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“Zero miracoli” è la consapevolezza di Neverbh

“Zero miracoli” questo il titolo del nuovo album targato Neverbh, pubblicato per Uma Records e in distribuzione per Sony Music Italy.

“Zero miracoli” si fa monito di un pensiero oltre che di un’idea portata avanti in tutti i brani che lo compongono, ovvero quella della consapevolezza verso sé stesso e verso le proprie composizioni musicali.

Alla soglia di una tale coscienza di sé, noi abbiamo colto l’occasione per intervistare l’artista!

Buona lettura!

Ciao Neverbh, benvenuto! Iniziamo con le presentazioni e col chiederti (ammetto che me lo sono chiesta varie volte) il significato del tuo nome d’arte!

Neverbh è l’abbreviazione di Never Been Home, canzone di una band emo punk che ascoltavo a 18 anni, i Real Friends. Mi piaceva il concetto che c’era dietro: la sensazione di non sentirsi del tutto a casa, a proprio agio, e quindi una costante ricerca di sé stessi. Ho subito associato questa sensazione di “smarrimento” alla malinconia, che infatti è un po’ il fulcro delle mie canzoni. 

Il 21 maggio pubblichi il tuo debut album dal titolo “ZERO MIRACOLI”: ti va di raccontarcelo?

“Zero miracoli” riassume il mio ultimo anno di vita in dieci fotografie. Ogni canzone è associata a un’emozione (un simbolo), e raccontano un’esperienza che mi ha in qualche modo segnato. Il senso del percorso è proprio quello di capire che non possiamo vivere appendendoci ai miracoli, sperando accada qualcosa di magico, ma dobbiamo lottare per ciò che vogliamo senza essere passivi alla vita. Tutto questo non ha un’accezione pessimistica, direi più che altro realista. 

Ora che sembrerebbe che hai smesso di credere ai miracoli, quando tutto sembra andare storto quali sono i tuoi punti di riferimento per non perdere il baricentro?

Sicuramente mia madre, gli amici di una vita, in generale tutte le persone che mi vogliono bene. La musica. E ultimamente me stesso. Credo molto più in me rispetto a qualche tempo fa. Ti risponderei anche con “l’amore”, ma temo di risultare un po’ banale. Tra l’altro nell’ultima canzone lascio intendere che l’amore è forse l’unica dimensione che può essere paragonata ai miracoli. 

Il genere dei tuoi brani è un misto di pop lo-fi e ambient: ci sono degli artisti a cui ti ispiri maggiormente per la scrittura delle tue canzoni?

Mi ispiro più che altro a livello di sonorità e non di testi. Una colonna portante che ha influenzato il sound dell’ultimo anno è sicuramente Jeremy Zucker. È l’unico nome che mi sento di nominare con sicurezza, poiché per il resto ascolto molta musica di ogni genere. 

“ZERO MIRACOLI” somiglia un po’ all’album della consapevolezza: cosa hai imparato dalla sua composizione?

In effetti è proprio così e mi fa piacere che il messaggio sia arrivato. Diciamo che ho imparato che bisogna lottare e prendersi le proprie rivincite, ma con la testa. E che bisogna saper equilibrare bene testa e cuore, perché sono due entità che devono necessariamente coesistere senza ostacolarsi. 

a cura di
Ilaria Rapa

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