo, l’arrangiamento è quindi la somma di tutte le loro sensibilità. Sono cinque musicisti che stimo profondamente: Michael Pusceddu al basso, Francesco Cornaglia alla batteria, Gabriele Prandi alla chitarra elettrica, Errico Canta Male alle tastiere e Federico Bertaccini ai suoni e alle ambientazioni.

Tutto l’album è stato arrangiato e registrato in una mansarda tra le colline torinesi in sei giorni. È stato un lavoro intenso.

Un dono puro è un brano profondo, potremmo definirlo di “denuncia sociale”; cosa ti ha portato ad esprimere tutto questo in una canzone? E cosa pensi riguardo il potere persuasivo che possono avere gli artisti e in particolar modo i cantautori?

Chi ha molto potere spesso gioca con l’indifferenza delle persone, ne approfitta per accentuare le differenze sociali. Più grande è la sensazione del distacco, più siamo insensibili ai problemi e alle violenze che si generano. È un meccanismo antico che va ribaltato. La musica come tutte le forme d’espressione creative racconta la realtà attraverso le emozioni, e quando arriva alla sensibilità delle persone può anche innescare un pensiero, una riflessione. Ma non direi persuasione. Gli influencer sono figure persuasive potenti, hanno un impatto notevole su un grande numero di persone, in una modalità inedita che è quella digitale, non ancora molto esplorata. Hanno tra le mani un potere sociale spesso determinante e dovrebbero fare attenzione ad usarlo in modo giusto.

Le frasi che possiamo sentire nel brano sono frasi che toccano molti temi significativi, dall’importanza del privilegio all’accusa dell’impotenza; riprendendo la frase “ma la pietra ha più sensibilità”, quanto è importante secondo te l’empatia? Potrebbe essere la chiave di un possibile cambiamento?

Empatia è comprensione, condivisione, e quindi riconoscimento dell’altra persona. Prima di tutto è la chiave per un cambiamento in noi stessi, perché ti porta a vivere le cose da un altro punto di vista rispetto al tuo, e questo aiuta a comprenderlo meglio. Secondo me è fondamentale.

“È successo davanti a te ma tu non hai fatto niente”, quale può essere per te il principale motivo dell’indifferenza? Cosa diresti a una persona che afferma “tanto non puoi cambiare le cose”?

Abbiamo la pessima abitudine di restare costantemente nei nostri panni. Talmente tanto che uscirne, anche solo per un momento, ci immobilizza. Abbiamo paura di morire di freddo. Questo spesso ci rende insensibili a ciò che ci accade intorno e allo stesso tempo ci dà anche l’illusione di essere immuni da ogni responsabilità. Ogni persona ha una posizione diversa nella società, c’è chi ha più privilegi, e di conseguenza un potere diverso. Usarlo bene, quindi fare delle scelte giuste, può aiutare a cambiare le cose.

Un dono puro
Sappiamo che oltre ad essere un cantautore, sei anche un produttore e attore; ritieni che il teatro stia ricevendo il giusto valore in questi ultimi anni? Qual è il tuo ultimo progetto teatrale?

Fare teatro è giocare con i punti di vista, ti aiuta a entrare in sintonia con i ritmi delle altre persone che stanno sul palco con te, quindi è un allenamento emotivo perfetto per l’empatia, di cui abbiamo parlato prima. Il valore di questa forma d’espressione è innegabile, specialmente quando si svolge in modo libero e creativo. Fa parte di quelle attività che dovrebbero essere maggiormente finanziate, diffuse e supportate, per esempio nelle scuole. Il mio ultimo progetto teatrale si chiama “Poveri Diavoli”, l’ho sviluppato con Isabella Locurcio e Daniel Lascar per la Maigret&Magritte di Torino. Abbiamo lavorato sui racconti popolari piemontesi e abbiamo scoperto che sono delle vittime perfette. Vessati e umiliati dagli inganni e dalle botte della gente del popolo: uno specchio per esorcizzare tutto il male che compiamo, ma anche un modo per prenderci una rivincita sui potenti. Stiamo lavorando su una versione più estesa dello spettacolo, ci piacerebbe renderlo anche musicale.

Il singolo Un dono puro ha anticipato il tuo nuovo album: Autrement. Quali sono le emozioni che accompagnano questo nuovo lavoro? E perché la scelta di questo nome?

L’album è nato dopo la prima ondata della pandemia, ha dentro di sé l’esigenza e l’energia del suono “dal vivo”. Per questa ragione lo abbiamo registrato quasi del tutto in presa diretta, proprio per poter esprimere quel bisogno di condivisione. Nel 2016 è uscito il mio primo album “Fuori dal giro”. Non so come sarebbe stato il secondo, ma sapevo che il terzo avrebbe riguardato il confronto con un mio omonimo, Niccolò Piccinni, compositore della seconda metà del XVIII secolo. Con Gli Internauti stavamo lavorando al mio secondo album, un concept sull’assenza e la presenza del mare, ma tutto è stato travolto dalla pandemia. Mi sono ritrovato con una manciata di nuove canzoni e con la band abbiamo capito che si trattava di un nuovo album.

Il terzo in ordine di creazione, ma il secondo in ordine di uscita discografica. A quel punto mi è venuta in mente una leggenda popolare su Niccolò Piccinni che mi aveva fatto conoscere un amico. Il Maestro Piccinni viveva a Parigi, ma spesso tornava a Bari e veniva accolto calorosamente dai ragazzi della città, perché scendeva in terra pugliese accompagnato da cortigiane parigine. Un giorno arrivò da solo e quando i giovani gli chiesero cosa potessero fare senza la presenza femminile, pare che lui rispose semplicemente “Autrement”. I baresi pensarono che Piccinni intendesse la masturbazione, da lì nacque il termine “tremone” o “trimone”. Non c’è nessuna veridicità storica in tutto questo. A me però ha colpito la potenzialità di quella parola: autrement significa “in un altro modo”.

Abbiamo dovuto trovare altri modi per vivere la nostra vita durante la pandemia. Anche io e Gli Internauti che stavamo lavorando su un determinato progetto, abbiamo dovuto stravolgere le nostre intenzioni e abbiamo trovato un altro modo di fare musica. Così forse dovremmo fare anche per i problemi e le differenze sociali, per il disastro climatico, e anche per le relazioni con le persone. “Autrement” è quindi un invito a non rimanere immobili nelle proprie convinzioni quando tutto cambia, ma ad esplorare altri modi.

Questa intervista ci lascia molti spunti di riflessione!

a cura di
Teodora Sava

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