recensioni musica

“Ananke” la filosofia degli Hertzen in musica

E’ uscito il 14 luglio “Ananke“, il nuovo album del duo italo-brasiliano gli Hertzen. Undici brani che si muovono in un sound elettronico con influenze rock e urban. Un buon mix che rende ogni canzone ipnotica.

“Ananke” non è un disco da tutti i giorni

Musica sofisticata, apprezzabile da chi ama le sperimentazioni e i suoni elettronici. Ogni brano ha un proprio carattere, ma tutti sono legati da un filo conduttore filosofico e musicale. L’elettronica non manca mai, ma cambia veste in ogni canzone. Tutto il disco è avvolto da un sound a tratti cupo, insomma, non è il classico lavoro che esce in estate.

Era da un po’ che non ci trovavamo di fronte a un lavoro di questo tipo. Gli Hertzen non si lasciano andare ad argomenti frivoli, tutt’altro. Parlano di destino, di morte e della presa di coscienza di quanto sia tutto fragile.

“Un nome che esprime al meglio lo stato con cui abbiamo lavorato alla realizzazione dell’album, ovvero con quella forza inarrestabile a cui, nel bene e nel male, è difficile opporvi resistenza. Ananke è ciò che è necessario, come quello che per noi è la musica. Tutto riconduce alla severa inesorabilità dell’ananke, a cui possiamo solo arrenderci.

É un vicendevole prendersi cura, volto però a tranquillizzarci, a nascondere l’angoscia. Viviamo aggrappati a quell’istante emerso dagli abissi che ciascuno di noi è. Cerchiamo il significato della vita, ma siamo incapaci di goderla (come invece fa una falena)”.

Ci colpisce molto il tema scelto, ma allo stesso tempo è forse proprio questo a rendere il disco difficile da ascoltare tutti i giorni. Come detto all’inizio dell’articolo, questo è un album per pochi eletti.

TRACK BY TRACK

Save Me: La canzone parla della delusione di un rapporto. Della paura di ricominciare e della scelta di rimanere da soli, ma liberi.

Nasce come un lavoro technopop, ma che poi si è evoluto in un lavoro da una struttura più complessa, basata su un dialogo tra due drum set acustici, basso, suoni mellotron e un suono di sintetizzatore energico e sequenziato.

Ride: Invita a non smettere mai di lottare per i propri diritti e ad essere più consapevoli delle proprie decisioni e scelte. Una versione moderna e swingy del post-punk anni 80 caratterizzato da un mix di chitarre distorte, di dance beats ed effetti.

No Time: Non c’è tempo per rimanere indifferenti. Bisogna reagire. Chitarre distorte, strings ed electro beats (che richiamano il funk delle favelas di Rio) riflettono quel forte senso del dramma e d´urgenza che spinge ad agire e a far sentire la propria voce.

Fools for Love: Come in ‘Save Me’, si parla di una relazione difficile, vissuta tra aspettative e realtà. Parla del coraggio di ritrovare la propria indipendenza e la voglia di andare avanti. Uno stile technopop melodico anni 80 dancefloor con un riff di chitarra psichedelica.

Daring Girl: Per esprimere se stessi, serve coraggio. E per fare ciò devi abbattere gli stereotipi e difendere l’amore in ogni sua forma. Un mood porn disco anni 70 assieme ad un mix di batterie acustiche ed elettroniche.

Free: Parla della forza della natura, simbolo di libertà minacciato continuamente dall´uomo. Una natura che sa proteggerci, ma che sa anche ribellarsi.

Younder and Yore: Parla dell’agonia e della consapevolezza del passare del tempo. I ricordi del passato, l’incapacità di aver controllo sulle nostre vite. Batterie elettroniche, basso, piano elettrico, chitarra si rifanno allo stile Motown e al Philadelphia soul ma con uno stile contemporaneo e deciso.

Heaven: Parla della morte come processo inevitabile, accolto (quasi) con serenità. Un dolore che fa crescere, che fa capire. Che da senso alla vita, nonostante i nostri mille dubbi e le nostre mille personalità. Caratterizzata da un beat electro funk e un po’ jazzy.

Lost: Un pezzo che richiama uno stile del tutto lynchiano, non sempre logico, imprevedibile, confuso, non per niente, ispirato al film ‘Lost Highway’. Un pezzo che potresti ascoltare per caso in radio, di notte, in macchina, tra le luci della città. Cinematico, jazzy, surfrock/garage psychedelia anni 60.

Lullaby: Un invito ad ascoltare una ninna nanna che evoca sentimenti di calma apparente. Un tributo allo stile di Bandalamenti.

Holy Mary: Nasce durante i giorni più difficili della pandemia. Racconta dell´inarrestabile desiderio dell’uomo di cercare risposte, di un bisogno disperato di salvarsi dagli eventi incontrollabili della vita. La paura dell’ignoto trova pace nell’arte. Un mix di post-punk anni 80 e funk-o-metal anni 90

Seguici anche su Instagram!
LEGGI ANCHE – Murdaca: “Come si fa” è il racconto di un flashback
LEGGI ANCHE – I Desideri esce il loro nuovo singolo: “Señorita”

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *